Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,35-42. In quel tempo, Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)»
COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO
Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica
14 gennaio 2018
II Domenica del Tempo Ordinario – B
(1Sam 3,3b-10.19; Sal 39; 1Cor 6,13c-15a.17-20; Gv 1,35-42)
Muovendo i primi passi in questa prima parte del tempo ordinario, la liturgia della Chiesa sembra volerci spingere a riflettere sul tema della “vocazione”. Si tratta di un tema che non riguarda una categoria ristretta di persone! Non possiamo pensare che la vocazione interessi solo i preti, le suore e i frati! La vocazione riguarda ogni cristiano, poiché tutti, attraverso il Battesimo, siamo stati chiamati ad essere discepoli di Gesù.
Battesimo, vocazione e “sequela” sono, perciò, tre realtà strettamente legate tra loro.
Se domenica scorsa, celebrando la festa del Battesimo di Gesù, abbiamo fatto memoria del nostro Battesimo, oggi siamo invitati a riflettere su ciò che significa essere battezzati. Il Battesimo, infatti, come gli altri sacramenti, non è una “medaglia” da appendere al petto o un bollino da apporre sulla scheda di una raccolta punti! Il Battesimo e gli altri sacramenti non possono essere ridotti semplicemente ad occasioni di feste! Il Battesimo e gli altri sacramenti sono, invece, “la festa” della nostra vocazione! Ci inseriscono, cioè, in quel cammino di sequela del Signore senza del quale gli stessi sacramenti vengono impoveriti e privati di senso.
È in questa direzione che dobbiamo leggere le parole di San Paolo: “Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito”. I sacramenti, infatti, operano propriamente questo: ci uniscono al Signore e ci rendono con Lui un solo corpo e un solo spirito. Anche per noi, perciò, vale la domanda provocatoria che Paolo rivolgeva ai Corinzi: “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?”. Il rischio, infatti, è di vivere da “impuri”. Vivere cioè senza seguire il Signore con il quale, nei sacramenti – ed in particolare nel Battesimo e nell’Eucaristia – siamo diventati una sola cosa!
Anche noi, perciò, come i discepoli del Vangelo, dobbiamo continuamente chiedere al Signore: “Dove dimori?”.
Per conoscerlo meglio, per appartenergli sempre più radicalmente, per imparare a vivere come Lui, per avere i suoi sentimenti, per operare scelte ispirate ai suoi criteri e ai suoi valori, abbiamo bisogno di conoscere qual è la sua “dimora”.
Un esempio potrebbe aiutarci a comprendere meglio il senso della domanda dei discepoli, domanda che siamo invitati a fare nostra. Quando un ragazzo e una ragazza, un giovane e una giovane, un uomo e una donna iniziano a frequentarsi e intuiscono che tra loro potrebbe nascere qualcosa di serio, sentono il bisogno di conoscere le “origini” dell’altro: la casa, i genitori, la famiglia, i parenti. Solo conoscendone le “origini”, infatti, potranno conoscere l’altro/l’altra sempre più profondamente e imparare ad apprezzarne ed amarne i pregi e i limiti. Ed è qualcosa di analogo ciò che muove la domanda dei discepoli: “Dove dimori”?
A questa domanda Gesù risponde, oggi come allora, “Venite e vedrete”! Per conoscerne le origini, infatti, per entrare nel suo cuore, nelle sue motivazioni profonde e, in definitiva, nel cuore del Padre – poiché è solo quella la “dimora” di Gesù, “il Figlio unigenito che è nel seno del Padre” – è necessario seguirlo e frequentarlo. Ed è solo questa sequela, questa “frequentazione”, di Gesù che dà senso, pienezza e compimento alle nostre giornate e alla nostra vita (ed è questo anche il senso dell’annotazione “cronologica” dell’Evangelista, quando scrive “erano circa le quattro del pomeriggio”). Sequela e “frequentazione” vengono espressi nella prima lettura con la richiesta di Samuele, incoraggiata da Eli: “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta”!
È nella “frequentazione” della Parola di Dio e nell’ascolto e nell’obbedienza ad Essa, infatti, che noi, come Samuele e come i discepoli, “cresciamo” cristianamente! Solo se “non lasceremo andare a vuoto una sola delle Sue parole” la nostra vita cristiana sarà una vita bella, piena, entusiasmante.
Che la nostra vita sia bella, piena ed entusiasmante come quella di Samuele, come quella di Andrea, come quella di Simon Pietro e dell’altro discepolo ... che vorrebbe portare il volto e il nome di ciascuno di noi! Amen.