Pur essendo stato presente, il 24 luglio scorso, alla cerimonia di consegna del Premio “Giorgio La Pira” al Cardinale Matteo Maria ZUPPI, non mi dilungherò sugli argomenti trattati in quella sede da chi è stato chiamato a parlare e neanche su quanto detto nella cattedrale di Cassano Ionio dallo stesso Presidente della CEI; di questo, molto probabilmente, scriverò in seguito, “a mente fredda”, come si suole dire. Alle amiche ed agli amici che mi seguono con affetto da tanti anni ormai, desidero raccontare del mio breve incontro col cardinale, avvenuto in modo del tutto fortuito, nella hall dell’hotel “Corallo” di Villapiana lido, dove egli aveva pernottato la notte dopo la cerimonia di Cassano Ionio. Mi stavo recando in quell'albergo per incontrare un carissimo amico che in un paio di occasioni ha avuto nelle sue mani il mio corpo, si tratta del chirurgo che mi ha riportato serenità e salute con due interventi “di taglio e cucito” magistralmente eseguiti. Stavo salendo le scale esterne, quando un conoscente di Villapiana mi si avvicina e mi chiede se io stessi andando dal cardinale, sorpreso da quella domanda chiesi lumi e così venni a sapere che S.Em. Zuppi aveva trascorso lì la notte a poche centinaia di metri da casa mia. Potete immaginare la prima domanda che feci alla signora del ricevimento entrando: “Il cardinale è ancora qui?” e lei con il dolce sorriso che la contraddistingue mi rispose con un fil di voce: “Eccolo e laggiù!”. Mi voltai nella direzione indicata ed il cardinale era seduto in poltrona, in attesa, pensai, di chi avrebbe dovuto condurlo alla partenza. Non posi indugi, feci i pochi passi verso di lui, lo salutai, forse un po’ impacciato, mi presentai e mi regalò un sorriso aperto, cordiale, sincero che difficilmente dimenticherò. Mi mise a mio agio con poche parole prive di fronzoli, mi parve come se l’avessi conosciuto da una vita, seguirono pochi minuti nei quali ci scambiammo considerazioni semplici, quasi da vecchi amici, ebbi l’ardire, tra le altre cose, di chiedergli cosa avrebbe voluto cambiare nella Chiesa per renderla maggiormente aperta al mondo di oggi (non riesco a immaginare la faccia che potevo avere in quel momento mentre pronunciavo questa frase e l’impressione che potetti dargli) ma lui mi rispose tranquillamente: “Niente più di quel che sta facendo Papa Francesco”.
Parlammo anche d’altro e rimase sempre attento dando risposte pacate e per niente annoiate, mentre il sorriso non lo abbandonava. Sarà difficile che io possa incontrarlo ancora, certo il suo volto sereno non lo dimenticherò facilmente. Gli chiesi una foto e me la concesse senza complimenti; un ricordo che stamperò e terrò sul mio comodino accanto al Vangelo che mia madre per tutta li vita tenne sul suo.
Dieci minuti da incorniciare nel mio album personale dei ricordi più belli. Lo ringraziai per la sua venuta nella Sibaritide a nome di tutti i fedeli “periferici” della nostra diocesi che non avevano partecipato all’evento e che avevano tanto bisogno (gli dissi proprio così, non so come mi vennero quelle parole) di dialoghi e di meno monologhi. Alla fine, al momento del commiato, stringendogli la mano, mi uscì di getto quasi un sussurro: “Lei probabilmente sarà il futuro Papa, quando Dio vorrà”. Con un ulteriore sorriso mi strinse più forte la mano fra le sue. Dopo, mi venne il dubbio di essere stato inopportuno, ma ormai era cosa fatta, forse non se ne ricorderà neanche più. Grazie Eminenza. Grazie don MATTEO, pregherò per te.
Antonio Michele Cavallaro