Il Natale la festa cristiana per eccellenza, ha perso ormai da molto tempo il suo significato più profondo.
I valori religiosi sono dissolti a favore di quelli consumistici in cui ciò che conta sono regali, pranzi e cene, e la tanta ansia dei preparativi. Le corse in macchina per acquistare scatole, pacchetti, giocattoli, vestiti e leccornie sono all’ordine del giorno così come i forti mal di testa che questi procurano.
In un momento così intimo, profondo e familiare sono purtroppo scomparsi i momenti in cui rilassarsi con la propria famiglia prendendosi il tempo necessario da dedicare a figli, mogli, mariti e parenti; “mangiare e correre” governano ogni singola giornata ed è forse questo il motivo per cui svanisce la tipica magia del Natale.
L’atmosfera che evocano presepi, abeti, ghirlande e addobbi vari sono gli unici simboli di questa festività, bloccando difatti la caratteristica frenesia, permettono perfino ai più oberati cinquantenni di tornare bambini e sorridere nonostante le code alle casse gli impediscano di compiere puntualmente le proprie commissioni. Questi sono i segni in cui bisogna investire le proprie energie affinché il Natale non scada in un semplice appuntamento insopportabilmente faticoso e snervante con cibarie e regali.
Come appena affermato, i regali da esempio di amore, gioia e tradizione hanno deviato verso un fronte sempre più asettico e globalizzato in cui ciò che conta non è il pensiero, ma il prezzo, la marca e la popolarità di questo. A causa di ciò diviene quindi naturale incappare in regali anonimi e privi di peculiarità in cui il valore economico ha maggiore importanza rispetto a quello morale. Forse si è ancora in tempo a cambiare il futuro del Natale o almeno provarci per fargli rivivere i valori di semplicità e gioia di un tempo, in cui ci si accontentava del giocattolo di lego e della gallina sulla tavola, senza ricercare l’ultima novità della Nintendo o le specialità culinarie giapponesi. Concludendo, se non vi è un concreto impegno da parte dell’uomo, il Natale continuerà ad essere quel sistema finanziario, tipico prodotto industriale figlio di una società arrivista.
Francesco Benincasa