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Lo sapevate che ... l'elefante ha paura delle formiche?

elefante cagon.jpgL'elefante é il più grande animale terrestre: un carro armato ante litteram, che ha sbaragliato gli eserciti più potenti dell’Occidente. Conosciamo tutti la storia di Annibale, che condusse i suoi elefanti attraverso le Alpi arrivando a un passo dalla conquista dell’Impero Romano. Ma Roma aveva già subito una sconfitta simile contro Pirro, re dell’Epiro; e anche Alessandro Magno era stato costretto a ridimensionare le sue ambizioni di conquista dopo essersi scontrato con gli elefanti in Persia e in India.

In effetti l’elefante da guerra è diventato così indispensabile che oggi quasi tutti ne hanno in casa uno. No, non sto insinuando che la gente allevi abitualmente elefanti feroci nel proprio soggiorno. Anche se avere “un elefante nella stanza” è una situazione piuttosto comune nella lingua inglese: significa avere a che fare con un problema pesante ed evidente, che tutti però cercano disperatamente di ignorare.

L’elefante di cui parlo è più elusivo: spesso passa la vita nascosto in un armadio, anche se nei casi migliori può ancora misurarsi in epiche battaglie. Avete presente l’alfiere degli scacchi? Ebbene, non ha nulla a che fare con gli alfieri: è una storpiatura dell’arabo al-fil, ossia “l’elefante”. Gli scacchi infatti sono nati in India, dove gli elefanti erano una componente essenziale dell’esercito.

A dirla tutta, a volte erano sia lo strumento che la causa della guerra. Gli esemplari albini infatti erano un simbolo di fortuna e potere che i sovrani asiatici si contendevano aspramente. Nel VI secolo due fratelli, eredi del regno indiano di Magadha, combatterono ben due guerre per il possesso di un elefante bianco (che morì nel corso del conflitto), e per un analogo casus belli il Vietnam invase il Laos nel 1400 e la Birmania il Siam nel 1500.

Non stupisce quindi che, sebbene l’ordine dell’elefante bianco sia tutt’oggi l’onorificenza più alta della Thailandia, nella lingua inglese white elephant abbia un significato negativo: indica un bene di lusso o un progetto imponente che, per quanto prestigioso in apparenza, causa più costi che benefici. Si racconta addirittura che il sovrano siamese usasse regalare elefanti bianchi a coloro che voleva mandare in rovina, dato che mantenerli costava un occhio della testa.

Del resto anche per noi la grandezza dell’elefante è una dote ambigua: “elefantiaco” descrive qualcosa di lento, pesante e inefficiente. D’altra parte la grandezza non è l’unica caratteristica notevole dell’elefante. Oltre alla sua memoria, giustamente famosa, quest’animale possiede una sensibilità straordinaria.

Di fronte a un lutto, per esempio, gli elefanti mostrano emozioni e comportamenti quasi umani, restando nei pressi del cadavere anche per giorni e toccandolo con la proboscide come se non credessero ai propri occhi. Il che ha forse alimentato la leggenda dei “cimiteri degli elefanti”, in cui i vecchi esemplari andrebbero consapevolmente a morire.

Nonostante la stazza inoltre questi animali sono piuttosto paurosi, tanto che non era difficile farli imbizzarrire in battaglia e rivoltarli contro il loro stesso esercito. Da qui la leggenda che gli elefanti siano terrorizzati dai topolini, che è del tutto falsa; in realtà i loro acerrimi nemici sono le formiche.

Questo, almeno, è ciò che sostengono i ricercatori americani Palmer e Goheen: l’elefante africano non sopporta le formiche del genere Crematogaster che – oltre ad avere un cattivo odore – tendono ad arrampicarsi sulla sua proboscide punzecchiandola. A quanto pare anche i giganti hanno i loro talloni d’Achille.

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