Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 9,2-10. In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!».
Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.
RIFLESSIONE SUL VANGELO DI DON MICHELE MUNNO
25 febbraio 2018
II Domenica di Quaresima – B
(Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10)
Dopo il deserto, luogo in cui prendere coscienza della verità di noi stessi, delle nostre miserie, il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima ci conduce in un altro “luogo”: un monte alto.
Siamo invitati, infatti – come Pietro, Giacomo e Giovanni – a lasciarci prendere con sé da Gesù e lasciarci condurre da Lui, in disparte, sul monte.
Il monte, nella tradizione biblica, è per eccellenza il “luogo” della manifestazione, della rivelazione di Dio, il luogo della “teofania”.
Perché possiamo conoscere più profondamente il Signore Gesù – nella prima domenica di Quaresima abbiamo chiesto di “crescere nella conoscenza del mistero di Cristo” – dobbiamo lasciarci prendere e condurre da Lui sul monte.
Mi piace pensare, però, che il monte diventa il “luogo” della “teofania”, della rivelazione di Dio, nella misura in cui noi ci rendiamo disponibili ad affrontare la fatica della salita, la fatica del cammino, “lasciandoci prendere con sé da Gesù” e “lasciandoci condurre da Lui”.
In qualche modo, cioè, è proprio la strada in salita, fatta in compagnia di Gesù, lasciando che sia Lui a tracciare il cammino – Lui e non noi! – a disporre il nostro cuore e il nostro sguardo alla trasfigurazione.
La fatica della salita – affrontata in compagnia di Gesù e alla sua sequela – infatti, allena cuore e sguardo a vedere cose che prima non si era capaci di vedere e a scoprire logiche rivoluzionarie, logiche di trasfigurazione!
Le due figure che apparvero ai discepoli e che conversavano con Gesù – Mosè ed Elia – così come pure Abramo, che ci viene presentato nella prima lettura, sono stati uomini segnati dalla fatica della salita, uomini a volte tentati a dallo scoraggiamento!
Ma sono stati uomini che, in definitiva, si sono lasciati condurre a superare i propri egoismi, i propri insuccessi, le proprie paure e hanno continuamente rimesso la propria esistenza nelle mani di Dio, lasciandosi trasfigurare da Lui!
In questa seconda tappa domenicale del nostro cammino quaresimale, guardando alla Trasfigurazione del Signore, siamo invitati a scoprire l’itinerario per lasciare che il Signore trasfiguri la nostra vita e, attraverso di noi, trasfiguri le altre persone, le relazioni, le situazioni, le diverse realtà in cui siamo coinvolti.
Come Abramo, siamo anche noi destinatari della promessa: “perché tu hai fatto questo ... io ti colmerò di benedizioni e renderò ... la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare”.
Infatti, nella misura in cui scopriamo la logica del dono di Dio – “Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, e che ci dona ogni cosa insieme a lui” – e la facciamo nostra, diventando a nostra volta dono, la nostra vita si trasfigura e il Signore, attraverso di noi, trasfigura le realtà in cui viviamo!
Ma ciò sarà possibile solo se lasceremo che il Signore nutra la nostra fede con la Sua Parola e purifichi i nostri occhi dall’egoismo, dall’interesse personale, dal tornaconto – pensiamo alla tentazione vaneggiante di Pietro: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”! Tentazione da cui sempre dobbiamo guardarci! – facendo nostra la logica del dono: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”.
Signore, aiutaci a lasciarci prendere con Te! Aiutaci a lasciarci condurre da Te ... rendici dono e benedizione ... trasfigurazione! Amen.
(NELL'ALLEGATO IL FOGLIO INFORMATIVO SETTIMANALE DELLA PARROCCHIA DI SAN GIUSEPPE IN SIBARI)