Molto spesso mi ritrovo a pensare alle emozioni che può provare chi teme di essere abbandonato. L’esperienza che sto vivendo con Rex produce in me anche queste riflessioni. Malgrado lui sappia che non succederà mai, io riesco a cogliere le sue emozioni.
Non è la storia di Dex, è la storia importante di Rex, unica, sua, irripetibile. E’ una storia di partecipazione. Anche lui riesce a leggere e cogliere le mie.
E’ un pensiero che nasce dall’osservazione, dalla conoscenza, dall’esperienza, dallo studio attento del suo comportamento, che cambia in relazione alle situazioni e alle persone.
Tuttavia, si riferisce al suo rapporto con me.
Si fida. Ha Fiducia. E’ una Fiducia che nasce dalla sicurezza che gli garantisco, con la mia presenza e le mie attenzioni.
Timore e Fiducia sembrerebbero palesemente in contraddizione, ma possono convivere quando, proprio in questo contesto di idee, si legano al concetto di inevitabile dipendenza.
Aggressivo? No, protettivo. Attento anche lui nei miei confronti. Un episodio tra tanti lo dimostra appieno. Il pomeriggio del 12 febbraio qualcosa mi ha punto in giardino. Ho letto la preoccupazione nei suoi occhi e le sue attenzioni si sono triplicate.
Il giorno dopo ho assistito, questa volta con i miei occhi, a una scena che non dimenticherò mai. La voglio scrivere, immortalare con le parole, proprio per darle corpo e rileggerne le sfumature anche a posteriori, quando vorrò rievocarla. Non mi ha dato la possibilità di esprimermi, malgrado apprezzi notoriamente molto fare uso del dono della parola. Pochi istanti che hanno racchiuso una quantità inestimabile di segnali comunicativi ed espressivi importantissimi. Ha avvicinato improvvisamente il suo muso al mio piede, quello malato, ed è corso fuori di corsa ad abbaiare. Era una richiesta di aiuto. In strada non c’era nessuno, non c’era nessuno a cui dover abbaiare per qualsiasi altro motivo. Era una evidente richiesta di aiuto, un tentativo di attirare l’attenzione perché qualcuno potesse aiutare me. Un tentativo inutile, ma per me importantissimo. Nessuno si avvicinò per capirne il motivo. Nessuno ne fu incuriosito. Ritornò da me e continuò a guardarmi. Aggressivo? Docile? Non è un cane da aggettivare. L’espressione che uso spesso è “contestualizzare”. E’ piaciuta a molti, l’hanno persino adottata. Vale anche per altro. Nel suo caso specifico, il suo comportamento dipende dalle circostanze e dalle persone, dal loro comportamento e da quello che gli trasmettono. In fondo, proprio come me. E’ umano.
Esperienza questa trasferibile? Bisogna Essere, essere all’altezza.
Dina Milone (Fortunata Adele Milone)
(foto: dal web)