Il 14 giugno del 1837 moriva a Napoli il grande poeta e letterato italiano Giacomo Leopardi (1798-1837). Massimo poeta dell'Ottocento e filosofo geniale, è tra i più influenti rappresentanti della letteratura mondiale. Nato a Recanati, in provincia di Macerata, formò la sua poetica nel solco del Classicismo, approdando poi al Romanticismo (di cui risultò tra i più autorevoli esponenti) e anticipando i temi dell'Esistenzialismo, con la riflessione filosofica sull'esistenza umana e sul suo rapporto con la Natura. Affetto nel corso di tutta l'esistenza da seri problemi fisici (legati probabilmente al "Morbo di Pott") e neurologici, diede prova dello sconfinato estro letterario con opere immortali, quali le Operette morali, gli Idilli e lo Zibaldone di pensieri. Rappresentative della sua corposa produzione sono la lirica "A Silvia", le poesie "La quiete dopo la tempesta", "Il sabato del villaggio", e l'idillio "L'Infinito". Morì a soli 39 anni a Napoli, nella casa dell'amico e patriota italiano Antonio Ranieri.
Il 14 giugno del 1594 moriva a Monaco di Baviera il compositore fiammingo Orlando di Lasso (1532-1594), uno dei più grandi maestri della polifonia cinquecentesca. Lasso fu un compositore estremamente prolifico, sia di musica sacra che profana; la sua produzione comprende messe, mottetti, madrigali, villanelle, chansons francesi e altro. Maestro nell'arte del contrappunto e profondo conoscitore delle tecniche polifoniche, utilizzò con straordinaria efficacia e originalità il linguaggio musicale dell'epoca, differenziandosi dai compositori delle generazioni precedenti (Obrecht e Desprez). Insieme al contemporaneo Giovanni Pierluigi da Palestrina, Lasso è considerato un esponente di spicco della cultura musicale del Rinascimento in Europa. Seppe rendere con pari abilità il pathos del mottetto latino e la frivolezza della chansons francese. Abile quanto Palestrina nella scrittura contrappuntistica, egli preferisce spesso procedere a blocchi armonici mostrando un’attitudine meno spiccata per le linee melodiche espressive e l’inclinazione verso una monumentalità più esteriore, talché il confronto fra Orlando di Lasso e il maestro romano presenta delle analogie fra quello di Handel e Bach. D’altro canto in Orlando di Lasso il senso del ritmo è più accentuato che in Palestrina e ciò contribuisce ad animare la sua musica anche quando, come spesso accade, l’armonia è semplice. Nel campo dell’armonia infatti, egli si rivela piuttosto un conservatore, benché non esiti a ricorrere al cromatismo quando particolari effetti espressivi lo richiedono, come nei mottetti delle Prophetiae Sybillarum, pubblicate postume nel 1600. Un carattere del suo stile, ereditato dai predecessori fiamminghi, risiede infine nel contrasto che spesso si genera fra distinti agglomerati di suoni intonati dalle voci superiori e dalle inferiori.