Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 2,13-25.
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.
COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO
Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica
4 marzo 2018
III Domenica di Quaresima – B
(Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25)
Nella pagina del Vangelo, che ascoltiamo in questa terza domenica di Quaresima, c’è una parola che ci rimanda a quell’invito forte ad uscire dall’ipocrisia, che ha dato avvio al nostro cammino quaresimale Mercoledì delle Ceneri. È la parola dentro”, che potremmo tradurre, aiutati dalla preghiera iniziale di colletta, con “cuore”. Gesù, ascoltiamo nel Vangelo secondo Giovanni, “conosce quello che c’è nell’uomo”.
Mentre meditavo su questa affermazione, mi tornavano alla mente le parole forti che san Giovanni Paolo II pronunciò sul sagrato della Basilica Vaticana il 22 ottobre 1978, invitando tutti ad aprire, anzi a spalancare le porte a Cristo: “Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”. Sono parole cariche di speranza, parole che ci aiutano a comprendere anche il senso delle letture di questa domenica.
L’episodio della “scacciata dei mercanti dal tempio” mi ha sempre particolarmente affascinato. Non solo e non tanto per la tendenza che l’uomo ha di trasformare il tempio fatto di pietre in un mercato. Pensiamo ad esempio alle parole dure di Papa Francesco sul “commercio” dei sacramenti, sui tariffari ... pensiamo al “mercato” che, a volte, esiste attorno a certe nostre chiese o accanto e all’interno di alcuni santuari!
La liturgia di oggi vuole aiutarci a prendere consapevolezza che ciascuno di noi è il “tempio”, “la casa del Padre” da cui Gesù continua a scacciare i mercanti! Quei mercanti che sono entrati indisturbati “dentro” di noi, nel nostro “cuore”, e che ci rendono incerti, dubbiosi, infelici, disperati! Sarebbe particolarmente interessante se ciascuno di noi provasse a “dare nome” a questi mercanti. Potremmo provare a farlo partendo dalla prima lettura, tratta dal Libro dell’Esodo. I nostri mercanti, i nostri peccati, snaturano il tempio che noi siamo chiamati ad essere – la dimora dell’unico Dio che ci libera e salva – e lo rendono “mercato del non senso”, luogo di infelicità!
La Quaresima è una vera opportunità per la “formazione del cuore”. È per questo che la preghiera di colletta di fa chiedere al Signore di “piegare i nostri cuori ai suoi comandamenti”.
I comandamenti, che ci vengono proposti dalla prima lettura, infatti, sono un po’ come la “frusta di cordicelle”, fatta da Gesù nel Vangelo, per liberare il tempio che noi siamo, il nostro cuore, dai “mercanti” di infelicità, che abusivamente lo abitano. Riscopriamo la forza liberante della legge del Signore: “I tuoi precetti, Signore, fanno gioire il cuore, illuminano gli occhi. Sono più preziosi dell’oro e più dolci del miele e di un favo stillante”!
Signore, piega il nostro cuore ai tuoi comandamenti ... e saremo liberi, saremo il tuo tempio santo! Amen.
Nell'allegato il Foglio Informativo Settimanale della Parrocchia di San Giuseppe in Sibari