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Cassano. Madonna della Catena, Ricordi e Omelia

catenaAnche quest'anno una delle feste più attese dei cassanesi è passata "sotto tono", non ce ne siamo quasi accorti. Colpa della pandemia? Certo il maledetto Covid19 ha fatto la sua parte, ma non c'é più nell'aria quel sentore di decenni fa, di gioia e di allegria che precedeva i giorni della festa vera e propria e poi l'esplosione di partecipazione nel momento della processione, con i canti, le preghiere, la musica della banda frammisti agli odori, agli aromi provenienti dalle "baracche" dove si arrostivano salsicce e si offrivano agli avventori mustaccioli, granatine e caramelle filate. Nell'era delle "app" e delle "chat" sul telefonino e dei fantasiosi "aperos" nei bar, quelle semplici gioie tradizionali non sono più "in" e rimane solo qualche anzianotto che nostalgicamente memore delle abitudini giovanili si azzarda ad acquistare un pezzetto di torroncino che  cerca poi di addentare piano piano per non far saltare la costosissima protesi dentaria. Il santuario è sempre lì incastonato in quella stretta valle rimasto così dopo il fondamentale recupero voluto e finanziato interamente da un vescovo della nobile famiglia dei Serra nel XVII sec. di cui nessuno fa cenno o quanto meno si ricorda, eppure se non fosse stato per lui, quel bel santuario sarebbe oggi un cumulo di rovine. Il suo stemma per fortuna è ancora visibile sopra la porta principale della chiesa (almeno c'era fino a qualche anno fa). Già si comincia a dimenticare anche il pluridecennale impegno di mons. Giacinto BRUNO, che si prodigò fino all'esaurimento per migliorare e ripristinare gli addobbi interni e la strada d'accesso. Si, Cassano dimentica facilmente, poi si parla a vanvera addirittura di "Città della Cultura", dimenticando che la cultura è fatta di tradizioni, di racconti antichi, di storie, di parole dialettali che oggi ci vergognamo di pronunciare, di quelle cadenze che ci facevano capire se eri di Doria o di Lauropoli o "du ped alive", o "chiarìenz" o semplicemente "furastier".

Così anche quest'anno la festa del Maggio cassanese è trascorsa mestamente, mi auguro che qualcuno possa per i prossimi anni rinverdire l'antica tradizione "inventando" un richiamo, qualcosa che possa far ritornare il desiderio di gioire insieme alla Mamma del Redentore, pregandola di aiutarci a liberare dalle catene del "modernismo" a tutti i costi, le nostre menti annebbiate dalle news, dai links e dalle fakes più assurde.

Rimaniamo con i piedi per terra e leggiamo insieme il comunicato diffuso dall'Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi che contiene alcuni interessanti brani dell'omelia che mons. Savino ha pronunciato durante la Celebrazione Eucaristica presso il Santuario della Madonna della Catena.

A.M.Cavallaro

ucs logoChi ama nella verità è contento di amare: questo è il comandamento più bello e più liberante del mondo. Il comandamento dell’amore così inteso è la migliore protezione, la migliore custodia da ogni “tentazione”. È facile entusiasmarsi per amore ma sappiamo bene che, per amare l’altro o l’altra e amare gli altri, ci viene in soccorso la “Grazia” che viene dall’alto consentendoci di andare oltre ogni egoismo e donandoci perseveranza e fedeltà. Così nel corso dell’omelia mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano, in occasione della festa della Madonna della Catena, venerata nella città delle terme.

Amare come ama Gesù costituisce la vera differenza cristiana e amare come Lui, senza condizioni e senza pregiudizi, genera “una gioia piena”. Sapere di essere abbracciati da questo amore ci rende, come dice Gesù stesso, amici e non servi. E rimanere in questo amore consente alla nostra esistenza di essere generativa e feconda. Seguire il comandamento di Gesù ad “amarci gli uni gli altri” è il modo migliore per celebrare la festa della Madonna della Catena. Maria è la “Madre dell’amore” perché ha amato la Verità affidandosi liberamente alla volontà di Dio. La Madonna della Catena – ha evidenziato -, ci richiama alle catene soffocanti che ci impediscono di vivere la vita vera. Due catene da riconoscere e impetrare la grazia che vengano sciolte sono l’indifferenza e la cultura dei favori. Già prima della pandemia da Covid-19, era dilagante tra noi l’indifferenza che nasce dalla paura dell’altro percepito come pericolo o come “inferno”. Constatiamo che l’indifferenza raggiunge forme di totale negazione dell’altro a vantaggio di un processo di presunta autoconservazione. Abbiamo bisogno che la Madonna della Catena interceda per noi perché siamo finalmente convinti che nessuno basta a se stesso. Santa Maria della Catena ci aiuti anche a permettere allo Spirito Vivificante di attivare processi di giustizia senza cedere alla mentalità del favore e della raccomandazione. Non vengano mortificati il talento e il merito a favore di appartenenze a lobby di potere perverso.

Cassano All’Ionio, 12 maggio 2021

 

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