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Alla base della guerra: come sempre il potere economico

putin_zelensky.jpgL’ulteriore invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin (dopo quella del 2014), nulla ha a che vedere con rivendicazioni storiche, etniche o anti-neonazisti ma semplicemente col fatto che l’oligarchia di Putin comincia a traballare.

Vladimir Putin ha modificato la costituzione al fine di rimanere al potere, fatto questo gravissimo, di cui però i governanti occidentali pare non siano rimasti molto scossi e gli stessi russi hanno accettato senza, o quasi, alcun accenno di protesta, cosa questa che la dice lunga sulla qualità di democrazia ottenuta dopo la liberazione dal pesante giogo sovietico. Il popolo russo, dopo secoli di dittature di vario genere (dagli zar al soviet), probabilmente non è ancora entrato nell’ordine di idee che la “democrazia” per essere veramente tale deve essere vissuta giorno dopo giorno con un impegno politico costante da parte di tutti ed ha accettato passivamente che il sig. Putin a poco a poco concentrasse nelle sue mani tutto il potere politico e, ovviamente, anche quello economico.

Di fatto è diventato un dittatore concentrando nelle sue mani e in quelle del suo cerchio di conoscenze ogni tipo di decisioni che si ripercuotono sull’intero stato. I russi se ne renderanno conto quando l’ubriacatura da “fasulla democrazia” finirà, alcune avvisaglie le stanno già percependo, soprattutto le classi meno fortunate.

I profitti del gruppo oligarchico putiniano, invece di essere reinvestiti in Russia, sono troppo spesso celati in conti segreti nelle banche dei paradisi fiscali: ma questi lauti "bottini", sempre che le pesanti sanzioni in atto saranno mantenute, non porteranno vantaggi neanche ai super-ricchi suoi amici e, quindi, l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, molto probabilmente decreterà la fine politica di Putin che ha mentito al mondo intero, russi inclusi.

Nel 1994 l’Ucraina cedette le sue testate nucleari ex sovietiche alla Russia in cambio di un patto di non aggressione che non è mai stato rispettato da quest’ultima.

I Paesi dell’Est Europa che hanno aderito alla NATO lo hanno fatto da Paesi finalmente liberi dal giogo sovietico russo, lo stesso che Putin vorrebbe evidentemente riesumare. L’ulteriore invasione dell’Ucraina è solo un modo per distogliere l’attenzione dei russi dalla sperequazione, dai metodi brutali adottati per contrastare l’opposizione politica e dagli innumerevoli gravissimi problemi irrisolti ma soprattutto serve a conquistare le materie prime dell’Ucraina che finiranno anche queste nelle mani degli oligarchi amici di Putin, mentre i soldati russi continueranno a uccidere e a morire sul campo, senza trarne alcun beneficio.

Putin, ricordiamolo, é figlio del KGB sovietico, ma non ha calcolato che i suoi soldati non sono figli della sua generazione che subirono il lavaggio del cervello della propaganda comunista, ma giovani del 21° secolo che accedono all’informazione in modo diretto e che comprendono benissimo che la strategia adottata è completamente fuori tempo e, se non era accettabile negli anni ’30 del secolo scorso, quando venne adottata dalla Germania nazista e dalla Russia comunista al momento dell’invasione della Polonia nel 1939 scatenando la seconda guerra mondiale, di sicuro non è accettabile oggi. Ma vediamo cos’è che interessa veramente a Putin e al suo gruppo di “amici” oligarchi.

L’Ucraina occupa posizioni rilevanti nel mondo intero per riserve di importanti materie prime che si trovano nel suo territorio.

1° in Europa per riserve accertate di minerali di uranio.

2° posto in Europa (10° posto nel mondo) per riserve di minerale di titanio.

2° posto al mondo per riserve esplorate di minerali di manganese.

2° riserva di minerale di ferro più grande del mondo.

2° posto in Europa per riserve di minerale di mercurio.

3° posto in Europa (13° nel mondo) per le riserve di gas da argille.

4° posto al mondo per valore totale delle risorse naturali.

7° posto nel mondo per le riserve di carbone.

L’occidente, che avrebbe dovuto prevedere le intenzioni di Putin, è rimasto spiazzato da questa invasione repentina ben studiata a tavolino, ed è proprio su questo che contava l’aggressore per portare a compimento il progetto di fare dell’Ucraina una “dependence” del novello “impero russo”. Fra qualche settimana, forse meno, è possibile che la “normalità imposta da Putin sarà stabilizzata, ma se il popolo russo non provvederà a disfarsi del suo dittatore, dovremo aspettarci altre e più pericolose “alzate d’ingegno” tendenti a destabilizzare il già traballante ordine mondiale.

La PACE tanto reclamata da ogni dove, d’altronde, è una pace falsa, le cosiddette democrazie liberistiche tendono sempre più alla concentrazione di capitali e a diminuire allo stretto necessario la redistribuzione dei guadagni sul popolo finché prima o poi qualcuno non se ne renderà conto e si comincerà tutto daccapo: rivoluzioni, occupazioni, stragi e guerre, intendiamoci, sempre in nome della PACE.

Di quel che sta accadendo in Ucraina, una parte di responsabilità è anche del presidente Zelensky, lo dice l’ex- Generale Paolo Inzerilli, ex Capo di Stato Maggiore del Sismi e per 12 anni comandante della Gladio (struttura militare segreta appartenente alla rete internazionale Stay-behind creata per contrastare una possibile invasione nell’Europa occidentale da parte dell’Unione Sovietica) che dichiara: «Credo che nessuno possa avere dubbi sul mio sentimento anti russo, però questa volta sono piuttosto perplesso e più ‘putiniano’ che non ‘zelenskyano’. Sono più dalla parte di Putin che non da quella di Zelensky. Io ho due pallini, la storia e la geografia – spiega il Generale -, ma in genere la gente evita di ricordare ciò che è successo nel passato. La Russia, fin da quando era zarista, è sempre stato un Paese a disagio perché si è sempre sentita circondata, in qualche modo bloccata, sentivano di non avere libertà di movimento. Con l’Unione Sovietica era lo stesso, perché è stata creata la Nato contro l’eventuale espansionismo sovietico. La situazione, dunque, si è tramandata.

Tutto quello che sta succedendo adesso, perciò, è sempre dovuto al fatto che la Russia, non più Unione Sovietica, ha paura, si sente circondata da Paesi ostili. E il presidente dell’Ucraina, Zelensky, a mio parere fa una dimostrazione di forza quando in effetti tutto quello che la Russia ha chiesto è la dichiarazione ufficiale di non ingresso dell’Ucraina nella Nato e la demilitarizzazione del Paese. Ecco, non mi sembrano richieste assurde, ma Zelensky non ne vuole sapere».

Se si tiene conto della sperequazione delle forze in campo tra Russia e Ucraina è chiaro che Zelensky avrebbe dovuto riflettere bene sui pericoli che avrebbero corso lui e i suoi connazionali non accettando le proposte di Putin, ma personalmente sono convinto che sperava in un intervento in suo aiuto dei paesi europei, i quali, invece, temendo in un allargamento del conflitto, hanno pensato di guardarsene bene. Ma, mandare armi agli ucraini non può essere considerata alla stregua di una dichiarazione di guerra?

Per il momento non ci resta che accogliere i profughi con amore e senso di solidarietà, strano però che questi sentimenti non li abbiamo provati per i siriani o per gli africani che a decine di migliaia morivano dalle loro parti per guerre altrettanto stupide e molto più sanguinose, non sarà che questa volta il fuoco della mitraglia e degli incendi, ce lo sentiamo troppo vicino al sederino?

Considerazioni di Matteo Cornelius Sullivan con aggiunte di Tonino Cavallaro.

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