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Vangelo di Domenica 8 Dicembre 2019

annunciazione cassano mini.jpg(Foto, Annunciazione di Pietro Negroni custodito nel Museo diocesano di Cassano) Il Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca, 1, 26-38 - 26 Ora al sesto mese fu inviato l’angelo Gabriele da parte di Dio in una città della Galilea di nome Nazaret 27 presso a una vergine promessa sposa a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide, e il nome della vergine: Maria. 28 Ed entrato davanti a lei, disse: “Gioisci, graziata, il Signore con te!” 29 Ora ella a questa parola fu tutta turbata e valutava donde mai fosse un saluto simile. 30 E disse l’angelo a lei: “Non temere, Maria, trovasti infatti grazia presso Dio. Ed ecco: 31 concepirai in ventre, genererai un figlio. E chiamerai il suo nome Gesù. 32 Questi sarà grande e Figlio dell’Altissimo sarà chiamato, e il Signore Dio darà a lui 33 il trono di Davide suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli, e del suo regno non ci sarà fine. 34 Ora Maria disse all’angelo: “Come sarà questo poiché uomo non conosco?” 35 E rispondendo l’angelo le disse: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, e potenza dell’Altissimo adombrerà te, e perciò colui che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio. 36 Ed ecco: Elisabetta tua parente anch’essa concepì un figlio nella sua vecchiaia, e questo è il sesto mese per lei che è chiamata sterile; 37 perché non sarà impossibile presso Dio nessuna parola.” 38Ora disse Maria: “Ecco la schiava dei Signore: avvenga a me secondo la tua parola!” E s’allontanò da lei l’angelo.

Lectio di don Alessio De Stefano

Rallegrati, piena di grazia… L’angelo che esce dal tempio di Gerusalemme e si dirige in un piccolo villaggio delle campagne galilee. Lo stesso an­gelo Gabriele che era «sul lato destro dell’altare del profumo» a parlare con un sacerdote... abbandona la Santa Città e si sposta nella regione più profana della Palestina, in una terra di circoncisi e di incirconcisi, di peccatori e di prostitute, di malati e di indemoniati, di gente allo sbando, come pecore senza pa­store. Ma come mai si reca nella «Galilea delle genti»? Oltre a recarsi in un paese impuro, l’angelo cerca una donna e va a trovarla, addirittura, a casa sua. Anche questo dettaglio fa molto riflettere. Mentre nel tem­pio era il sacerdote che cercava la presenza di Dio, recandosi nel cuore del Santo, qui accade il contrario: è il Santo che si reca nel cuore della casa di una donna. C’è un superamento del luogo sacro: Dio non è chiuso in un recinto religioso, ma parla e si muove nel mondo, nell’ordinaria realtà umana. C’è una trasgressione sulla deontologia del sacro: il contatto con Dio, sinora regolato da rigide leggi di purità legate a maschi sacerdoti, avviene con una donna. Non con un consacrato l’angelo parla e discute, ma con una laica, una ragazza formalmente sposata e in attesa di celebrare il rito delle nozze. Sorprendente e straordinario è, dunque, il percorso dell’angelo: dal tempio alla casa, dal sacro al profano, da un sacerdozio tutto maschile a una donna e una sposa, dalla città di Dio alle borgate di un anonimo villaggio di quella regione contaminata che era la «Galilea delle genti». La voce dell’angelo è una nuvola di annuncio: «Gioisci!». Voce in cui risorge il saluto messianico dei profeti, di Gioele, di Sofo­nia, di Zaccaria, per la vergine Figlia di Sion (cf Gl 2,21; Sof 3,14-15; Zc 9,9). Maria viene ad essere simbolo della Torre di Davide. La città di Gerusalemme trova segno nel corpo della vergine di Nazaret. La storia particolare diventa grande metafora teologica e annuncia quella risposta che il popolo aspettava fuori dal tempio; la venuta di un Figlio, porta di consolazione per il popolo del Signore. La sua grazia pas­serà dal corpo di una vergine di Galilea e non dall’edificio perfetto della casa di Dio. In Maria la culla della grazia, del dono, del figlio, della speranza, del futuro del popolo santo. Lei sarà la tromba che annuncia il nuovo giubileo: l’anno di grazia del Signore (cf Lc 4,18-19)! Il Signore è con te - Nella promessa della compagnia c’è una sorta di patto di fedeltà tra Dio e il suo partner, quando Dio dice a qualcuno: «Io sono con te», gli sta consegnando un futuro bellissimo ed arduo. Che egli si impegni ad essere con la persona designata, non significa che agirà al posto suo. Non significa che le sarà accanto come una balia pronta a prendere su di sé il carico dell’impegno di un neonato. Al contrario, Dio chiede di essere adulti e capaci di credere nel progetto. «Il Signore è con te» dice l’angelo a Maria, conse­gnando ad una giovane di Nazaret il compito e la gloria dei più grandi partner di Dio (cf Giacobbe, Mosè; Geremia). Segno di una fiducia incondizionata, pari a quella che Dio riponeva in Mosè o in Giacobbe. Grandissimo fu il loro ruolo nel passato e altrettanto grande sarà quello di Maria nel presente e nel futuro. La libertà di Dio e la sua sapienza sono nella direzione della sua grazia. Ieri Dio l’ha rivolta a degli uomini, oggi la protagonista del suo sguardo fiducioso è una donna. Grande sarà ciò che nascerà da lei. Non è facile dire se Maria si ren­desse conto dell’onere di quella grazia che l’angelo le portava in dono, ma la sua reazione è molto chiara e consapevole: è sconvolta da quelle parole e non capisce come mai siano dirette proprio a lei. Avendo una memoria biblica - com’è plausibile - allora non poteva capire come certe parole, for­temente legate ai grandi nomi della fede giudaica, potessero essere riservate a lei. A lei, una donna? Com’era possibile? E, inoltre, perché proprio a lei? Essendo una ragazza, non poteva neppure esibire la fede provata della profetessa An­na (Lc 2,36-38). La reazione dell’angelo non si fa aspettare e interpreta il suo timore senza preamboli: non devi aver paura, quello che intuisci è proprio vero: «Hai trovato grazia presso Dio» (v. 30). Vale a dire che oggi sei tu l’alleata del Dio dell’alleanza. Ieri Mosè, oggi tu. Ieri Abramo e Giacob­be, oggi tu. Il tuo ruolo è più grande di tutti: tuo figlio sarà figlio dell’Altissimo e regnerà sulla casa di Giacobbe. Sarai tu a dargli un nome e non suo padre. Perché non ha padre sulla terra. Lo chiamerai Gesù (il salvatore), ma sarà sempli­cemente il «figlio». Tu lo concepirai nel grembo (syllémpse en gastri) e sarai più grande di Mosè. Tu lo darai alla luce e sarai più grande di Eva. Come avverrà? - Ferma e lucida è la risposta di Maria. Una domanda intelligente e curiosa. Lei non dice: «Impossibile!», né, al contrario, accoglie a cuor leggero la profezia dell’angelo. Si pone come una donna saggia e adulta dinanzi al mes­saggero di Dio. Vuole sapere come tutto ciò potrà accadere. Maria misura la distanza che c’è tra sé e l’angelo. Com’è possibile attraversare quella distanza? Ci fosse almeno un uomo di mezzo! Ma non c’è nessun possibile mediatore. L’impatto di Dio è diretto, non è mediato da alcunché. Cosa sarebbe mai possibile ad una donna, da sola? Come potrebbe farsi toccare direttamente da Dio senza passare per i canali tradizionali e tutti gestiti da uomini? Maria, appunto, non conosce uomo. Non si tratta solo di Giuseppe, suo marito, ma di tutti gli uomini che possono mediare nel rapporto con il Dio di Israele. La sua verginità la rende impotente a qualsiasi cammino di benedizione. Nulla è impossibile - II linguaggio che l’angelo usa ha note del libro dell’Esodo: «L’Altissimo ti avvolgerà come ombra». La nube che albeggiava sull’arca dell’alleanza, nel deserto, ora rivestirà Maria (Es 40,30-35). Ma anche quella che si formò sul monte della trasfigurazione su Pietro, Giacomo e Giovanni, da cui uscì la voce di Dio a dire: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (Lc 9,35). E questa è l’opera dello Spirito Santo. L’angelo costringe il lettore a ripensare a tutta la storia di Israele e a vedere come ogni momento sia stato condotto dallo Spirito di Dio che ha reso l’impossibile reale. Chissà se Maria avrà ricordato tutte quelle cose impossibili che erano diventate vere nel passato, in virtù della fede di Israele. Ma quello che vedeva con certezza era ciò che era accaduto in Elisabetta, ora che l’angelo gliene sta parlando: quella che tutti dicevano sterile è incinta da sei mesi! Sì, è vero, avrà detto Maria a se stessa. Pensando a Elisabetta, lei vede il miracolo e quanto accade in lei diventa la molla della sua stessa fede. Ora non ha più titubanze: «Ecco l’Alleata del Signore. Divenga in me...».

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