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La Via della Seta e la Via del Cotone

gandhi.jpgMargaret Bourque-White, inviata dalla rivista Life in India per documentare le lotte di indipendenza degli Indiani, immortala con una foto iconica, prima che venga ucciso, il Mahatma Gandhi.

Gandhi viene ritratto, coperto con il solito “dhoti in khadi“, tipico vestiario di quanti vivono ai margini della società, mentre legge accanto all’arcolaio.

La famosa fotografa, autrice dei memorabili scatti nei campi di sterminio nazisti, nel ritratto del Mahatma Gandhi, esalta il significato dell’arcolaio, che era il simbolo dell’indipendenza indiana dal colonialismo inglese, e lo colloca in primo piano facendone, così, l’elemento dominante della storica fotografia.

Vale la pena ricordare che Gandhi accettò di farsi fotografare dalla Burque-White a condizione che la fotografa  imparasse a usare l’arcolaio.

Il recente progetto di corridoio tra India, Medio Oriente ed Europa, oggetto di intesa a margine dei recenti lavori del G20 a Nuova Delhi e rinominato simbolicamente nuova “Via del Cotone” non può che richiamare alla mente l’immagine iconica della foto della Bourque-White.

Intanto la nuova “Via del cotone” che nasce, al di là delle smentite, come alternativa alla “Via della Seta”, dopo mesi di trattative ed incontri tra i rappresentanti degli Stati interessati, non è altro che un progetto che prevede la realizzazione di una rete di ferrovie , di porti e di collegamenti energetici che coinvolge gli Stati Uniti, l’India, l’Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Germania, Francia, Italia e Unione Europea.

Non c’è dubbio che la Via del Cotone si prospetta come un complesso di interventi destinato a ridurre l’influenza cinese in un vasto corridoio economico anche se ancora non sono stati definiti i finanziamenti globali per assicurare la realizzazione delle infrastrutture e dei collegamenti.

Il prossimo incontro tra i paesi firmatari dell’accordo a Nuova Delhi dovrà, appunto, stabilire le localizzazione degli interventi e la relativa copertura finanziaria.

Quando alcuni anni fa il premier cinese Xi annuncio il progetto definendolo “la nuova via della seta” non fu difficile capire il senso e la prospettiva del corridoio ipotizzato e gli attraversamenti.

Il percorso della Via della seta non era una novità perché millenni addietro molti viaggiatori avevano percorso migliaia di km per spostare la seta dalla Cina sia nel Medio Oriente e soprattutto a Roma, ove fra l’altro il tessuto costoso e trasparente era guardato con diffidenza anche se era una sorta di status-symbol.

Nel Medioevo l’espansione dei Mongoli, che garantivano sicurezza e stabilità in un vasto continente, favorì lo sviluppo dei traffici lungo le vie carovaniere attraverso le quali transitavano altre merci ( profumi, spezie, metali etc ).

In quegli anni, alle fine del 1200, un viaggiatore famoso Marco Polo attraversò il corridoi e ne raccontò lo svolgimento e le vicende.

Quindi con il progetto di un colossale intervento infrastrutturale il Presidente Xi Jinping ha evocato uno storico corridoio di traffici per riaffermare una nuova egemonia cinese nel ricordo della forza dei popoli Seri, come venivano chiamati i Cinesi dai Romani.

Alla Via della Seta si accompagna l’espansione geopolitica ed economica cinese che ha messo già in campo progetti e prestiti multimiliardari.

La via del Cotone appare, invece, come una forzatura lessicale che non evoca l’egemonia indiana in un settore un tempo strategico ma addirittura una sottomissione dell’India alle esigenze di sviluppo di una forte potenza coloniale durante la prima rivoluzione industriale.

Ed infatti, se è vero che il khadi, il vestito di Gandhi immortalato dalla foto della Bourque, è il simbolo dell’indipendenza dell’India non può essere dimenticato che i tessuti indiani sono stati sempre pregiati per le loro intrinseche qualità e che l’India ha occupato uno spazio significativo per molto tempo nel mercato mondiale del tessile.

Dopo le esperienze delle Compagnie francesi,olandesi ed inglesi delle Indie, con l’affermarsi del dominio britannico sul vasto continente indiano e lo sviluppo delle industrie a seguito del consolidarsi della prima rivoluzione industriale che interessò sostanzialmente il settore tessile e metallurgico, il flusso delle importazioni-esportazioni si invertì : l’India divenne una colonia sfruttata per la produzione di materie prime fra le quali il cotone e destinata a comprare i manufatti fra i quali i tessuti dall’Inghilterra.

Lo sfruttamento divenne ancora più accentuato: il cotone indiano non lavorato fu acquistato a basso prezzo e l’Inghilterra impose dazi proibitivi per l’importazione di manufatti indiani.

L’India divenne così “la gemma dell’impero” per il contributo offerto allo sviluppo della trasformazione economico-sociale della Gran Bretagna destinata ad assumere il ruolo di grande potenza mondiale.

Sulla scia dei corridoi di traffici e di scambi su cui si è costituito lo sviluppo dell’economia globale,la via della seta e quella del cotone rappresentano senz’altro un paradigma esplicativo che ci aiuta a capire lo sviluppo e poi la crisi del globalismo e l’insorgenza di spinte regionaliste entro nuovi assetti di sviluppo multipolare.

Gli Stati Uniti, dopo essersi rinchiusi in una sorta di neo-isolazionismo all’insegna dell’America First, che di fatto ha favorito l’influenza della Cina soprattutto in Africa, avvertendo la caduta della loro egemonia, tentano ,ora, di recuperare il rapporto con l’India attraverso la Via della Seta, rafforzano ancor di più l’intesa con i tradizionali alleati Giappone, Corea del Sud e l’ex Cina Nazionalista ( Taiwan ) e stringono addirittura forti rapporti di scambio con Il Vietnam.

Il recupero del rapporto USA-India ha di fatto indebolito il fronte degli Stati aderenti al Brics ( India,Cina,Russia,Sud Africa, Brasile etc) ed il loro tentativo di de-dollarizzare il mercato finanziario globale.

meloni_conte.jpgIn questo contesto appare di tutta evidenza l’assenza di un ruolo significativo dell’Europa che vive un momento di crisi per la crescita di forze nazionaliste ed anti-comunitarie.

L’Italia, pur nel quadro delle alleanze tradizionali, all’insegna di una patria “ritrovata”, di Dio e della Nazione , tenta di svolgere un ruolo dinamico all’interno dello scenario globale. Il puro movimentismo come cifra della nostra politica estera.

L’Italia, unica “potenza” del G7, con il governo Conte 1 ha sottoscritto il memorandum di adesione alla Via della Seta in scadenza nel 2024 e nel corso dell’incontro con il Premier Cinese durante il G20 il nostro Primo Ministro ha ribadito la volontà di allargare gli spazi commerciali con la Cina ( l’interscambio Italia-Cina è del tutto irrilevante).

A riprova del movimentismo e della nostra proverbiale instabilità sul piano delle alleanze il nostro Paese ha sottoscritto il memorandum di adesione alla Via del Cotone pur non avendo ancora ufficialmente dichiarato la volontà di recedere dal patto originariamente firmato con la Cina. Camminiamo contemporaneamente su due “vie”. Miracolo del movimentismo all’insegna della difesa delle nostre tradizioni!

ALOISEGiuseppe ALOISE

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