Nei tempi ormai andati (senza nostalgia), gli insegnanti di lettere alle scuole medie (ricordo ai giovani che non erano ancora scuole dell'obbligo) ci facevano imparare a memoria le poesie di alcuni autori da loro prediletti, tra le tante ne ricordo ancora una, (a dire il vero me l'aveva fatta leggere e imparare già il mio indimenticabile maestro di quinta elementare Antonio Gori), del "vate" D'Annunzio. Una poesia che il poeta aveva scritto all'età di 16 anni, dedicata alla mamma. Ho sempre ricordato solo gli ultimi versi di quella poesia, che propongo in coda all'articolo, riguardanti una ipotetica "Madonna del Murillo", per me allora perfettamente sconosciuta. L'amore per l'arte pittorica da cui sono stato attratto molto più tardi mi ha fatto conoscere le opere del grande artista spagnolo, così leggendo l'articolo della bravissima Valentina Muzi riguardante una delle "Madonne del Murillo" più celebrate, ho pensato di offrirlo a voi affezionati frequentatori del sito. Il dipinto del Murillo in questione riecheggia le famose icone bizantine rappresentanti la Madonna "Παναγία Γαλακτοτροφούσα" (Panagia Galaktotrofousa) la "Tutta Santa che Allatta", un esemplare molto venerato è quello nella cattedrale di Cosenza, conosciuto come "Madonna del Pilerio", un altro più vicino a noi si trova nella chiesetta della Madonna delle Armi a Saracena (omonima di quella di Cerchiara) e infine ce n'era una ancora visibile fino a qualche anno fa, nella diruta chiesetta di contrada Giostratico di Cassano Jonio (nella foto a lato del 2010) . La frana che affligge tutta la zona ha reso difficile ormai anche rggiungere il sito. Ora vi lascio all'interessante articolo sulla Madonna del Latte del Murillo. Buona lettura. (A.M.Cavallaro)
Dopo quasi un anno di lavoro, il capolavoro di Bartolomé Esteban Murillo, La Madonna del latte torna in tutto il suo splendore negli spazi di Palazzo Barberini. L’intervento effettuato dal laboratorio di restauro delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, diretto da Chiara Merucci, è stato realizzato grazie ad Alessandra Percoco – per quanto riguarda la sistemazione della tela- e a Vega Santodonato – per ciò che concerne la cornice-, sotto la direzione scientifica di Alessandro Cosma.
COSA CI RACCONTA L’OPERA OGGI?
I delicati trattamenti hanno restituito maggior leggibilità all’opera riconducibile al tardo Seicento, recuperando anche particolari minuti e preziosi, come ad esempio i piccoli boccioli della pianta che si trova dietro la Vergine, nonché i delicatissimi passaggi cromatici delle vesti e del cielo. Ma c’è di più! Grazie alle indagini condotte da Emmebi diagnostica artistica srl e Artelab srl, si è potuto conoscere meglio la tecnica utilizzata da Murillo nonché i pigmenti impiegati. Un caso lampante è il manto blu sulle gambe di Maria, ancora brillante nelle parti rese con lapislazzuli, altresì alterate addove è stato adottato un economico “smalto”. Inoltre, durante il restauro, è stata realizzata per la prima volta anche una radiografia completa del quadro che ha permesso di intravedere la figura di San Francesco inginocchiato, “probabilmente in adorazione”, con un paesaggio che emerge velato dallo strato pittorico sottostante. La scoperta del San Francesco, spiega la responsabile del laboratorio di restauro delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, Chiara Merucci, “è importante anche da un punto di vista conservativo rivelando una stratigrafia molto complessa”. Da qui possiamo desumere che l’artista abbia abbandonato la prima stesura per poi riutilizzare la tela del San Francesco, e reimpiegando alcune parti come l’albero per le ombre del muro o le pieghe del saio per la veste della Vergine. L’opera è stata quindi esposta insieme ad una riproduzione a grandezza naturale della radiografia, nella quale si evince anche il lavoro maniacale dell’artista negli occhi che contraddistinguono la Vergine, ricordati con sentimento anche dallo scrittore Gustave Flaubert.
GLI OCCHI DANZANTI CHE FECERO INNAMORARE GUSTAVE FLAUBERT
La bellezza radiosa e la forza espressiva della Madonna del latte di Bartolomé Esteban Murillo riecheggiano da secoli: l’opera è stata celebrata nel corso dell’Ottocento dai numerosi viaggiatori che incrociavano realmente il suo sguardo. Ricordi appuntati su diari, lettere e articoli di giornale tornano oggi con vigore, come quello firmato da Gustave Flaubert che rimase così colpito dalla tela di Murillo tanto da scrivere all’amico Bouilhet nel 1851: “sono innamorato della Vergine di Murillo della Galleria Corsini. La sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come due lanterne danzanti”. Una frase che si fa immagine, la stessa in cui ci immergiamo noi oggi, e che esemplifica la bravura di Murillo nel dare un’anima viva ai suoi soggetti, compresi quelli religiosi. L’opera, detta anche Madonna zingara – come la definì lo storico Carl Justi nel 1892 –, è una tra le più lodate e ammirate della Galleria Corsini (attualmente chiusa per importanti lavori di ristrutturazione) proprio perché caratterizzata da un fascino unico e particolare. Quest’opera, infatti, faceva parte della collezione del cardinal Neri Maria Corsini (1685-1770) che ne rimase talmente impressionato dal volerla collocare in un luogo intimo e privato del proprio appartamento, la sala dell’alcova, proprio di fronte al proprio letto.
Valentina Muzi
Fonte: www.artribune.com
Chi è Valentina Muzi:
Valentina Muzi nasce e vive a Roma. Diplomata in lingue nel 2011 presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla Facoltà di Studi Storico-Artistici dell’Università di Roma La Sapienza, parallelamente ha frequentato un Executive Master in Management dei Beni Culturali presso la Business School del Sole24Ore di Roma. Dal 2016 svolge attività di traduzione di cataloghi, stesura di testi critici e curatela. Dal 2017 svolge l’attività di giornalista di taglio critico e finanziario per riviste di settore. Attualmente è membro del Board Strategico presso l’Associazione culturale Arteprima nonprofit, Social Media Manager ed è Responsabile organizzativa della piattaforma Arteprima Academy.
La poesia di Gabriele D'ANNUNZIO
Letterina alla mamma
Ti scrivo qui seduto a ‘l balconcino
de la mia cameretta, in faccia ‘l mare
e bacio ogni momento il mazzolino
che ieri mi mandasti a regalare.A tratti a tratti il venticel marino
mi reca un’onda di fragranze care,
e là giù in fondo, avvolto in un divino
tripudio d’ombre e luci il Sol scompare.Co’ l’alma piena dei disii d’amore,
penso a ‘l tuo bacio, a ‘l tuo sospir tremante,
penso a ‘l tuo sguardo, a ‘l tuo riso tranquillo;e… veggo in mezzo a tutto quel fulgore
la tua soave immagine raggiante
siccome una Madonna del Murillo.