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Cassano. Constatazioni di un giornalista

PANORAM (2).JPGL’amico giornalista Martino Zuccaro ha inviato in redazione alcune considerazioni sulla situazione precaria in cui si dibatte la cittadinanza di Cassano, riguardanti i continui e inspiegabili atti vandalici perpetrati da ignoti ai danni di beni pubblici in tutto il territorio comunale. Il tutto compendiato in una domanda semplice che sottintende, però, la drammaticità di poter far ben poco oltre che denunciare:

“Cassano, una comunità veramente sfilacciata?”

Martino così esordisce nella sua amara esternazione:

“Mi vergogno come persona e come giornalista per quello che denuncio e di cui ho già scritto anni fa, ma ritengo che l’argomento stia a cuore a tanti cittadini cassanesi. Rammento a me stesso che ancora oggi, purtroppo, perdurano gli steccati mentali, psicologici e culturali che impediscono di considerare i beni comuni, veramente comuni a tutti i cittadini. Perché?

Ecco cosa scrivevo, nove anni fa, su Cassano una società sfilacciata? Oggi cosa è cambiato? C’è stato un peggioramento complessivo?”

(Da “Prospettive meridionali”, A. XXX, agosto 2013).

Dopo gli atti vandalici perpetrati ai danni della comunità locale sembra che numerosi cittadini abbiano smarrito totalmente il comune senso civico e il rispetto per i beni comuni.

Recentemente sono stati registrati una serie di atti di estremo vandalismo nel comune di Cassano. Dalla fontana di Cafasi, ad esempio, che sorge nelle immediate vicinanze di Lauropoli dove attingono acqua fresca non solo i residenti ma anche i turisti di passaggio, sono stati, ancora una volta, divelto e asportati i rubinetti che facevano sgorgare l’acqua.

Le ultime tre consiliature comunali sono state impegnate a sostituire i rubinetti per diecine di volte.

Qualche giorno fa è stata ripetuta l’azione vandalica a danno dei cittadini. Gli automezzi dell’autoparco comunale sono stati, ripetutamente alleggeriti del carburante: in alcuni casi gli uomini della Tenenza dei Carabinieri di Cassano, su direttive del ten. Morrone, hanno assicurato alla giustizia gli autori del furto. Successivamente l’increscioso episodio è stato reiterato. L’elenco continua.

Alcune piante ornamentali sistemate nella piazzetta Padre Pio, a Lauropoli, sono state divelte e asportate: mentre nella stessa piazzetta è stato frantumato e parzialmente divelto il fontanino d’acqua: soltanto per iniziativa di alcuni volenterosi è stato ripristinato. In Piazza Capolanza è stata danneggiata e divelta la segnaletica stradale verticale e danneggiate le panchine per il pubblico.

Lungo i tornanti che da Lauropoli portano a Sibari altro spettacolo indecente. Quotidianamente vengono lanciate dai finestrini delle auto in transito non solo bottiglie di vetro di birra e di superalcolici ma anche sacchetti di spazzatura che invadono la sede stradale. Ancora si continua. Lungo le strade vengono abbandonati televisori ed altri elettrodomestici dismessi unitamente a materiali edili. Insomma una serie di atti vandalici e di inciviltà nonostante il lavoro della ditta appaltatrice della raccolta dei rifiuti e la vigilanza del Palazzo di città.

I cittadini continuano a ignorare le più elementari regole della convivenza civile e dell’educazione che una volta si insegnava anche in famiglia!

Intanto sono molti che continuano a parlare del “Bene comune”, inteso come l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere o tendere la propria perfezione più pienamente e più celermente.

A Cassano, le Grotte di S. Angelo, un complesso carsico ancora tutto da scoprire, non è forse un bene comune? E allora perché taluni sono andati a rubare i fili di rame, mentre altri si calano all’interno, da aperture non sufficientemente protette, a tal punto che il maggiore dei carabinieri Giovinazzo (della tutela artistica e ambientale) ha trasmesso al Comune delle prescrizioni da osservare per mettere in sicurezza le varie entrate “segrete”?

La Piana di Sibari: la zona archeologica, il museo e il paesaggio circostante, non sono forse dei beni comuni? Allora perché, come ha denunciato il prof. Salvatore Settis, non è stata per tempo salvaguardata, tutelata e osservata per l’esondazione fluviale e quindi l’inondazione del parco archeologico?

La Piana di Sibari, la “ubertosa” piana dall’agricoltura fiorente, non è forse un bene comune? Allora perché è stata cosparsa di ferriti di zinco a tal punto da arricchire taluni provocando la morte di tante altre persone per tumori?

Lauropoli, una volta definita una ridente cittadina che si affacciava sulla Piana di Sibari, e che ora non ride più, registrava in Piazza Capolanza la devastazione di fioriere, panchine, acqua zampillante, piante varie: non era forse, il tutto, un bene comune? E allora perché l’Amministrazione comunale, dopo una lunga serie di devastazioni, “è stata costretta” a ridimensionare tutto questo?

Sul territorio comunale di Cassano (Cassano centro, Lauropoli, Doria, Sibari, Lattughelle, Tre Ponti, Murate, Bruscata grande e Piccola, e il resto) risulterebbero essere presenti circa cento associazioni culturali, movimenti, comitati, una stagione teatrale di un certo rilievo, manifestazioni estive, autunnali e invernali: non sono queste presenze da intendersi come beni comuni immateriali? E allora perché Cassano (e qui non c’entra né Comune, né Provincia, né Regione) più precisamente le “persone” in quanto tali e non come individui, della “comunità” di Cassano non considerano tutto ciò un bene comune da valorizzare?

Potrei ancora continuare, ma mi fermo qui per chiedermi: perché le persone che operano all’interno del territorio cassanese NON SONO COMUNITA’ e non vivono per condividere e perseguire il bene comune?

Non è certamente questa la sede idonea a condurre una indagine sociologica, però, rammento a me stesso, che la famiglia, la scuola, la chiesa, il mondo dell’associazionismo, devono fare ancora, molto, molto di più per tentare di individuare sul campo, il vero bene che aiuti tutti i singoli membri della comunità a raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente.

Martino Zuccaro

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