Il primo giugno scorso il quotidiano on-line “CORRIERE DELLA CALABRIA” pubblicava un articolo dal titolo L’ARCIVESCOVO BERTOLONE: «CATANZARO, SVEGLIATI E ALZATI», nel quale l’articolista metteva in evidenza il “vibrato intervento” del presule di Catanzaro- Squillace in occasione della processione del Corpus Domini; ieri, 3 giugno, sul “QUOTIDIANO DELLA CALABRIA” appariva una nota del prof. Franco Cimino dal titolo «IL VESCOVO MAESTRO DI VERITÀ E DI POLITICA. E QUELLE PAROLE DAL SAGRATO DELLA BASILICA», nel quale l’ex-vescovo di Cassano viene definito “Bertolone é una personalità politica nel senso sturziano del termine oltre che nella parola con la P maiuscola”.
Mentre l’articolo del Corriere è cronaca, quello del Quotidiano è un'autentica dichiarazione di approvazione e di stima per le parole di un uomo-vescovo che non è nuovo ad esternazioni forti, tese a spronare coloro che amministrano la cosa pubblica. Conoscendo mons. Bertolone, non mi sono meravigliato delle sue parole “vibratamente pronunciate”, mi preoccupa, semmai, l’inerzia della politica locale, e non, che le ha provocate. Il prof. Cimino, ex segretario della sezione DC di Catanzaro alla fine degli anni ’90, pur non facendo più da anni politica attiva, ma restando sempre osservatore attento, ha tutte le prerogative per poter giudicare l'operato dei politici di questi ultimi anni (di qualsiasi ispirazione ideologica) e che dovrebbero fare un “sentito e contrito” esame di coscienza e (lo vogliamo dire?) vergognarsi per aver portato Catanzaro, provincia e aggiungo regione tutta, allo stato miserando che il discorso del vescovo mette in evidenza, ma che noi tutti conosciamo e viviamo.
Ben vengano quindi discorsi forti e decisi dalla Chiesa che, come già nel lontano 1961 Papa Giovanni XXXIII scriveva nella sua enciclica MATER ET MAGISTRA, deve essere , «madre e maestra di tutte le genti», con un duplice compito: in primis «santificare le anime», ma anche - e non di secondaria importanza - «preoccuparsi delle esigenze terrene dei popoli» “mostrando, con la sua dottrina sociale, quali siano gli ordinamenti più conformi alla dignità della persona umana e al suo destino eterno”.
Recentemente, nel 2013 in occasione del cinquantenario della morte del Beato Giovanni XXIII, Papa Francesco ha “rispolverato” l’enciclica del “Papa Buono” spronando il mondo cattolico a rileggerla con l’attenzione che merita. Mons Bertolone ha sicuramente accolto l’invito ed ha “tradotto”, in termini chiari per la realtà calabrese che ha bisogno di essere ogni tanto “sferzata”, il messaggio della “Mater et Magistra”. Credo che sia opportuno ricordare la conclusione di quella enciclica del 1961 che dopo 57 anni è ancora viva e attuale: «la nostra epoca è percorsa e penetrata da errori radicali, è straziata e sconvolta da disordini profondi; però è pure un’epoca nella quale si aprono allo slancio della Chiesa possibilità immense di bene».
A mio modestissimo parere, mons. Bertolone ha perfettamente interiorizzato il messaggio e lo ha esternato a Catanzaro nei modi e nei termini che gli sono da sempre congeniali.
Mi auguro che gli amministratori, il clero, la gente comune di Catanzaro e della Calabria tutta facciano proprie le esortazioni del presule perchè quelle che potrebbero essere considerate mere speranze diventino realtà vive e "vibranti" come le parole dell'arcivescovo.
Antonio Michele Cavallaro
Di seguito offriamo ai nostri fedeli lettori i due articoli citati nel testo:
ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA CALABRIA
CATANZARO Un messaggio di amore e di speranza per la città ma anche il monito, rivolto anche alla politica, a fare di più e meglio. L’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone (nella foto tratta dal sito dell’arcidiocesi), presidente della Conferenza Episcopale calabra, ha caratterizzato la solennità del “Corpus Domini” con un vibrato intervento che ha concluso l’atteso appuntamento annuale. Appuntamento cadenzato da vari momenti: la solenne concelebrazione eucaristica bella Basilica dell’Immacolata e poi processione per le strade del centro storico del capoluogo, affollate di fedeli, che hanno assistito al passaggio del corteo composto da congreghe, associazioni, gruppi, movimenti, e da autorità istituzionali, a partire dal sindaco, Sergio Abramo, e a concludere la benedizione finale.
IL MESSAGGIO DI BERTOLONE «Ti abbiamo portato in processione, Signore Gesù – ha detto monsignor Bertolone – per farti vedere più da vicino le zone in cui viviamo la nostra vita, talvolta disagiata, preoccupata, affamata, vilipesa. Tu conosci ogni cosa, le nostre difficoltà, i nostri dubbi e i nostri problemi. Guarda, o Gesù eucaristia, con benevolenza a questi tuoi figli e figlie, a queste tue case, a questa tua città. Guarda con benevolenza ai piccoli e agli anziani, ai giovani e agli adulti. Salvaci con la tua potenza risanatrice». Il presule ha poi aggiunto: «Signore, guarda che la nostra barca è quasi sommersa dalle onde: problemi sociali, politici, economici, culturali, religiosi, fenomeni tipici di un cambiamento d’epoca. Nella sola città di Catanzaro, il patrimonio culturale e paesaggistico è poco valorizzato; anche la densità di verde presenta valori molto modesti, l’acqua potabile ha una dispersione pari al 52% dell’acqua immessa; anche il limite della qualità dell’aria urbana è stato superato per 38 giorni. Qualcuno – ha rilevato monsignor Bertolone – ha scritto impietosamente: “Catanzaro è il capoluogo della regione più povera d’Italia. Catanzaro è un agglomerato urbano dove non esiste alcun tipo di coesione sociale…. Catanzaro è un esercito di impiegati e dirigenti… Catanzaro giorno dopo giorno più vecchia”. Anche la barca della Chiesa a volte sembra vacillare; a volte sembra essere fatta di gente di poca fede».
«ALZATI, MIA CITTÀ DI CATANZARO» Ma l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace ha anche, accoratamente, spronato i fedeli a ripartire sempre «con un granellino di fede in più», poiché «anche le tempeste si possono domare». «Le cose vanno male. Svegliati e alzati, o mia città di Catanzaro. Signore, aiutaci a invertire la rotta: calma le acque ma prima rimprovera noi, che ci lamentiamo senza portare il nostro contributo, che spesso ci aspettiamo solamente interventi dall’alto, quasi non credendo – ha concluso monsignor Bertolone – alla tua potenzia eucaristica».
L’ARTICOLO DEL “QUOTIDIANO”
IL VESCOVO MAESTRO DI VERITÀ E DI POLITICA. E QUELLE PAROLE DAL SAGRATO DELLA BASILICA
Il vescovo che da sette anni teniamo nel cuore è tornato! Il prete che la città attende da molti anni è arrivato! Finalmente. Quel vescovo e quel prete sono nella stessa persona. Si chiama Vincenzo Bertolone, di San Biagio Platani, provincia di Agrigento, Sicilia. Vive a Catanzaro dal 25 marzo 2011. Ce l’ha mandato lo stesso Papa che l’ha fatto vescovo e poi arcivescovo, Benedetto XVI. È tornato, quel vescovo, non perché non ci fosse stato, ma perché le cose che ha sempre detto le ha espresse con più forza. E con parole nuove. Le stesse identiche che ha scritto nella lettera di presentazione alla città, letta da mons. Ciliberti, suo predecessore, il giorno dell’annuncio della sua nomina ad Arcivescovo della diocesi più importante della Calabria. E chi non se la ricorda! È tanto bella che mi viene da chiedergli di ripubblicarla. In essa, come nel suo primo discorso in cattedrale ai fedeli, c’è tutta la grandezza di questo siciliano di piccolo aspetto e di intelligenza accesa. Più accesa del normale perché illuminata dalla fede. C’è il prete di strada, quello che va a cercare i poveri e i bisognosi là dove essi sono, perché in sagrestia ci vengono solo i più intrepidi, diciamo, i meno timidi. Il prete che guarda i mafiosi negli occhi senza temerli e ai loro figli dice parole che educano al bene. E c’è il vescovo, forte autorevole, che sa gestire gli uomini che ha a disposizione. Li motiva, li colloca in una organizzazione che vorrebbe forte e avanzata. In quel magistero c’è però anche una figura che pochi hanno saputo vedere, quella del politico. Bertolone é una personalità politica nel senso sturziano del termine oltre che nella parola con la P maiuscola. Una politica intesa come servizio gratuito e disinteressato alla gente. Disinteressata, come sosteneva Giorgio La Pira, anche al consenso. Il buon politico cerca il bene, lo crea e lo pratica. Non cerca i voti. I voti verranno spontanei se la gente, abituata a questa politica ed educata a cercare il bene, da essa farà guidare la propria scelta elettorale. Ebbene, questo vescovo forte e questo prete del Vangelo in strada e per la gente, questa alta figura di maestro della Politica, si è mostrato in tutta la sua completezza nella sera del trentuno maggio, sul sagrato della Basilica dell’Immacolata, a conclusione della processione del Corpus Domini. “ Ti abbiamo portato in processione, Signore Gesù, per farti vedere da vicino le zone in cui viviamo la nostra vita, talvolta disagiata, preoccupata, affamata, vilipesa.” E da lì la più dura denuncia dei mali che affliggono Catanzaro, la Città bella e da lui tanto amata. Degrado urbano, disordine fisico in danno della natura e della bellezza, dove pure l’aria sarebbe pesante se non ci fosse il vento a muoverla e a ripulirla. Povertà sempre più estesa ed emarginazioni che allargano sempre più l’area della dimenticanza e dello scarto delle persone. Abbandono dei più bisognosi, in particolare dei senza casa. E dei senza lavoro, per non averlo mai trovato ( i giovani che invecchiano senza farsi una famiglia) o per averlo perduto( gli adulti già in età avanzata) che si disperano per la famiglia a cui viene a mancare improvvisamente tutto. E, ancora, l’acqua, il bene comune per eccellenza (non a caso la cita con insistenza) che, attraverso irresponsabilità personali e rete idrica fatiscente, si perde nel nulla al cinquantadue per cento del suo gettito giornaliero. Inoltre, c’è il male dei mali: la deresponsabilizzazione della politica e l’indifferenza cui è costretto, per stanchezza o rassegnazione, il popolo di Catanzaro, il capoluogo povero della regione più povera d’Italia. Bertolone è un fiume in piena e non si ferma. Ha davanti a sé il sindaco e, purtroppo, pochi assessori e pochissimi consiglieri comunali (una non piccola miseria della politica cittadina) e va giù duro. Parole forti, certamente già più volte pronunciate in passato, ma non con la forza, a volte rabbiosa, con cui le ha dette oggi. Voce alta, sguardo severo e quei fogli agitati nelle mani senza che fosse il vento, pur insistente, a muoverli. Padre Vincenzo continua. Ha davanti, in un monocromo bianco, un mantello composto da un centinaio di sacerdoti. A loro una denuncia ancora più vibrante per un Chiesa locale che spesso non compie il lavoro duro che ad essa è richiesto, un monito più forte a fare molto di più. E l’ordine per ciascun suo ministro a donare tutto se stesso per affermare i principi del Vangelo e l’esempio di Gesù. Sembra di sentire Francesco, il vescovo di Roma. Che non risparmia neppure se stesso quando si mette in cima non solo alle responsabilità e al non fatto sufficientemente, ma nella dichiarata volontà di correggersi e camminare più decisamente verso il bene degli uomini. Parole, queste, che si fanno preghiera. La Città può cambiare. Dopo questo Bertolone gigante, nessuno si tiri indietro e non accampi alibi per la “ rivoluzione” delle coscienze che venisse nuovamente a mancare. Da oggi ogni catanzarese risponderà, ai propri fratelli e figli, non per quello di cui si lamenterà. Ma per quanto, con onestà inflessibile, farà per la sua Città, l’altra famiglia da difendere. Con le mani nude, il sangue nelle vene. La testa. E col cuore.
Franco Cimino