Carissimi amici, tutte le mattine appena alzato dedico almeno una mezz'ora alla lettura di materiale nel campo della musica, utile a raccogliere spunti e notizie interessanti da comunicarvi. Ieri mattina ho letto una bellissima lettera che George Bizet scrisse alla madre durante il suo soggiorno a Roma in occasione della sua vittoria al prestigioso Prix de Rome del 1857.
Gli anni trascorsi a Roma (nel superbo palazzo di Villa Medici dell'Accademia di Francia) furono probabilmente i più felici della sua breve vita (Bizet morì a soli 37 anni). Egli seguì i saggi consigli di Gounod che gli raccomandava di aprire il cuore come un bambino a tutto ciò che Roma offriva «nella sua incomparabile ed inesauribile abbondanza» e di ammirare tutto quello che poteva, perché «l'ammirazione allarga l'anima».
Bellissime parole. Bizet "allargò la sua anima" a tal punto che scrisse anche una sinfonia dedicata alla città eterna, la sinfonia "Roma", che potete ascoltare CLICCANDO QUI' .
Nel 1858, da Roma scrisse alla madre una toccante lettera nella quale esprimeva tutta la sua gioia e la sua gratitudine per il privilegio di vivere quell'esperienza. Riporto di seguito la parte finale di questa lettera, e lascio a voi tutte le considerazioni che queste parole possono suscitare:
"È delizioso. Le aurore e i tramonti sono splendidi. Il mio sogno è venire a comporre qui, più tardi. Si lavora meglio a Roma che a Parigi. Più vado avanti e più considero imbecilli coloro che non sono riusciti a comprendere la fortuna del pensionato dell'Accademia. Del resto, ho notato che questi ultimi non hanno mai fatto grandi cose. Halévy, Thomas, Gounod, Berlioz, Massé, hanno le lacrime agli occhi quando parlano di Roma. Leborne, Galibert, Cohen, Elwart attribuiscono la loro nullità al tempo che hanno perso, loro dicono, all'Accademia. Io sono più che mai certo del mio avvenire, non che io creda di non aver più nulla da fare, ma perché penso che posso e perché voglio". G.Bizet, lettera alla madre - Roma 16 maggio 1858
Luigi Maffeo