Partecipano psicologi, psicoterapeuti, docenti, sociologi, avvocati e religiosi
Il Centro studi Cresesm (Centro di Ricerche e Studi Economici e Sociali per il Mezzogiorno) ha avviato una ricerca sulla devianza giovanile, alla luce dei gravi episodi di violenza contro adulti e minori registrati in famiglia, a scuola e nella società, per individuarne le cause, gli effetti e i possibili rimedi.
All’indagine partecipano psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, docenti e dirigenti scolastici, sociologi, sessuologi, docenti universitari, responsabili di Centri antiviolenza operanti sui territori, rappresentanti di istituzioni militari e religiose, avvocati della Camera minorile di Castrovillari -ora cessata- facenti capo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Catanzaro,
Partecipano, inoltre, anche alcuni genitori e minori (in stretto anonimato) per studiare l’increscioso quanto pericoloso fenomeno all’interno delle famiglie, in strada (piccoli gruppi di adolescenti e giovani), nella scuola.
Nell’ambiente scolastico gli atti di violenza fisica sono stati registrati sia a carico di coetanei e compagni di classe sia a carico di docenti.
Giova rammentare, inoltre, che la violenza a danno dei giovani viene consumata, a volte, in termini di bullismo, mentre in altre situazioni con atti di violenza fisica e sessuale, con il preoccupante uso di alcol e droghe.
In molti si chiedono se il disagio giovanile contemporaneo sia imputabile al Covid, alla famiglia, alla scuola o agli ambienti frequentati dagli stessi giovani.
Dalle cronache giornalistiche apprendiamo episodi di violenza in famiglia, nei confronti di genitori o nonni che molto spesso portano anche alla morte. A volte per qualche decina di euro.
In alcuni casi, quando la violenza è esercitata nei confronti di ragazze che frequentano la scuola o in altri ambienti giovanili, l’irascibilità dei maschietti diventa oltremodo bestiale, quando lei tenta di interrompere la relazione: “lui” l’aggredisce, la ferisce fino a causarne, qualche volta, la sua morte (vedi i numerosi casi di cronaca).
Allora si rende urgente e necessario individuarne le cause: il tutto è addebitabile all’educazione sbagliata ricevuta in famiglia, al troppo permessivismo, ad esempi mutuati dai social?
La generazione “Z” non riesce ad inserirsi nel mondo contemporaneo. Le agenzie educative sono inadeguate? Oppure bambini, adolescenti e giovani vanno alla ricerca di qualcosa che li soddisfi e il mondo degli adulti non riesce a individuarne il quid: sono forse i rapporti interpersonali con i coetanei, i genitori, i docenti, l’ambiente sociale che non riescono a intercettare le loro esigenze e i loro bisogni? Sono gli adulti che non riescono a capire le esigenze adolescenziali del mondo contemporaneo?
<Recentemente -osserva il coordinatore della ricerca, Martino Zuccaro- è stata pubblicata sulla stampa nazionale la lettera di un giovane che aveva appena conseguita la maturità classica, il quale denunciava che < la scuola -mentre da un lato- è il luogo dove si impara a stare con gli altri e fare comunità, dove si diventa adulti responsabili dei propri gesti; dall’altro, se non raggiungiamo certi standard siamo un fallimento, va data più importanza al risultato, non alla salute mentale o alla nostra felicità: solo merito, performance, eccellenza e disinteresse nei confronti della “costruzione della persona”>.
<Tale dichiarazione pone alcuni interrogativi. La Scuola -continua Zuccaro- si prende cura della condizione emotiva, formativa e morale del giovane? Nel percorso formativo, teso a formare una persona libera, portatrice di valori e di diritti, in relazione all’ambito della comunità scolastica, familiare, sociale, professionale, la Scuola tiene presente -tra gli obiettivi da perseguire- quello di “formare il cittadino” capace di ragionare col proprio cervello, con le sue idee e i suoi principi>?
<Poiché genitori e docenti non riescono a iniziare e sviluppare un dialogo adeguato con i giovani, occorre a tutti costi ricorrere a psicologi, psicoterapeuti e psichiatri?
La pandemia, le lezioni a distanza, la lontananza fisica dai compagni di classe e dai docenti hanno provocato tali disturbi psicologici? Tale “lontananza fisica”, la vita sociale ridotta, la libertà dei movimenti tra i coetanei ha provocato tale frammentazione sociale e familiare? Il processo educativo avviato dalla scuola e dalla famiglia è stato interrotto o inadeguato>?
Le cause di tale situazione di disgregazione sociale e di “quasi rancore strisciante ” nei confronti degli adulti (docenti, nonni e familiari) che hanno provocato anche ripercussioni negative sulle comunità familiari e sociali, possono essere sanate soltanto dallo psicologo/a e dallo psicoterapeuta? Le agenzie educative che operano all’interno di una comunità civili non sono più all’altezza della loro missione?
I giovani sono particolarmente violenti o troppo chiusi in sé stessi. Molti di loro aggrediscono e terrorizzano i propri coetanei e coetanee (bullismo). Verso le coetanee non riescono ad esprimere i propri sentimenti: le aggrediscono violentemente. È soltanto questione di salute mentale?
Per tutti questi motivi il Centro studi CRESESM ha inteso avviare una ricerca con specialisti di varie discipline.
L’UFFICO STAMPA e COMUNICAZIONE
CRESESM