Dalla Giunta regionale della Calabria è giunta nei giorni scorsi la notizia che martedì 19 maggio inizieranno i lavori del terzo megalotto della nuova strada statale 106 nel tratto tra Roseto e Sibari. Si tratta in effetti della posa della “prima pietra” che avverrà a Francavilla Marittima, uno dei comuni attraversati dalla futura strada. Parlando di prima pietra verrebbe spontanea una risatina sardonica, pensando alle migliaia di tonnellate di pietre che, come prevede il progetto, dovranno essere asportate dalle pendici del Pollino, trasportate e quindi sistemate nella piana di Sibari, nel Comune di Cassano Ionio, a costituire un muraglione alto almeno 7 metri per una lunghezza di circa 5 chilometri e che dovrà restare lì, tagliando in due in modo orribile il territorio, per circa 5 anni, finché il sottosuolo non sarà sufficientemente “costipato” da permettere poi la costruzione della massicciata stradale e tutto il resto.
(Foto: bordato in rosso lo stralcio della Gazzetta Ufficiale) Lo abbiamo più volte scritto, ripetuto, detto e ridetto, ma, ovviamente, non c’è più sordo di chi non vuol sentire. Dove sta scritto quel che andiamo predicando da almeno 3 anni? Semplicemente sulla Gazzetta Ufficiale n° 41 del 1° Agosto 2017 che alleghiamo in coda alla presente nota. Spieghiamo con parole più povere: per un tratto di 5 CHILOMETRI, bisognerà accumulare del materiale per un'altezza superiore di circa 2 volte quella del terrapieno finale e lasciare sul posto quella specie di "Vallo di Adriano" per ben 5 ANNI.
Ma di tutto ciò non frega assolutamente alcunché all’assessore regionale alle infrastrutture in carica, ing. Domenica Catalfamo da Reggio Calabria, la quale in una comunicazione ufficiale parla di “un’opera pubblica di enorme rilevanza sia sotto il profilo dell’impatto che avrà sulle infrastrutture di trasporto e sull'accessibilità al territorio regionale, sia per le importantissime ricadute economiche sul territorio”.
Ci piacerebbe sapere se la signora ingegnere è mai stata dalle nostre parti o forse prima d’ora pensava che Sibari facesse parte della Basilicata come ebbe modo di dire in un convegno a Catanzaro Lido il suo illustre concittadino prima che venisse eletto presidente regionale, Giuseppe Scopelliti.
Ma di quel che pensa e dice l’assessore in carica ci interessa molto poco, ci interessa invece sapere se i sindaci dell’area interessata, e soprattutto quello di Cassano, hanno riflettuto bene sullo scempio del territorio che causerà questo progetto così come è stato formulato. Sappiamo bene che tutti i sindaci, nessuno escluso, anche quei pochi che sembrava avessero delle titubanze, sono stati dapprima blanditi dall’ex-governatore Oliverio e rassicurati che qualche loro esigenza “da morti di fame” sarebbe stata soddisfatta; cosa? Ovviamente briciole, una pista ciclabile quà, un’area sosta là, un muretto, una viuzza interpoderale e qualche assunzione per i propri lecchini di paese. Per cosette di questo tipo è stato svenduto il territorio.
Oliverio adesso non c'é più, chi manterrà le promesse di un tempo?
Ma torniamo sui fatti. Intanto l’impresa che si è aggiudicata il lavoro ha cambiato nome, ora si chiama “Webuild Group” e non più “Salini Impregilo”, i pesanti problemi finanziari precedenti sono stati, diciamo, coperti grazie al supporto di Cdp Equity (gruppo Cassa depositi e prestiti) e dei principali istituti finanziari del Paese (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm). Le banche sono alcune di quelle ampiamente foraggiate dallo Stato, mentre la Cassa Depositi e Prestiti gestisce i risparmi degli italiani (sic), quindi i nostri soldi.
Ma c’è da pensare anche al silenzio della soprintendenza dei beni culturali del MIBACT, che, mentre blocca assurdamente i lavori di elettrificazione della ferrovia Sibari-Catanzaro, non ha trovato nulla da eccepire per la salvaguardia del paesaggio e dei territori attraversati dove potrebbero esserci anche dei rilevanti “giacimenti archeologici”, come il compianto e mai dimenticato arch. Maurizio Silenzi Viselli ha più volte ricordato nei suoi numerosi articoli anche da noi pubblicati.
Pare però che anche per l’archeologia di Sibari ci sarà il “contentino”, infatti sono previsti, come interventi accessori, anche dei soldini. Probabilmente perché le decine di milioni ricevute nel dopo alluvione non sono state sufficienti, essendo state spese così male che a tutt’oggi l’area archeologica non è pienamente visitabile.
L’assessore (nella foto a lato), nella sua nota, ci spiega che l’avvio operativo del cantiere è stato possibile anche grazie ad una stretta sinergia avviata nelle scorse settimane con la struttura territoriale di Anas tramite “un tavolo operativo congiunto che opera in maniera permanente presso il Dipartimento Regionale alla Infrastrutture per consentire di superare alcune problematiche connesse all’ottenimento delle ultime autorizzazioni necessarie per l’esecuzione dei lavori, gran parte delle quali di competenza di diversi dipartimenti della Regione Calabria. Ciò ha consentito di superare gli ultimi ostacoli all’avvio di un intervento atteso ormai da circa un decennio. Tra Regione e Anas è stato concordato un cronoprogramma per consentire di ottenere tutti i necessari permessi alle diverse e successive fasi di cantierizzazione dell’intera area interessata dei lavori (si tratta di un tronco stradale lungo ben 38 km per cui la cantierizzazione avverrà ovviamente in fasi e tempi successivi, in relazione al cronoprogramma dei lavori)”.
Praticamente è grazie a lei che si è sbloccato tutto l’ambaradan burocratico, non ci resta che ringraziare con le lacrime agli occhi.
Ma il mega-cantiere sarà anche un’altra grande risorsa per combattere la disoccupazione, infatti vengono sbandierati ben 1500 posti di lavoro (alcuni giornali scrivono addirittura di 3mila), insomma nei sette anni che dovrebbero durare i lavori ci sarà “pane” per tutti, forse anche per chi avrà in mano gli “assi” e le “briscole” giuste. Intanto godiamoci questa “prima pietra”, chissà quanti riusciranno a vedere l’ ultima.
Una ulteriore noterella, nessuna testata giornalistica ha manifestato il benchè minimo dissenso verso questo 3° megalotto, qualcuno si è "autorevolmente" limitato a diffondere solo i messaggi dei potenti di turno ed altri si sono sbrodolati in sperticate lodi. Viva la libertà di stampa.
Antonio Michele Cavallaro