(foto: un momento concitato dell'incontro in Cattedrale)
Quella che doveva essere una veglia di preghiera come preannunciato: “In compagnia di Maria, l’Addolorata, fedeli al Vangelo, verso la Pasqua” in comunione con Cristo e con la sua Chiesa”, ieri sera nella Cattedrale-Basilica Minore di Cassano è diventata ad un certo punto, dopo i momenti di preghiera, un qualcosa di inqualificabile al limite, il Signore mi perdoni, della sceneggiata, con il colmo che alla fine erano in pochi ad applaudire, in tanti erano andati via (non gioiosi dello spettacolo ma amareggiati) da quel Luogo Sacro, al quale il popolo cassanese è unito da un antico legame inondato di Fede sana, profonda piena di Speranza, visto che davanti all’immagine dell’Addolorata in tantissimi mamme e papà sono stati, nei secoli, in ginocchio, trovandone consolazione, per impetrare il Suo aiuto in momenti di gravissime calamità: guerre, carestie, persecuzioni, pestilenze … e Cassano ne ha subito tante vicissitudini durante la millenaria storia della sua Chiesa.
Qui non è in gioco solo l’orario di una Processione, qui non si è saputo (spero non volutamente) tener conto del significato profondo che le modalità di questa manifestazione religiosa hanno avuto ed hanno ancora per TUTTI i cassanesi, sia quelli che praticano regolarmente i Sacramenti e sia quelli che non mettono mai piede in chiesa. Per questi ultimi, forse, sarebbe stata una buona occasione per avvicinarli in qualche modo e farli entrare nel grembo accogliente della Madre Chiesa, Maestra di Fede e di Vita.
Purtroppo si sono scelte delle strade diverse: dapprima l’imposizione dall’alto, (intendiamoci so benissimo che l’ Episcopus può decidere autonomamente, la Chiesa non è un organismo democratico è vero, ma in cosa consiste la sinodalità tanto cara a Papa Francesco? Il Vescovo senza il Popolo? E i fedeli quanto contano? ) con quella lettera firmata dai parroci (che pur conoscendo la sensibilità dei Cassanesi si sono prestati, perché non hanno consigliato mons. Savino?) e poi, dopo la reazione dei fedeli, la comunicazione pubblica alle “masse” travestita da Veglia di Preghiera. Perché non discutere pacatamente prima di divulgare decisioni che si sapeva avrebbero toccato sensibilità secolari?
Non è dato, purtroppo, sapere quanto abbiano gradito la Madonna e nostro Signore.
Ricordo che proprio il prof. Leonardo Alario (che ieri sera è intervenuto in favore dei cambiamenti proposti da mons. Savino, che in parte ritengo giusti) ad un esame di Storia delle Tradizioni Popolari mi chiese: “Cos’è per te la CULTURA?” Più che un esame fu un dialogo, vista la nostra antica amicizia, e convenimmo alla fine che la cultura è la somma di tutto quanto l’uomo ha incamerato durante il suo cammino vitale, quindi anche quelle manifestazioni, semplici o complesse, che fanno parte delle antiche tradizioni o dei complicati studi filosofici o delle modernissime tecnologie scientifiche. Ogni uomo ha la sua cultura legata al suo vissuto, ai suoi studi o a semplici osservazioni della natura; quale sia quella più apprezzabile non è dato sapere; “tutte messe insieme” forse potrebbe essere una risposta, ma nessuna esclude le altre. La cultura popolare, quella che affonda le proprie radici nella tradizione, è quindi valida, per essere capita non c’è bisogno di citazioni auliche o di approfonditi studi di psicologia, basta la volontà e il buon senso.
E il buonsenso ieri sera non era presente nella nostra bella cattedrale.
Nella mia ventennale permanenza in Svizzera ho imparato da quel popolo alcune regolette, una in particolare che mi piace ricordare: “Quando qualcosa non va, non bisogna cercare subito l’eventuale colpevole, è necessario prima risolvere il problema, bene e rapidamente”. Eventualmente più tardi qualcuno potrà recitare il “mea culpa”.
Ancora c’è tempo per “sanare” quelle, chiamiamole, “incomprensioni” che ieri sera sono esplose, e per addivenire ad una soluzione indolore che conservi la tradizione.
Se l’argomento principe è quello di dire che prima bisogna fare l’atto liturgico e poi la processione non è il caso di riflettere sull’originalità della tradizione cassanese che prevede la processione prima della funzione liturgica, quasi una preparazione umana prima della divina liturgia?
Nel mio primo, e unico, articolo sull’argomento ho forse esagerato nel titolo e un pochino paragonando i nostri parroci al povero don Abbondio di manzoniana memoria, molto probabilmente questo ha impedito di leggere con attenzione il resto della mia riflessione, ma, ripeto, si fa sempre in tempo a ricredersi: da parte mia a chieder scusa per l’accostamento ritenuto “infelice” e da parte degli offesi a rileggerla con attenzione e con animo sereno.
Mentre scrivevo questo mio pensiero, in una breve pausa, ho letto la nota di una giovane timorata di Dio, fervente credente, nonché rispettosa dell’autorità ecclesiastica cattolica, che mi ha particolarmente colpito; ho chiesto di inserirla in coda al mio articolo e l’autrice, la signora Maria Grazia La Padula, mi ha autorizzato a farlo; di seguito potete anche voi leggere il suo pensiero che condivido in toto, nella SPERANZA che tutto si appiani e che il popolo di Dio marci unito al seguito di Gesù e Maria.
Antonio Michele Cavallaro
(cliccare quì per leggere il mio primo articolo sull'argomento)
Ieri sera sono tornata a casa dall'incontro/scontro tenutosi in Basilica profondamente sconvolta ...mi é parso di assistere a uno show televisivo, ed é stata questa la prima cosa che mi ha delusa. Gli applausi dovevano essere assolutamente vietati...non era mica la corrida. Di cose sbagliate penso ce ne siano da ambo le parti. Sbaglia il popolo e può "sbagliare" anche la Chiesa. Ma penso che tutti conoscono l'irruenza del "cassanese", così come non si può negare il suo gran cuore. E un buon padre dovrebbe conoscere i suoi figli e aiutarli a capire, a comprendere. Un buon padre non punta il dito contro alcuni di loro ...non li giudica e non li denigra. Quell' incontro si poteva fare privatamente...chiamando a se' coloro che erano caduti in errore e cercando di correggerli, senza telecamere, senza pubblico. E poi, nulla é stato detto sullo svolgersi della processione. Si parla di un "semplice cambio di orario" ma credo si tratti di una tradizione che verrà stravolta nel suo essere identità di una comunità sofferente che si riflette negli occhi e nel cuore di Maria Addolorata.
Da cristiana accetto la decisione perché votata all'obbedienza... ma in tutta sincerità i modi non mi piacciono. Non mi riconosco in questa Chiesa dell'inclusione...che esclude chi non la pensa come i Maestri del sapere.