Dopo qualche mese di assenza, sono tornato a frequentare un po’ più assiduamente l’abitato di Sibari ed ho notato qualche piccolo cambiamento (non sostanziale). Di primo acchito avevo scritto “Sibari centro”, ma mi sono corretto subito, perché onestamente non saprei quale punto urbano del paese indicare come “centro”. Di solito si indica così l’area urbana ricadente in una piazza, una via o una chiesa importante, il palazzo comunale, un luogo, insomma più frequentato dalla popolazione. Purtroppo devo ammettere che un luogo simile a Sibari non esiste, una volta (sembrano trascorsi anni luce) la stazione ferroviaria era un punto d’incontro quasi obbligato e poi c’era la zona della Clinica “Madonna delle Grazie”, sul tragitto la Chiesa su piazza Sant’Eusebio, e il dopolavoro ferroviario con campetto per la pallacanestro e il campo di bocce alle spalle della chiesa con la sede dell’associazione che lo gestiva, il passaggio a livello con altri punti importanti di aggregazione: la Chiesetta di San Giuseppe, il tabacchino Cortese, il bar dell’hotel Magna Grecia del cav. Fortino, lì vicino la banca e le attività importanti di via Taranto e poi, e poi, e poi… Il mio amarcord sarebbe infinito ma un ultimo ricordo è doveroso e riguarda i bambini e i ragazzi più grandicelli che scorrazzavano nel sagrato delle chiese di San Giuseppe e di San Eusebio con l’oratorio che li accoglieva sotto lo sguardo benevolo di p. Giovanni, p. Giuseppe, p. Francesco, p. Lazzaro, don Francesco, don Michele ecc. …. Intere generazioni cresciute all’ombra della Chiesa con genitori che li lasciavano lì con fiducia sapendo che i loro figli erano affidati a chi sapeva infondere loro sentimenti di Fede, di rispetto, di doveri da compiere. Nella mia passeggiata degli ultimi giorni il mio andare mi ha portato verso la nuovissima Chiesa di Gesù Buon Pastore, (non si poteva scegliere un luogo più disgraziato per la moderna costruzione) ed ho notato degli striminziti marciapiedi realizzati di recente e un monumento dedicato a San Francesco di Paola che campeggia al centro della piazzetta non asfaltata che funge anche da parcheggio. Per i marciapiedi uso il termine striminziti perché non superano il metro circa di larghezza, quando la normativa vigente per simili manufatti urbani dice che dovrebbero essere di almeno un metro e mezzo per permettere ai disabili con carrozzina di poter effettuare inversione di marcia in sicurezza, però “meglio di niente”, come ormai siamo abituati a dire ogni volta che qualcuno si degna di fare qualcosa in questa frazione che é il centro trainante dell’economia dell’intero comune, ma viene sempre considerata l’ultima della classe. Ho notato che i bei locali annessi alla chiesa erano chiusi, alle 5 del pomeriggio, nessun bambino e nessun segno di vita. Ma torniamo al monumento, mi avvicino e leggo una targa dalla quale si arguisce che la statua di San Francesco è stata donata a devozione di una famiglia, a me sconosciuta, di Corigliano-Rossano. tutto ciò è accaduto recentemente, il 17 dicembre dello scorso anno. Ho chiesto in giro a qualche conoscente e mi è stato detto che l’annuncio del monumento é stato dato nella scorsa primavera e che il tutto è stato portato avanti su iniziativa del parroco, coriglianese, che a Sibari è presente giusto per il minimo indispensabile, cioè celebrare le SS. Messe e le altre funzioni particolari come matrimoni, funerali, battesimi e festività religiose alle quali non può sottrarsi. Il resto del suo tempo lo trascorre al suo paesello dove certamente ha delle frequentazioni più assidue di quelle riservate ai suoi parrocchiani. Ed è proprio fra quelle sue amicizie che ha cercato e trovato i “benefattori” per il monumento al Santo di Paola. Nella targa leggiamo: “A San Francesco di Paola Patrono di Calabria in cui rifulse la vampa della Divina Carità Sibari affida i suoi figli”. Beh la dedica che dovrebbe essere a effetto, in me ha suscitato parecchia meraviglia (è un eufemismo). Se fossero stati i sibariti con donazioni collettive a realizzare il monumento la frase avrebbe avuto un senso, ma il parroco non ha lanciato una raccolta di fondi per coinvolgere l’intera popolazione, troppo faticoso, è andato a cercare nei luoghi a lui più congeniali, nella sua Corigliano dove aspira, probabilmente, ad andare a “sistemarsi” definitivamente, dopo essere stato ordinato presso la diocesi di San Marco (perché mai non a Rossano sua diocesi di appartenenza?). Da cittadino sibarita mi sento in dovere di ringraziare la generosa famiglia di Corigliano che “motu proprio” ha inteso affidare alle caritatevoli cure di San Francesco tutti gli abitanti del nostro paesino, peccato che non sia stata avvertita che come patrono i sibariti hanno scelto molti anni fa un altro santo: San Giuseppe, non vorremmo che dopo questa bella alzata d’ingegno i due santi non entrino in “conflitto d’interessi” ed abbandonino definitivamente al proprio destino Sibari con tutte le sue contrade. Amen.
Antonio Michele Cavallaro