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Vangelo della Seconda Domenica d'Avvento

john_the_baptist.jpgDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,1-8.  - Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.  Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.  Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

 

COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO

II DOMENICA DI AVVENTO – B

10 dicembre 2017

Il profeta Isaia ci ha introdotti nel tempo liturgico dell’avvento attraverso quella splendida preghiera che ci è stata consegnata dalla prima lettura di domenica scorsa.

Una preghiera nella quale il profeta assimila alla “foglia avvizzita”, che si lascia trasportare dal vento, quanti vivono lontani da Dio; una preghiera attraverso la quale gli esuli – e con loro ciascuno di noi – venivano invitati a diventare docili come “argilla”, lasciandosi fiduciosamente plasmare dalle mani paterne e benevole di Dio.

Per il popolo – a cui è stato inviato il profeta Isaia – l’esperienza dell’esilio era servita a prendere consapevolezza che ogni volta che ci si allontana da Dio si fa esperienza di rovina, la vita si sgretola, perde di senso.

Dio, però, che è “magnanimo” – come ricorda san Pietro nella seconda lettura – “non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi”!

E, di fatto, la voce del profeta è prova che Dio non si dimentica, non abbandona! Isaia, infatti, si adopera per predisporre nuovamente il cuore del popolo verso il Signore, invitando a preparargli la via, a spianargli la strada.

Come Isaia anche Giovanni è stato inviato per preparare la via del Signore, a raddrizzarne i sentieri.

In questa seconda domenica d’avvento, perciò, lasciamoci prendere per mano dal Precursore, perché ci aiuti a disporre la nostra vita alla continua visita di Dio.

Se vogliamo realmente accogliere tale visita, se vogliamo che la sua gloria si riveli a noi, dobbiamo individuare quali sono – nella nostra vita – “le valli da innalzare, i monti e i colli da abbassare, i luoghi accidentati da trasformare in piani e quelli scoscesi in vallata”.

Dobbiamo chiederci seriamente, cioè, quali sono gli ostacoli che poniamo nel nostro rapporto con Dio, che cosa ci impedisce di lasciarci visitare continuamente da Dio, dalla sua grazia salvifica! Cosa ci ostacola? Cos’è che non va nella nostra vita?

Oggi come allora, il Signore non ci abbandona in balia di noi stessi, ma sempre nuovamente ci invia “profeti” che ci aiutino a preparargli la strada, a disporci alla sua visita! Quali figure “profetiche” siamo capaci di riconoscere in questa nostra storia?

Ancor più radicalmente dovremmo domandarci quali “profeti” ascoltiamo e quali, poi, seguiamo.

A questo proposito la pagina del Vangelo, come anche la prima lettura, ci fornisce un “criterio di discernimento” essenziale per distinguere i profeti “autentici” da quelli “contraffatti”, dai “simulatori”.

Ogni profeta “autentico” è un “dito puntato verso Dio” e non verso se stesso!

Il profeta autentico non è “autoreferenziale”, non soffre la “sindrome della prima donna”, non è affetto da “protagonismo esasperato” … e quando parla utilizza con grande parsimonia il pronome personale di prima persona singolare!

Giovanni sa bene di non essere il Messia, sa bene – e lo dice apertamente! – che dopo di lui verrà “Colui che è più forte” e verso il quale si riconosce indegno addirittura di slegare i lacci dei sandali!

Il profeta autentico – come ricorda Isaia nella prima lettura – è una “voce che grida”: “Ecco il vostro Dio! Lui, Lui solo è il pastore che fa pascolare il gregge, che con il suo braccio lo raduna, che porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”!

Ed è di profeti come questi che la Chiesa e il mondo hanno bisogno … che noi tutti abbiamo bisogno!

Facciamo nostro l’invito di Isaia e di Giovanni a disporre la nostra vita alla continua visita di Dio, a Lui che solo è capace di consolare, di dare gioia e pace, e preghiamo perché non manchino mai alla Chiesa e al mondo profeti credenti, coerenti e credibili!

Maranathà, vieni, Signore: mostraci la tua misericordia e donaci la tua salvezza! Amen.

 

NELL'ALLEGATO IL FOGLIO INFORMATVO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA DI SAN GIUSEPPE IN SIBARI

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