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Il vero volto del Governo Draghi: né verde né keynesiano

numeri-pari-verticcale-sito.jpgNel tentativo di esprimere il mio personale disappunto per le decisioni “scellerate” che questo governo del prof. Draghi, osannato come salvatore della patria, sta prendendo in modo lento ma deciso, quasi senza che ce ne accorgiamo, mi sono imbattuto nel magnifico articolo che segue, che rispecchia perfettamente il mio pensiero e penso di una moltitudine di italiani. Ve lo propongo come fosse mio, ma è stato pubblicato sul sito www.numeripari.org che vi invito a visitare e di meditarne i contenuti condivisibili da tutti coloro che hanno ancora un minimo di coscienza civile e “umana” a prescindere dai credo e dalle utopie. (Antonio Michele Cavallaro)

Sblocco dei licenziamenti dal 1° luglio; semplificazione del codice degli appalti senza creare nuove garanzie; nessuna misura di redistribuzione della ricchezza; nessuna riforma della pubblica amministrazione; nessuna riforma fiscale; nessun progetto di riforma del modello di welfare; nessun investimento strategico sulla sanità territoriale, l’istruzione, la ricerca e le nuove generazioni; nessun piano di investimento strutturale per l’edilizia popolare, il recupero e il riutilizzo di immobili pubblici dismessi e privati invenduti; nessun programma per sconfiggere la dispersione scolastica e la povertà educativa; nessuna riconversione ecologica ma il paradosso di veder riproposti vecchi e superati megaprogetti come il ponte dello Stretto e le trivelle nell’adriatico. Reinserito nel DEF invece il disegno di legge per l’autonomia differenziata, nonostante la pandemia abbia evidenziato le insufficienze strutturali del Servizio Sanitario Nazionale pubblico causate dalla regionalizzazione, dalle politiche di austerità e dalle privatizzazioni attuate negli ultimi 20 anni. In compenso tanti soldi alle imprese, specie a quelle del nord, senza nessuna condizionalità.

Dopo la favola del Draghi verde, le scelte e i numeri raccontano di un governo sempre più espressione degli interessi di Confindustria, che non interviene in maniera adeguata a contrastare il dramma dell’aumento senza precedenti delle disuguaglianze e della povertà. La priorità del Governo Draghi è il perseguimento di quello stesso modello economico e culturale che ha provocato la crisi e che impedisce il cambiamento. Siamo dinanzi al tradimento della Costituzione che stabilisce come prioritari i diritti sociali fondamentali e obbliga la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Questo è quello che emerge dal consiglio dei Ministri che si è tenuto lunedì 24 maggio. Il Governo Draghi si dimostra attento unicamente alle richieste di Confindustria, scegliendo di stare dalla parte dei più ricchi e dei più forti, mentre nel paese continuano a crescere disuguaglianze, povertà, precarietà e disagio sociale e psichico. Un paese sempre più fragile e disuguale: 6 milioni di persone in povertà assoluta, oltre 9 milioni in povertà relativa, disoccupazione sopra il 10%, più di 950 mila posti di lavoro persi dall’inizio della pandemia e milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, per citare solo alcuni dati. Un quadro drammatico in cui l’aumento senza precedenti delle disuguaglianze sociali, causato e favorito dall’assenza di politiche pubbliche e di investimenti adeguati da parte dello Stato, finiscono per favorire gli interessi delle organizzazioni criminali. Sono proprio le mafie che continuano a mettere in campo un welfare sostitutivo capillare attraverso il quale rimpiazzano l’assenza di politiche sociali efficaci e rafforzano il loro potere di penetrazione sui territori. Disponendo di liquidità e approfittando della crisi, si impadroniscono di intere filiere produttive, investono nella finanza e studiano come mettere le mani sui soldi che arriveranno dal Next Generetion EU. Quando la politica è debole, come in questo caso, sono le mafie a essere forti. Ma quello che ci preoccupa di più è l’assenza di qualsiasi opposizione rispetto alle proposte e le scelte di un Governo che è l’espressione più compiuta di un modello economico e culturale ormai insostenibile in termini sociali, economici, ambientali e sanitari. La relazione tra collasso climatico, riduzione della biodiversità e coronavirus, dimostra una volta di più che siamo davanti a crisi figlie dell’insostenibilità del modello di sviluppo liberista. Ingiustizie sociali, ambientali ed ecologiche sono gli “effetti collaterali” di un modello economico per sua natura insostenibile. Abbiamo la necessità e l’urgenza di cambiare, per costruire un punto di vista che metta insieme giustizia sociale, giustizia ambientale e giustizia ecologica. Abbiamo bisogno di dare voce e rappresentanza politica alla stragrande maggioranza della popolazione che è stata in questi anni indebolita e impoverita e che non troverà nessuna risposta efficace in un modello che per sua natura ha bisogno delle disuguaglianze, di sottopagare il lavoro e di spremere per i propri interessi tutte le risorse, comprese quelle esauribili, del nostro pianeta, minando il nostro diritto alla vita e quello delle generazioni che verranno.

Al Governo Draghi e al Parlamento continuiamo ad avanzare le proposte che sono frutto del lavoro di oltre 600 realtà sociali. Le stesse che in questi anni di crisi hanno continuato a promuovere solidarietà, cooperazione e mutualismo garantendo risposte concrete a decine di migliaia di persone lasciate indietro anche in piena pandemia.

Reddito di dignità; garanzia del diritto all’abitare tramite l’utilizzo del patrimonio pubblico disponibile, dell’invenduto, del confiscato e calmierazione dei fitti; investimenti nel servizio sanitario nazionale; aumento del Fondo Nazione Politiche Sociali ai livelli del 2008; riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica da portare avanti in maniera pianificata, inclusiva, equa e partecipata attraverso investimenti pubblici, lavori di cittadinanza, socializzazione delle infrastrutture strategiche e attività di riproduzione socio ecologica e di cura del vivente: unica strada per creare lavoro così da garantire la salute dei lavoratori e contrastare cambiamento climatico e inquinamento ambientale; riforma fiscale e patrimoniale su grandi ricchezze per recuperare i fondi necessari. Queste continuano a essere le uniche proposte efficaci per uscire dalla crisi e garantire dignità e democrazia economica a partire da milioni di persone a cui è stata negata.


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