(Foto: il cav. Tancredi è in alto a destra, con la mano sulla spalla di un altro meritevole imprenditore di Cassano l'ing. Camillo Toscano al cui fianco siede il vescovo mons. Raffaele Basrbieri) La notizia diffusa dall'ufficio stampa del Comune di Cassano dell'intitolazione di una piazzetta alla memoria di un cittadino benemerito come il cav. Biagio Tancredi, amico di mio padre e che io chiamavo confidenzialmente Zio Biagio, mi ha fatto molto piacere. Le motivazioni della decisione sono ampiamente descritte nel comunicato che potrete leggere in coda a questa nota, ma voglio raccontare un episodio che la dice lunga sulla capacità di comprensione e di magnanimità nei confronti dei bisognosi del cav.Tancredi, anche quando non si comportavano in modo particolarmente corretto. Ed ecco il fatto. Siamo alla fine degli anni '50, mio padre, appuntato dei carabinieri, insieme ad un giovane collega era stato comandato di servizio di pattuglia a piedi nelle campagne tra Cassano e Francavilla, dalla mezzanotte alle 4. All'epoca i pattugliamenti venivano effettuati a piedi o in bicicletta, mio padre gran camminatore, preferiva andare a piedi. Quella notte giunti al punto convenuto del servizio, invece di tornare per la strada, i due carabinieri decisero di tagliare per i campi passando attraverso un uliveto del cav. Tancredi. Ad un certo punto fra gli alberi, notarono in lontananza un camioncino con i fari accesi intorno al quale si affaccendava una decina di uomini intenti a raccogliere olive. Si trattava chiaramente di ladri. All'epoca si rubava per bisogno anche le olive, oggi a parlarne sembrerebbe ridicolo, ma spesso i ladri abitudinari approfittavano della necessità per convincere persone, di solito non dedite a ruberie, di dare una mano. Così era in quell'occasione. Mio padre lasciò il giovane collega dietro un ulivo col moschetto puntato e l'ordine di sparare in aria se le cose si fossero messe male, mentre egli si avvicinava a quello che era il caporione. Costui (Ovviamente so di chi si trattava, ma non è il caso di rivelarlo visto che lui è morto e i figli e i nipoti sono onesti cittadini) quando si accorse della sua presenza non si scompose per nulla e con una facciatosta incredibile, salutò cordialmente dicendo che erano lì su richiesta del proprietario, il cav Tancredi appunto, e che avevano cominciato di notte per finire prima. Era chiaramente una bugia, il tizio in questione, affatto stupido, capì che era meglio non insistere, soprattutto perchè aveva pensato che Ciccio Cavallaro non poteva essere solo, e mentre gli altri continuavano la raccolta, preso in disparte, confessò il vero. Gli altri erano tutti poveri braccianti che avrebbero avuto a fine nottata probabilmente una sacco di olive ciascuno. Così lì per lì, l'appuntato decise di far scaricare i sacchi per terra e di lasciare sul camioncino una piccola quantità per ciascuno di loro, intanto l'altro carabiniere si era avvicinato a distanza di sicurezza col moschetto puntato. Il caporione che aveva accennato un moto di ribellione, capita l'antifona, non perse tempo a mettere in moto e partire a tutta birra portando via quel poco che gli era stato concesso e gli uomini che intanto erano saliti sul cassone, ben contenti che, tutto sommato, gli era andata ancora bene. A quel punto bisognava avvertire il proprietario: il carabiniere restò lì, mentre mio padre, raggiunse Lauropoli e alle 3 del mattino, bussò alla porta dell'abitazione di don Biagio, il quale col suo vocione chiese chi fosse lo scostumato che in piena notte disturbava il suo sonno, ma quando vide che si trattava dell'amico Ciccio scese immeditamente ed ascoltato quel che era accaduto, non pose tempo in mezzo, infilò i pantaloni ed una delle sue palandrane e in macchina riaccompagnò Ciccio Cavallaro sul luogo del "misfatto". Mio padre gli disse chi fosse il vero colpevole e chi erano gli altri, alcuni dei quali anche suoi lavoranti occasionali, si guardarono negli occhi, senza parlare ambedue avevano deciso di non denunciare i poveretti. Il malandrino successivamente pagò anche per quella malefatta, ma questa è un'altra storia. Mio padre e il cav. Tancredi sono morti da tanti anni, e pure il delinquente, raccontare il fatto non può nuocere più ad alcuno, mi è parso doveroso raccontarlo a memoria di persone d'altri tempi, in cui la generosità era quasi un dovere. (Antonio M.Cavallaro)
DELIBERATA LA RICHIESTA DI INTITOLAZIONE DELLA PIAZZETTA UBICATA ALLA VIA FIUME DELLA FRAZIONE LAUROPOLI AL CAVALIERE BIAGIO TANCREDI.
Su proposta del sindaco Gianni Papasso, che ha relazionato in merito, la giunta comunale ha deliberato di richiedere l’autorizzazione al Prefetto di Cosenza per procedere all’intitolazione al Cav.Biagio Tancredi, imprenditore agricolo, sindacalista, nato il 2 agosto 1903 a San Severino Lucano in provincia di Potenza e deceduto in Cassano All’Ionio il 6 marzo 1997, la piazzetta ubicata in un’area confinante a Nord-Ovest con Via Brindisi, a Nord-Est con via Modena e a Sud-Est con Via Fiume della Frazione Lauropoli del Comune di Cassano All’Ionio, che non presenta alcuna denominazione, per come certificato dall’Ufficio tecnico Comunale. A sostegno del deliberato, viene sottolineato che il Cav. Biagio Tancredi è stato uno dei personaggi più esemplari del Comune di Cassano all’Ionio, punto di riferimento per l’intera comunità. Con il suo impegno e la sua dedizione al lavoro è stato capace, a partire dal 1950, ad ampliare la propria azienda di famiglia, avviando la messa in opera dell’agricoltura intensiva che, per la realtà storica, venne intesa come una vera e propria rivoluzione, contribuendo in larga misura ad alleviare la piaga della mancanza di lavoro nel settore agricolo. Nell’atto dell’esecutivo cassanese, si evidenzia, inoltre, che il Cav. Biagio Tancredi è stato un uomo coraggioso, di sistema e di gruppo, con lo sguardo sempre proiettato verso il futuro e l’innovazione, coniugando l’attività di imprenditore agricolo con quella di cittadino impegnato, prodigandosi in azioni che potessero contribuire al miglioramento della sua categoria, della sua azienda e della sua comunità. Oltre ad essere stato un fervente rappresentante dei lavoratori del comparto agricolo, partecipando a numerose giornate di sciopero e alle lotte contadine, il Cav. Tancredi è stato vicepresidente, consigliere fondatore o presidente di associazioni di categoria come il Consorzio Agrario Provinciale di Cosenza, l’Associazione Provinciale Allevatori Ovini, vicepresidente dell’Unione Agricoltori di Cosenza, della Bruzia e dell’Aprol, consulente del Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle del Crati. Durante la sua proficua e lunga attività di agricoltore e sindacalista di settore, si è rapportato, condividendone linee di indirizzo o promuovendo soluzioni ai tanti problemi del comparto, con ministri, parlamentari, assessori regionali, ricercatori e professori universitari. Il Cav. Tancredi nel 1949 ha ricoperto anche la carica di Consigliere Comunale del Comune di Cassano All’Ionio e per il suo attivismo, la sua lungimiranza, le sue capacità imprenditoriali e per la sua intensa attività sindacale a favore dei lavoratori agricoli, ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti, come, in particolare la nomina, da parte del Presidente Saragat di Cavaliere della Repubblica il 26 marzo del 1966 e di Cavaliere Ufficiale della Repubblica, da parte del Presidente Cossiga, il 27 Dicembre del 1987. L’Ufficio Tecnico Comunale – Settore LL.PP. – è stato incaricato di apporre agli estremi della piazzetta individuata appropriate targhe segnaletiche di materiale resistente con l’indicazione della denominazione. Copia della deliberazione, dichiarata immediatamente esecutiva, è stata trasmessa alla Prefettura di Cosenza, per i provvedimenti previsti dall’Art. 1 della Legge 23 giugno 1927, n. 1188, per la prescritta autorizzazione, nonché agli Uffici nLL.PP. e Demografici per quanto di competenza.
Il Capo Ufficio Stampa – Mimmo Petroni