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Cultura Musicale. Ricordiamo il grande Čajkovskij

Pëtr Il'ič Čajkovskij.jpgOggi ricorre l'anniversario della dipartita di uno dei più grandi misicisti russi. Il 6 novembre del 1893, infatti, moriva il compositore russo Piotr Ilic Čajkovskij (1840-1893). Terzo di sette figli, il padre era un ingegnere minerario ucraino e la madre una donna di nobili origini francesi. Manifestò fin da bambino una grande predisposizione per la musica iniziando a suonare il pianoforte a soli cinque anni. Nel 1850 la famiglia si trasferì a San Pietroburgo dove, per volere del padre, si iscrisse alla scuola di diritto. Nel periodo degli studi giuridici si manifestarono anche le prime esperienze omosessuali (a quell'epoca un “disonore” che cercò di nascondere in seguito con matrimoni disastrosi che contribuirono alle sue profonde crisi maniaco-depressive). A 14 anni perse l’amatissima madre a causa di un'epidemia di colera e suo padre subì un rovescio finanziario. In questo periodo iniziò a manifestarsi in lui un’autentica mania di persecuzione che diventerà una delle componenti di spicco del suo quadro psicologico, destinata ad influenzare il suo stesso mondo espressivo. A sedici anni ascoltò per la prima volta il Don Giovanni di Mozart e fu un colpo di fulmine, un'assoluta rivelazione del proprio destino per la musica: «A Mozart sono debitore della mia vita dedicata alla musica»... « La musica di Don Giovanni è stata la prima musica ad avere su di me un effetto realmente sconvolgente. Mi ha condotto in un mondo di bellezza artistica dove dimorano solo i geni più grandi». E sul Requiem del salisburghese non aveva dubbi: «Uno dei lavori d'arte più divini al punto che non si può non avere pietà di coloro che non sono in grado di comprenderlo ed apprezzarlo». Dopo la laurea in Giurisprudenza, nel 1859 ebbe un impiego al ministero della giustizia, ma ben prestò sentì il disagio di un’attività assai lontana dalle sue attitudini artistiche e l’abbandonò per dedicarsi totalmente alla musica. Abbandonata la carriera di avvocato entrò nel neonato conservatorio di San Pietroburgo. Nel 1865 si congedò dallo stesso musicando l’Ode alla gioia di Schiller, cantata che ottenne un premio e critiche favorevoli. Nello stesso anno N.G. Rubinstein, direttore del conservatorio di Mosca, gli assegnò la cattedra di armonia, incarico che mantenne per dieci anni grazie al quale poté inserirsi definitivamente nell’ambiente culturale ed artistico della città. Una donna molto importante della sua vita, innamoratissima della sua musica, fu la ricca vedova Nadezda von Meck con la quale dal 1877 al 1890 tenne una fittissima corrispondenza e che, garantendogli una cospicua rendita annua, gli permise di abbandonare l’incarico in conservatorio per dedicarsi esclusivamente alla composizione. I due, per reciproca concorde volontà, stabilirono di non incontrarsi mai anche se non mancarono delle eccezioni volute dal caso o dall'astuzia della stessa von Meck. Il vasto catalogo delle composizioni di Cajkovskij spazia attraverso tutti i generi includendo 6 sinfonie, opere (tra cui il capolavoro Eugenio Onegin), balletti, musica sacra, da camera e concerti solistici. Tra i suoi balletti celeberrimi sono Il lago dei cigni (1875-76), La bella addormentata (1888-89) e Lo schiaccianoci (1891-1892). Memorabili il Concerto per violino op. 35 e il Concerto per pianoforte e orchestra n° 1 op. 23. All'inizio del 1893 cominciò a lavorare a quel grande capolavoro che è la Sinfonia n.6 in si minore op.74 "Patetica". La prima esecuzione a San Pietroburgo ebbe luogo il 28 ottobre 1893 sotto la direzione del compositore e ricevette una fredda accoglienza. Nove giorni dopo, il 6 novembre, Cajkovskij moriva a soli 53 anni, ufficialmente a causa di un epidemia di colera, anche se le circostanze della sua morte sono ancora avvolte nel mistero. Diversamente dai compositori russi a lui contemporanei d'ispirazione nazionalista, passati alla storia come il Gruppo dei Cinque*, Čajkovskij rivelò nella sua musica uno spirito cosmopolita. Mozart fu il suo compositore prediletto, mentre è noto che non amasse particolarmente Beethoven, e in particolare il Beethoven della maturità. Si ispirò anche agli operisti italiani, alla nuova scuola francese di Bizet e Massenet, ai romantici tedeschi fra cui Schumann (il più amato), preferito a Johannes Brahms; riuscì così a dare alla sua arte un respiro decisamente internazionale. Nondimeno le sue partiture presentano tratti talora distintamente russi, sia nella predilezione per il modo minore che per la scelta delle melodie, talvolta ricavate dalla tradizione popolare russa o dalla liturgia ortodossa. Non a caso Igor Stravinskij, che non si stancò mai di spendere parole di elogio ed ammirazione per lui, lo definì "il più russo di tutti i musicisti russi".

*Il gruppo dei Cinque erano cinque compositori non professionisti (alcuni avevano intrapreso ad esempio la carriera militare) capeggiati da Milij Balakirev che, a partire dal 1860 circa, diedero origine a San Pietroburgo a un filone musicale tipicamente russo, sganciato quanto più possibile dalla tradizione musicale dell'Occidente europeo e quindi dalle sue convenzioni accademiche. Oltre a Balakirev e a Cezar' Kjui, dal cui incontro il gruppo ebbe origine, ne facevano parte Modest Musorgskij (aggiuntosi nel 1857), Nikolaj Rimskij-Korsakov (1861) e Aleksandr Borodin (1862). Prima di loro, Michail Glinka aveva lavorato per definire uno stile musicale tipicamente russo e aveva scritto opere basate su soggetti russi, ma il Gruppo dei Cinque fu il primo tentativo mirato allo sviluppo di tale stile musicale.

a cura di Luigi Moffeo

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