(Artemisia Gentileschi: Susanna e i vecchioni)Istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne ricorre il 25 novembre di ogni anno, con l’obiettivo di sensibilizzare le persone di tutto il mondo nei confronti di un tema che, come purtroppo testimoniano i ripetuti fatti di cronaca, rappresenta ancora una piaga intollerabile per la società. La risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite specifica che per violenza sulle donne si intende “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata”.
Istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne ricorre il 25 novembre di ogni anno, con l’obiettivo di sensibilizzare le persone di tutto il mondo nei confronti di un tema che, come purtroppo testimoniano i ripetuti fatti di cronaca, rappresenta ancora una piaga intollerabile per la società. La risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite specifica che per violenza sulle donne si intende “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata”.
Per celebrare la ricorrenza e soprattutto per innescare una ulteriore riflessione sul tema, Artribune (Nota rivista d’arte online) ha scelto di affidarsi alle opere d’arte, andando alla ricerca di quelle in cui vengono raccontate e mostrate storie di donne violentate, oltraggiate e uccise dagli uomini. Tra i temi più trattati dagli artisti di tutti i tempi è l’episodio biblico di Susanna e i vecchioni, di cui proponiamo le versioni di Artemisia Gentileschi e Tintoretto: Susanna viene molestata da due anziani che frequentano la casa di suo marito, e la minacciano di accusarla di adulterio se non si fosse a loro concessa. Sempre di Artemisia Gentileschi sono le due versioni di Giuditta che decapita Oloferne, opere che sono state spesso collegate alla vicenda dello stupro che l’artista subì da Agostino Tassi. Anche la mitologia riserva storie di violenza, come il Ratto di Proserpina da parte del dio Plutone, di cui sono celebri le versioni di Giambologna, Gian Lorenzo Bernini e Rembrandt. È tra gli episodi più noti della storia di Roma il Ratto delle Sabine, anche questo un soggetto che ha ispirato tantissimi artisti, tra cui Pietro da Cortona, Nicolas Poussin e Jacques-Louis David: secondo la tradizione, dopo la fondazione della Città, Romolo si rivolse alle popolazioni vicine per ottenere donne con cui procreare per dare vita alla nuova stirpe. Le popolazioni si rifiutarono e Romolo, con i suoi alleati, rapì le donne con la forza. Tratta di femminicidio l’episodio rappresentato da Tiziano in un affresco alla Scuola del Santo di Padova, il Miracolo del marito geloso: un marito, convinto di essere stato tradito, uccide la moglie; venuto a sapere la verità, chiede perdono a Sant’Antonio, il quale resuscita la donna ingiustamente accusata. La nostra galleria termina con un’opera di Edgar Degas intitolata Lo Stupro, in cui l’artista immortala il momento successivo alla violenza: la ragazza è di spalle, impotente, mentre l’uomo è in piedi, come a sovrastare minacciosamente l’intera scena.
Desirée Maida
Fonte: www.artribune.com
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Tiziano-Miracolo-del-marito-geloso
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