Abbiamo il grande onore e il piacere incommensurabile di pubblicare un breve articolo che racconta della Sibari della seconda metà dello scorso secolo, quando la locale Parrocchia San Giuseppe era retta dai Missionari Redentoristi. Il pezzo redatto dal giovane sibarita prof. Amerigo SIMONE (nella foto a lato) è apparso sulle pagine della rivista "In Cammino con San Gerardo", diffusa dai Padri Liguorini, del mese di novembre 2021. L'autore, valente giovane di Sibari, ha ringraziato la Redazione della Rivista e quanti hanno contribuito, con le loro testimonianze, alla realizzazione di questo articolo e un ringraziamento particolare a Maurizio Guarino che ha appositamente scattato le splendide foto che fanno da corredo all'articolo.
Noi della redazione di infosibari.it, ringraziamo lui per queste note e per averci concesso di pubblicarle a nostra volta per diffonderle anche al di fuori della comunità sibarita. Ricordiamo anche noi l'affabilità e la disponibilità dei padri Redentoristi che per tanti anni hanno profuso sul territorio tesori di sapienza, pazienza e bontà. Buona lettura. (La redazione)
Nella società liquida del Terzo Millennio – per usare un’ormai nota espressione di Zygmunt Bauman -, in un mondo che corre spedito e tutto consuma velocemente riversandosi in mille, disordinati rivoli, ci sarà spazio per la perseveranza, ora che l’idea stessa di eterno è temuta e che il per sempre è diventato un tabù? Tutto porta a pensare che la risposta a questa domanda non possa che essere negativa. In effetti, spesso è ormai così. Ma ci sono delle eccezioni, delle piccole realtà in cui il tempo, pur scorrendo inesorabile, scalfisce meno violentemente ricordi ed esperienze, e soprattutto non impedisce che quei momenti vissuti ormai in un passato sempre più lontano continuino a generare piccoli, grandi scelte, a dettare stili, a influenzare comportamenti, perché tutto ciò che è stato non è scomparso ma ha lasciato un segno, ha messo radici e, come una talea, pur lontano dalla pianta madre continua – a volte anche con qualche sofferenza - a crescere e germogliare.
(Sibari - la chiesa di San Giuseppe in una vecchia foto degli anni '30) È quanto successo a Sibari con l’esperienza redentorista che ha fortemente caratterizzato per decenni la vita spirituale e comunitaria di un intero borgo, seppur geograficamente e culturalmente frammentato, esperienza la cui impronta continua a riconoscersi non solo nei luoghi e nei ricordi della gente, non solo nelle feste, nelle tradizioni e nella forte e ininterrotta devozione verso San Gerardo, ma anche nello stile di vita cristiana di molte famiglie. Le testimonianze che seguono sono voce di chi, più che lasciarsi andare a nostalgici ricordi, episodi ormai tramontati, fa memoria di un passato che verdeggia ancora nel presente e accetta la sfida di tracciare –con umiltà e discrezione- il cammino sui sentieri del futuro. D’altronde, non era forse tipico delle missioni redentoriste lasciare, come eredità spirituale, la perseveranza della vita devota?
(Sibari - Veduta dall'alto del quartiere della Chiesa di San Giuseppe) La prima e sicuramente più preziosa traccia della presenza dei Padri Redentoristi nella comunità cristiana di Sibari – come si evince da molte testimonianze raccolte - si riscontra nel legame forte ma mai bigotto con la fede cristiana e nell’amore per la preghiera, tipici di diverse famiglie formate alla loro spiritualità. «Una fede forte nella speranza, nell’umiltà, nella carità, nell’amore e perseveranza nella preghiera –dice Antonella- sono i carismi che maggiormente conserviamo come espressione della presenza redentorista a Sibari». Elvira ce lo conferma: «Gli insegnamenti e le esperienze vissute quotidianamente con i Redentoristi hanno profondamente fatto fiorire e formato la mia fede. Attraverso il loro esempio e la loro formazione sono diventata quella che sono. Ringrazio il Signore per aver posto sul mio cammino di fede esempi unici di vita consacrata».
A loro fa eco Maria che, senza esitare, afferma: «Tutti i Padri Redentoristi hanno formato la mia vita di fede, contribuendo, insieme alla mia famiglia, a trasmettermi un’educazione veramente cristiana». L’amore e la fedeltà alla preghiera è quanto di più importante le nostre famiglie di formazione redentorista cercano di trasmettere -anche se non mancano le difficoltà- alle nuove generazioni.
(Sibari - La Chiesa di San Giuseppe oggi) Il senso di comunità, la bellezza di stare tutti insieme con gioia e semplicità, è un altro fondamentale insegnamento che i Redentoristi hanno donato a diverse famiglie sibarite che oggi cercano di riviverlo –quando possibile- all'interno della comunità e, quotidianamente, nell’intimità delle proprie case, provando a coltivare amicizie e a intessere relazioni sincere e durature, leali e generose, mai prive di una sana dose di sorriso. Elvira ci racconta: «Settimanalmente le famiglie si incontravano nei saloni parrocchiali o addirittura in canonica, e dopo la preghiera e la formazione, si condivideva la cena, e io spesso mi addormentavo sul loro divano. Il p. Saverio Santomassimo e gli allora novizi organizzavano numerosi incontri di formazione redentorista e momenti di condivisione». Così Sonia: «Le cose che mi hanno insegnato i Redentoristi sono tante, ma quella che porto nel cuore è la bellezza che mi hanno insegnato nello stare insieme con le famiglie; a tal proposito ricordo volentieri le uscite delle famiglie per momenti di preghiera e di svago». La vicinanza dei Padri alle famiglie della comunità è confermata anche dalla testimonianza di Rosa: «Porto nel cuore la continua e fraterna presenza dei Padri nelle nostre famiglie, all’interno delle quali la regina di molte serate era la preghiera. In canonica non esistevano porte chiuse o scaffali ricchi di cose semplici vietati a “noi ragazzi di allora” già dai compianti p. Vincenzo Del Re e p. Giuseppe di Stasio; la nostra vita adolescenziale si svolgeva, al di là della scuola, nei locali della parrocchia impegnando il tempo in esperienze di vita sociale e religiosa».
(Sibari - Immagine su maiolica di San Alfonso all'ingresso della Chiesa) Un altro insegnamento che i Padri hanno lasciato in eredità a Sibari è l’amore per il sacrificio: non c’erano orari, né riposo quando c’era bisogno di loro. Questa abnegazione per la propria missione ha edificato molti membri di questa comunità, e il ricordo del loro esempio li sostiene e li sprona nelle difficoltà di ogni giorno. «Per svolgere la loro missione pastorale –ci rivela Maria- i Padri si inoltravano nella vasta pianura con un semplice Galletto e, quando questo non era disponibile, con mezzi di fortuna; nulla poteva fermare il loro ardore per l’evangelizzazione delle anime e per la carità. Il loro esempio continua ad incoraggiarmi ancora oggi».
L’inarrestabile carità dei Redentoristi è un esempio fondamentale che ancora oggi ci sprona e ci incita. A tal proposito, dice Franco: «Non c’erano ostacoli per i Redentoristi quando c’era da assistere e soccorrere le persone che si trovassero in grave necessità; io stesso ricordo che un giorno si presentarono in Parrocchia numerosi profughi di guerra provenienti dall’Est Europa. Avevano bisogno di un luogo dove alloggiare e di vestiti nuovi. Senza scoraggiarsi, quel giorno stesso i Padri riuscirono a trovare una masseria dove ospitarli, ma questa aveva necessità di parecchi lavoretti: ebbene, senza scoraggiarsi, loro per primi cominciarono a sistemare mattoni, a sporcarsi la veste nera tra i calcinacci, a imbiancare. Più tardi arrivarono altri uomini e altre risorse, e in breve tempo si riuscì a sistemare dignitosamente sia la casa che le persone. Il loro esempio ancora oggi, nel mio piccolo, mi invita a mettermi a disposizione del mio prossimo, fosse anche con una buona parola e un sorriso, come loro stessi mi hanno insegnato».
(Sibari - Immagine di S.Maria all'ingresso della Chiesa) La versatilità e lo spirito di adattamento dei Padri, capaci di trattare con tutti con garbo e dignità, hanno segnato un altro solco nei ricordi e nella vita di molti sibariti. «I Redentoristi ci hanno insegnato –dice Rosalba- ad essere umili ma a non dimenticare mai la nostra dignità di figli di Dio, redenti dal Sangue prezioso di Gesù. Essi hanno sempre cercato forme per far sì che l’annuncio del Vangelo fosse accolto dalla gente, rinnovandosi costantemente alla luce delle possibilità e delle esigenze delle persone e del luogo».
Ancora, un altro tratto caratteristico che è rimasto impresso nelle menti e nel cuore di tanti che hanno vissuto l’esperienza redentorista a Sibari è la cura e la vicinanza ai fratelli ammalati. Grazie all’esempio dei Padri, in alcuni è ancora viva – con semplicità e discrezione - l'abitudine di portare vicinanza e conforto nelle case degli infermi. Ci rivela Sonia: «I Redentoristi mi hanno insegnato a stare vicino alle persone ammalate e sole. Ho ancora vivo nel mio cuore quando nei momenti forti dell’anno, come a Natale, Pasqua o per la festa patronale di San Giuseppe, andavamo nelle famiglie dove era presente un anziano o un ammalato per recitare il Santo Rosario o semplicemente per stare un po’ insieme a loro». Rosalba ci confida: «Quando mia sorella, molto malata, non usciva più di casa, non mancavano le premure e le assistenze di p. Lazzaro Longobardi che si prodigava non solo a portarle personalmente la Santa Comunione e ad amministrarle gli altri Sacramenti, ma spesso veniva a visitarla per farle compagnia e sincerarsi delle sue condizioni, e questo fino alla fine della sua vita terrena e delle sue sofferenze».
(Sibari - Presepe vivente, una delle tante iniziative dei Padri) La disponibilità e la tenerezza dei Padri sono state da esempio per diversi membri della nostra comunità che le hanno potute direttamente sperimentare. Elvira ci riporta la sua esperienza personale: «Sin dagli anni della scuola dell’infanzia, proprio nei locali della parrocchia, p. Giuseppe Ciarletta ci intratteneva con i suoi numeri di magia e le sue coccole fatte di caramelle e ritagli di ostia. Quando ero malata lui veniva a farmi visita e giocava con me».
A volte, l’esperienza vissuta con i Redentoristi ha ispirato il cammino lavorativo di alcuni sibariti. È il caso di Rosa ed Elvira, oggi entrambe insegnanti, quest’ultima alunna dell’allora asilo parrocchiale retto dai Padri, il cui esempio oggi la sprona nel delicato lavoro di insegnante presso la scuola dell’infanzia. Rosa ci racconta la sua esperienza: «Io personalmente devo ai Padri redentoristi anche il taglio lavorativo, avendo studiato storia della musica con p. Paolo Saturno e armonia con p. Alfonso Vitale, tutto ciò a conferma della straordinaria cultura dei nostri Padri al di là di quella strettamente legata alla vita religiosa».
È vero: gli eventi della vita possono modificare e cambiare persone e luoghi, altre strade possono incontrarsi e intrecciarsi nello scorrere del tempo, ma l’esperienza redentorista a Sibari ha come plasmato il DNA di una comunità cristiana nata pochissimi anni prima l’arrivo dei primi Padri, e che oggi non solo ne conserva grata il ricordo, ma si sforza di trasmettere le bellezze apprese anche alle giovani generazioni. «I Redentoristi –afferma Franco a conclusione della sua testimonianza- hanno regalato a Sibari la veste festiva, l’abito nuziale del Vangelo: esso può stropicciarsi, sporcarsi, ma nessuno più può strapparci di dosso la gioia di vivere Cristo che loro ci hanno annunciato».
Amerigo SIMONE