Nell'agosto del 2016 fu pubblicato sul nostro sito un articolo dell'amico Giuseppe Aloise inerente una nostra visita a Berlino dove fummo colpiti dall'organizzazione delle strutture museali, ma soprattutto da una installazione virtuale che inserita in quel cilindro metallico (al centro della foto) ci permise di "vivere" letteralmente la realtà di una antica città greca. La nota che segue del dott. Aloise parte da quella esperienza che ci fece riflettere molto sul modo di promuovere l'archeologia ... e non solo. Sulla scorta di quanto esplicitato dal dott. Demma, direttore dell'area archeologica di Sibari riguardante il progetto di voler rendere la fruizione del Parco e del Museo la più coinvolgente possibile per i visitatori, ho pensato che una rilettura di quell'articolo, alla luce delle nuove e interessanti idee progettuali, sia un buon viatico per la loro realizzazione e per riconfermare, qualora ce ne fosse bisogno, che propositi innovativi dalle nostre parti ce ne sono stati, ma, purtroppo, non sono mai stati presi in considerazione. (Antonio M. Cavallaro)
“Si fa strada in tutto il mondo un nuovo modo di proporre i luoghi d’arte. Obiettivo: rendere ogni visita un momento unico e indimenticabile.” Così si esprime Michele Coppola, responsabile delle attività culturali di Intesa Sanpaolo , illustrando alcune iniziative promosse dal Gruppo Bancario a Napoli ed in particolare la mostra di una delle opere più note di Pablo Picasso dal titolo Arlecchino allo Specchio, ospitata nella Sede di Napoli delle Gallerie d’Italia (Palazzo Zevallos Stigliano in Via Toledo ).
Coppola aggiunge ancora che “il coinvolgimento del visitatore è diventato una priorità” e cita come esempio significativo l’insediamento virtuale risalente all’età del Bronzo, ricreato al British Museum “in cui i visitatori, grazie a particolari visori, potevano immergersi e interagire con i vari oggetti per capirne le funzioni, in totale libertà e autonomia di azione, proprio come un uomo primitivo”.
Rileggendo il messaggio promozionale di Intesa San Paolo, mi è tornata alla memoria un’esperienza, sia pure di natura diversa, vissuta alcuni anni addietro a Berlino davanti all’entrata del famoso “Pergamonmuseum”, il Museo di Pergamo, antica città greco-ellenistica, ora in Turchia.
Yagadir Asisi, architetto di origine iraniana famoso per l’elaborazione di foto al computer e per la ricostruzione della vita quotidiana della città di Berlino divisa dal muro, accanto al Pergamonmuseum aveva realizzato un’istallazione di un’opera monumentale dal titolo “Pergamo. Panorama dell’antica metropoli”.
All’interno di un cilindro di circa 25 metri di altezza, avevo avuto la possibilità di ammirare la ricostruzione a 360 gradi della città greca. Si potevano ammirare i monumenti , le case, le piazze, gli altari (maestoso il famoso Altare di Pergamo ), la gente, gli animali domestici e l’intero panorama circostante.
La ricostruzione poggiava sugli scavi archeologici e sugli studi che avevano riguardato la città greco-ellenistica e la città greco-romana.
Di recente un autorevole esponente del Governo regionale illustrando un intervento di tipo programmatorio ha arricchito la sua esposizione con alcuni riferimenti culturali, primo fra tutti il riferimento a Sibari, affermando testualmente :“Quando Sibari era la più grande città del Mediterraneo con 300 mila abitanti che, di fatto, governava l’economia del Mediterraneo, le altre città non c’erano ancora. Non c’era certamente Roma, che era un villaggio, ma non c’erano nemmeno Atene e Sparta. Quando Sibari dominava il Mediterraneo con la sua economia gli altri popoli erano ancora in una fase primordiale, non sapevano nemmeno cosa fosse l’economia.”
E’ frequente il tentativo di rintracciare nella nostra storia l’elemento decisivo per spingerci ad andare avanti. Sibari è appunto un luogo della memoria ove spesso noi ci rifugiamo per tentare di uscire dalla nostra avvilente quotidianità. Sibari diventa, così, un elemento di forte richiamo quando vogliamo enfatizzare gli elementi di attrazione ed i tesori nascosti nel suolo calabro. Ma Sibari, a ben riflettere, è forse la metafora del nostro marketing territoriale che rischia spesso di tradursi in una sorta di pubblicità ingannevole perché alla grandezza del mito ed alla forte seduzione del messaggio promozionale corrisponde una realtà tutt’altro che esaltante. Appunto un caso che in gergo tecnico-giuridico si definisce “pubblicità ingannevole” che addirittura viene sanzionata dagli organi di controllo a difesa dei “consumatori”.
Ma qual è la realtà del nostro “attrattore culturale “ di respiro universale?
Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Ministero dei Beni Culturale, al Museo Archeologico della Sibaritide nel 2015 si sono registrati 10.824 visitatori di cui 4.669 paganti e 6.155 non paganti con un introito complessivo di € 9.169. Per il Parco Archeologico (con ingresso gratuito) disponiamo dei dati riferiti al 2014 : si sono registrati complessivamente 12.314 visitatori con un calo rispetto ai 18.000 del 2012 per effetto dell’alluvione del 2013 che ricoprì l’intera area archeologica.
Numeri abbastanza espressivi dello scarso appeal di uno dei nostri più significativi tesori artistico-culturali nonostante siano sempre al centro del dibattito politico quando si affrontano temi di sviluppo e di valorizzazione del nostro territorio.
Ma si può passare da un mantra illusorio quasi fosse una declinazione obbligata e ripetitiva ogni qualvolta si parla di progetti di sviluppo ad una reale condizione di crescita? So che il discorso non è semplice e sarebbe atto di imperdonabile presunzione liquidarlo con alcune affermazioni di principio; correremmo il rischio di ritornare al mantra ossessivo ed illusorio fornendo altre suggestioni.
Le riflessioni di Michele Coppola, già assessore alla Cultura della Regione Piemonte ed ora responsabile dei beni artistici del Gruppo Intesa SanPaolo, cui aggiungerei l’esperienza promozionale dell’installazione accanto al Pergamonmuseum suggeriscono qualcosa in tema di nuove domande dei visitatori e di quanti sono interessati a vivere nuove esperienze confrontandosi con la “bellezza” e con le testimonianze del passato.
So che le innovazioni tecnologiche e digitali si scontrano spesso con le posizioni di quanti, forse animati da un profondo senso della tutela del bene culturale che ne sacrifica la valorizzazione, mostrano resistenze all’introduzione di “altri linguaggi e contaminazioni” per realizzare nuove esperienze di visita nei musei e nei parchi archeologici. Non si dimentichi poi che le nuove generazioni sono particolarmente sensibili ai nuovi linguaggi digitali.
So che “l’esposizione è l’unico mezzo di comunicazione di massa che per essere fruito dev’essere abitato” .
Forse a Sibari , però, qualcosa di nuovo e di diverso rispetto agli interventi di routine si potrebbe tentare. Una ricostruzione della città antica distrutta ovvero un panorama dell’antica metropoli al centro del mediterraneo, utilizzando gli studi e gli apporti scientifici più significativi, potrebbe essere l’occasione per creare un forte elemento di richiamo sui tesori ancora nascosti nella nostra Piana.
Gli esempi realizzati in altre parti non mancano e sono di grande valore artistico e forte richiamo in termini di visitatori e di promozione territoriale. Sono realizzazioni di architetti di rilievo internazionale che hanno operato con il supporto di grandi archeologi e storici dell’antichità.
La ventata di novità che si respira al Ministero dei Beni Culturali potrebbe essere l’occasione per un grande progetto innovativo per Sibari, che può essere un forte punto di attrazione culturale e turistica sol che si passi dalla retorica nostalgica di quel che eravamo alla prospettiva concreta di quel che vogliamo diventare!
Giuseppe Aloise