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Vangelo di domenica 2 Luglio 2017

parabola.jpgDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 10,37-42.  - Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.  E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

 

COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - C
2 luglio 2017

Continuiamo ad ascoltare, in questa XIII domenica del tempo ordinario, il discorso missionario di Gesù.
Nella sezione del capitolo 10, che ci viene proposta , i primi versetti insistono sulla radicalità dell'amore che Gesù richiede: l'amore per Lui dev'essere più di quello per il padre o la madre, più di quello per il figlio o la figlia! C'è un "più" e un "prima" che è fondante ogni altra relazione e solo se si è capaci di vivere il "più" e il "prima" della relazione con Lui, ogni altra relazione sarà "buona". D'altra parte, già nel decalogo, i primi tre comandamenti, che riguardano il rapporto tra l'uomo e Dio, precedono e fondano gli altri sette, che riguardano il rapporto tra uomo e uomo, ad iniziare da quello figli-genitori.
Solo chi ama veramente Dio, in Gesù, sarà capace di amare e rispettare realmente ogni uomo, i propri genitori, i propri figli.

Il discepolo di Gesù non solo deve amare Dio "prima" e "più" d'ogni altra creatura umana, fossero anche i propri genitori o i propri figli, ma deve amarLo anche "più" e "prima" di se stesso, della sua stessa vita! Anzi, è chiamato non solo a donare qualcosa, ma a donare se stesso e la propria vita, proprio come Gesù, perché solo allora farà esperienza della vita in pienezza, solo allora "troverà" la vita!

Dopo aver invitato gli Apostoli alla radicalità dell'amore per Lui e al dono della propria vita, Gesù afferma: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato».
Il discepolo missionario, l'apostolo, la comunità dei discepoli inviati da Gesù prolunga la presenza di Gesù!
Gesù si riconosce e opera attraverso coloro che Egli sceglie e manda: chi li accoglie, accoglie Gesù stesso!
A coloro che accogliendoli lo accolgono Gesù promette una "ricompensa".
È per questo motivo che il testo evangelico è preceduto dalla prima lettura, tratta dal Secondo Libro dei Re, in cui alla donna di Sunet, che offre ospitalità al profeta Eliseo, viene promessa una "ricompensa": «"Che cosa si può fare per lei?". Giezi disse: "Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio". Eliseo disse: "Chiamala!". La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia".

siamo noi i "discepoli missionari" invitati ad amare Gesù più del padre e della madre, più del figlio e della figlia, a dare la nostra vita, ad essere "segno" della sua presenza nel mondo, a portare a chi accogliendoci, Lo accoglie, la "ricompensa" che è lo stesso Gesù, secondo quell'augurio meraviglioso che era solito rivolgere San Francesco di Paola: «Ti accompagni sempre la grazia di Gesù Cristo benedetto, che è il più grande e il più prezioso di tutti i doni»! Amen.

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