La recrudescenza di atti criminosi nella sibaritide sembra non scalfire più le coscienze, si continua a vivere in una specie di limbo ovattato come se tutto quello che accade ad altri non si ripercuota poi anche sulla nostra esistenza. "Discorsi vecchi, triti e ritriti", qualcuno potrebbe opinare; ma questo ciclo continuo non ha fine perché un po' tutti, chi più chi meno in fondo, siamo "mafiosi" o forse é meglio dire sopportiamo e talvolta scopiazziamo un comportamento "para-mafioso". Magari ci si scandalizzerà, ma se riflettiamo un attimo sull'agire comune di ognuno, si arriva a comprendere: quante volte per ottenere qualcosa prima degli altri abbiamo approfittato dell'amico o del conoscente importante, quante volte abbiamo fatto ricorso al "compare", allo "zio dello zio" per avere qualcosa che comunque ci spetterebbe, ma che senza la parolina magica: "mi manda Picone" non saremmo riusciti ad avere o comunque molto tardi? Questo modo di agire come lo vogliamo chiamare se non "comportamento mafioso"? Fin quando un qualsiasi pubblico impiego non sarà più un piccolo o grande centro di potere, la Calabria, e forse l'Italia intera, non uscirà dal vortice del malaffare in cui poi sguazza la criminalità organizzata, quella pesante, quella che fa pagare, a volte col sangue, lo "sgarro" o la ribellione di pochissimi.
La nota che pubblichiamo dell'avv. Amerigo Minnicelli della vicina Cor-Sano prende spunto da un ulteriore atto criminoso-vandalico ai danni di uno stimato professionista, allo sconforto segue una disamina triste e comprensibile della miserrima situazione generale in cui versa il comprensorio dell'arco ionico cosentino. (la redazione)
6 Brevi pensieri in libertà di Amerigo Minnicelli
1-Mi associo al raccapriccio per la notizia del brutale ma assai ricorrente rituale delinquenziale di bruciare qualcosa che appartiene ad una vittima designata: in questo caso il Collega Osvaldo Romanelli. A lui dirigo, in segno di solidarietà, la mia assoluta indignazione e quella dei tanti cittadini che conosco e che vivono in questa Città purtroppo sottostimata nelle sue legittime aspirazioni, dai suoi stessi Amministratori.
2-Infatti è incredibile che si sopporti con indifferenza questo (come altri) gravissimi e ricorrenti fatti (anche di sangue) di stampo mafioso, senza adeguate risposte e analisi e senza contare che ciò avviene nel territorio del II° Collegio Senatoriale e nel V° Collegio Camerale della Regione.
3-Non dimenticheremo, inoltre, che un cricca di manigoldi vestiti da politici, in un triste giorno d’agosto, quando solitamente sono in servizio solo i ladri d'appartamento, ha tolto il Tribunale a questo stesso territorio consegnandolo di fatto alla mafia e alla disperazione degli “utenti”, per accorparlo in un altrove ridossato autostradale di cui nessuno sente mai parlare, come piace alla mafia.
4-Tuttora quel Presidio non torna indietro per la resistenza tenace di una specie di ex sodali tipo quelli descritti e individuati dal dr. Palamara nel suo ormai famoso “Codice” anche se non c’è giornale o talk che ne voglia parlare fino in fondo.
5-Qui, comunque, da buoni mafiosi, tutti tacciono e c’è solo “ù virùs” che imperversa sulle rovine della sanità calabrese così come sui muri di cinta del nuovo Ospedale … la cui costruzione, ad Insiti, fu varata nell’anno 2006 come ultimo atto testamentario di un’Azienda Sanitaria maggiore e più vasta di tutte le altre e, a dire di molti, anche la più efficiente della Provincia di Cosenza.
6-Cosa aspetta, ci chiediamo, il Presidente dell’Assemblea dei Comuni della Provincia che è anche il nostro Sindaco a convocarsi d’urgenza con un adeguato ODG?