E' strano come la storia, a volte, ci regali delle coincidenze che dovrebbero stupirci e, magari, farci riflettere sugli avvenimenti che hanno completamente sconvolto il modo di vivere e di pensare degli italiani di ieri, mentre oggi si "sonnecchia" in una situazione direi di apatia, anche di fronte ad avvenimenti che dovrebbero, invece, provocare dibattiti e, perché no, qualche veemente reazione. Il 22 Dicembre del 1947 nasceva la Costituzione Repubblicana, pochi giorni dopo, il 28 Dicembre moriva l'ultimo vero Re d'Italia Vittorio Emanuele III, che aveva vissuto ben 2 guerre mondiali con tutto quello che ne seguì. Nella nostra redazione sono giunte due comunicazioni che pubblichiamo di seguito e che vi prego di leggere con attenzione. La prima è una lettera aperta del PARTITO DI ALTERNATIVA MONARCHICA, del quale francamente ignoravo l'esistenza, e la seconda è una nota dell'associazione LIBERTA' E GIUSTIZIA, (nata nel 2002) strenua difensora della "Costituzione", nella quale militano illustri personaggi della cultura e della politica, a firma di Tomaso Montanari e indirizzata ai membri del sodalizio. Sono sicuro che provocherà qualche reazione nei nostri lettori più attenti, che saremmo lieti di poter, anche privatamente, conoscere. BUONA LETTURA. (A.M.Cavallaro)
PARTITO DELLA
AlternativaMonarchica
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Reggenza Nazionale P.d.A.M.
LETTERA APERTA
Oggetto:Mattarella machiavellico - settantesimo della morte di Vittorio Emanuele III
27/12/2017
Ricorre il settantesimo della morte di Re Vittorio Emanuele III (28 dicembre 1947 – 28 dicembre 2017) e ai sottoscritti non pare un caso che l’interessamento del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella nel rimpatriarne segretamente la salma, abbia evitato con uno scarto di circa due settimane che questo 70° si completasse in esilio. La dinamica segreta del rimpatrio delle salme di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, e il luogo oscuro ai più, dove sono state traslate, Vicoforte, paiono parte di un piano machiavellico atto a minimizzare agli occhi dei mass-media e dei cittadini, in maggioranza infuriati per la situazione politica interna, l’attuale sostegno alla Monarchia da parte di molti italiani, soprattutto in considerazione dell’annuncio della decisione di Mattarella di sciogliere le Camere in coincidenza col giorno della ricorrenza della morte del Re!
Matteo Cornelius Sullivan
Reggente del Partito della Alternativa Monarchica
Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia
Commissario – Segretario Nazionale P.d.A.M.
70 anni fa l’Assemblea Costituente approvava la Costituzione
22 dicembre 2017 di Tomaso Montanari
Care socie e cari soci di Libertà e Giustizia,
faccio mia, con grande piacere, la consuetudine degli auguri del presidente all’Associazione, scegliendo però un giorno del tutto speciale: questo 22 dicembre.
Nel tardo pomeriggio del 22 dicembre del 1947, esattamente settanta anni fa, l’Assemblea Costituente approvava la Costituzione. Quel giorno il nostro Paese poté compiere un passo straordinariamente importante, e i più lucidi tra i padri costituenti lo compresero benissimo, come si evince, per esempio, da questa riflessione pronunciata da Piero Calamandrei in Assemblea: «Io mi domando, onorevoli colleghi, come i nostri posteri tra cento anni giudicheranno questa nostra Assemblea Costituente: se la sentiranno alta e solenne come noi sentiamo oggi alta e solenne la Costituente Romana, dove un secolo fa sedeva e parlava Giuseppe Mazzini. Io credo di sì: credo che i nostri posteri sentiranno più di noi, tra un secolo, che da questa nostra Costituente è nata veramente una nuova storia».
Calamandrei non si sbagliava, e questa nuova storia, tutta da costruire, si saldava a ciò che di più vivo e di più alto era stato nella grande storia italiana. È suggestivo ricordare che in quel 22 dicembre di settanta anni fa, subito dopo il voto e dopo il saluto del Presidente della Repubblica provvisorio Enrico De Nicola, fu letto in aula un telegramma di congratulazioni della città di Venezia, che vedeva nella Costituzione appena approvata la realizzazione del «sogno di tanti martiri del primo Risorgimento italiano, meta raggiunta a prezzo di tanti sacrifici e di sangue in questo secondo Risorgimento». Subito dopo, il presidente del Consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi, intervenne in aula pronunciando parole terribilmente impegnative per il suo, e per i successivi esecutivi della Repubblica: «Il Governo ora, fatta la Costituzione, ha l’obbligo di attuarla e di farla applicare: ne prendiamo solenne impegno».
È tutta racchiusa in questo giuramento la storia politica che sarebbe venuta dopo. Una storia in cui la fedeltà al progetto costituzionale e il suo tradimento si alternano continuamente, affiancando grandi conquiste politiche e sociali a grandi sconfitte o a grandi rinunce.
Sappiamo, lo abbiamo appreso sulla nostra pelle, che gli ultimi successori di De Gasperi non hanno onorato il suo solenne impegno di quel 22 dicembre: invece che «attuarla e farla applicare», questi governi l’hanno di fatto smontata, umiliata, dimenticata. Fino a provare a stravolgerla, a deformarla, a menomarla. Non è un caso che questa stagione di rimozione della Carta fondamentale presenti altri sintomi inquietanti: la rinascita di un fascismo drammaticamente simile a quello storico, la leggerezza con cui, anche ai vertici dello Stato, si dimenticano le responsabilità terribili dei Savoia. Sembra, insomma, che abbiamo rimosso la grande lezione degli Anni Quaranta del Novecento: quasi che la retorica della ‘modernizzazione’ (il mantra del pensiero politico di Tony Blair che ha dominato l’Europa e l’Italia degli anni Novanta) e della sua riedizione italiana in sedicesimo (la ‘rottamazione’) ci abbiano convinti che non abbiamo più nulla da imparare dalla nostra tragica storia.
Ebbene, Libertà e Giustizia è convinta del contrario. Sentiamo che l’impegno che De Gasperi prese quel 22 dicembre non riguarda solo i governi, ma tutti noi. E crediamo che la nostra parte sia quella di contribuire alla costruzione di una diffusa e solida cultura della Costituzione. Solo all’ultimo momento, nella discussione mattutina di quel 22 dicembre, si aggiunse ai principi fondamentali (nell’articolo 9) il «concetto dello sviluppo culturale in genere» (Meuccio Ruini): ecco, questo è il terreno di elezione di Libertà e Giustizia.
Le nostre scuole, i nostri seminari, i nostri incontri, i nostri dibattiti, le nostre prese di posizione nel discorso pubblico: tutto questo ha il fine di sviluppare una cultura della Costituzione che è il principale degli strumenti per esercitare veramente la nostra sovranità di cittadini.
È questo l’augurio che desidero farvi e farci, in questo 22 dicembre che per noi di Libertà e Giustizia apre in modo tutto speciale le festività di fine anno del 2017: continuiamo a lavorare insieme per costruire strumenti di sovranità e di cittadinanza.
Con il saluto più affettuoso a ciascuno di voi e alle vostre famiglie
Tomaso Montanari
Presidente di Libertà e Giustizia
Firenze, 22 Dicembre 2017
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