Non vi è dubbio che avvenimenti epocali, per gli abitanti di Cassano Ionio, siano avvenuti nel corso degli anni 2014 e 2015. Apice di una serie di accadimenti, non tutti piacevoli però, è stata la visita di Papa Francesco culminata nella straordinaria manifestazione del 21 giugno 2014, nella “spianata di Sibari” con più di 250 mila fedeli giunti dalla Calabria e dalle regioni vicine. Seguita il 21 febbraio dell’anno successivo dalla grande kermesse, a Roma questa volta, nell’Aula Paolo VI, dove circa 8mila persone giunte per lo più dalla diocesi di Cassano e dalla Puglia hanno accolto con tripudio, gioia sincera e autentica commozione le parole di Papa Francesco. Il discorso del pontefice, è stato incentrato ancora una volta sulla condanna della mafia e sull’invito ai malavitosi a pentirsi, solo nell’incipit diede l’annuncio del cambio di guardia alla guida della diocesi di Cassano.
Ho poc’anzi accennato ad alcuni fatti poco piacevoli, anzi direi spiacevolissimi, accaduti in quegli anni, mi riferisco al brutale pluri-omicidio nel quale perse la vita anche il piccolo Cocò di soli 3 anni e al barbaro assassinio del sacerdote don Lazzaro Longobardi. Sul primo di questi episodi venne montato un palcoscenico mediatico costruito principalmente da un articolo e da un servizio televisivo prodotti dal quotidiano LA STAMPA che misero in risalto una “presunta” presenza ‘ndranghetista nel territorio sibarita. Non molti sanno che La Stampa di Torino ha realizzato un progetto editoriale che si chiama “Vatican Insider dedicato all’informazione globale sul Vaticano, l’attività del Papa e della Santa Sede, la presenza internazionale della Chiesa cattolica e i temi religiosi. E’ un organo indipendente multimediale, prodotto in tre lingue, italiano, inglese e spagnolo …… Viene diffuso attraverso il sito VaticanInsider.com, altre piattaforme digitali e i principali social network. Si avvale di uno staff di qualificati vaticanisti, affiancati da alcune delle più prestigiose firme internazionali nel campo dell’informazione vaticana e religiosa”
Risulta comprensibilissimo come un tale progetto possa sopravvivere solo attraverso una continua e stretta “collaborazione” con la stampa e i vertici del vaticano, apparvero, quindi, estremamente esagerati i toni e i termini usati nell’occasione dal quotidiano nazionale a firma Niccolò Zancan, per stigmatizzare il tragico episodio di sangue, citiamo ad esempio:
”Cassano allo Ionio è un posto spaventoso. Perché la paura è un contagio. E se tu entri dentro un ristorante armato di una domanda e il ristoratore corre in cucina imprecando e supplicando, per favore, di non nominare il suo locale e neppure il nome di quel bambino, è ovvio che alla fine ti spagni. Tutti ci spagniamo qui…….”
Chiunque abbia letto quell’articolo in qualsiasi parte del mondo - IN INGLESE ED IN SPAGNOLO OLTRE CHE IN ITALIANO - non ha potuto fare a meno di pensare che Cassano fosse un covo di malavitosi ‘ndranghetisti e che il malaffare pervadesse l’intera comunità. Nessun accenno alle positività del territorio, che sono tantissime, ma, quel che lasciò sbigottite moltissime persone oneste, laboriose e per niente compromesse con delinquenza o similia, non ci fu NESSUNA presa di posizione ferma e decisa nei confronti di quel giornale né da parte della politica locale (fatta eccezione per un blando comunicato del sindaco) e neanche da parte della curia.
In quell’articolo, peraltro, non ci fu nessun riferimento all’assassinio del povero don Lazzaro. Perché? Eppure l’omicidio di un prete particolarmente mite che si prodigava per i bisognosi più di molti altri era anch’esso un fatto “epocale” per Cassano, dove tra i tanti atti violenti accaduti negli anni non si era mai registrato un simile delitto.
Ma analizziamo i due modi diametralmente opposti che vennero utilizzati dalla stampa per i due episodi delittuosi.
Il primo, quello in cui perse la vita anche il piccolo Cocò, doveva apparire come un vero e proprio delitto di ‘ndrangheta, un’azione concretizzata per motivi prettamente malavitosi in un ambiente corrotto in cui l’omertà e la connivenza aperta o nascosta con la malavita era conclamata ed evidente.
Il secondo, quello che coinvolse il povero don Lazzaro passò invece sotto traccia, forse perché non essendo stato un delitto di mafia lo si doveva considerare di interesse inferiore, oppure, poiché fu perpetrato da uno straniero, più volte beneficato dalla sua vittima, poteva influenzare negativamente su tutti gli sforzi e i tanti danari spesi e da spendere per la cosiddetta “integrazione” degli immigrati.
Per poter asserire che una cittadina sia infettata dalla malavita è necessario che si dimostri che anche i servizi e le amministrazioni pubbliche siano sottoposte alle spietate condizioni della ‘ndrina, quindi con appalti pilotati, con nomine a chiamata, con abusivismi palesi e impuniti ecc ecc, ma nulla di tutto ciò era mai avvenuto a Cassano se non in forma lieve, la ‘ndrina quella vera, con i suoi rituali, con le sue sopraffazioni plateali e le sue attività con la collusione dei colletti bianchi era da andare a ricercare e combattere altrove.
Il territorio fu fatto apparire, con l’eclatante pluri-omicidio, come una valle dell’odio, della paura e dell’omertà. La successiva visita del Papa e il suo anatema contro i mafiosi pronunciato a Sibari davanti a 250mila fedeli e riportato in tutto il mondo cattolico, quale concetto pensate abbia contribuito a far nascere fra i fruitori dell’informazione? Ovviamente che SIBARI fosse il regno del male.
Commemoriamo pure la visita di Papa Francesco, ma non perdiamo di vista i risultati ottenuti. A distanza di 7 anni, tra l'altro, possiamo affermare che ci sia stata una qualsivoglia ricaduta spirituale?
Tutti fummo felici di poter vedere e "toccare" il Papa nel nostro paese, ma non si è riflettuto sufficientemente sui motivi che lo hanno spinto a venire a trovarci a casa. Ci sarebbero altre riflessioni da fare, ma lascio che siate voi, cari amici/he che mi seguite, a considerarle. Tripudio al ricordo, ma con moderazione.
Antonio M. Cavallaro
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