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37° Premio Nazionale Troccoli Magna Graecia

Rocco Scotellaro.jpgIl “Focus” di Pierfranco Bruni: Ricordando Rocco Scotellaro a cento anni dalla nascita

Fervono i preparativi del 37° Premio Nazionale Troccoli Magna Graecia, la cui cerimonia conclusiva si svolgerà nel Teatro Comunale di Cassano all’Ionio sabato 27 maggio 2023 alle ore 18.00, alla presenza di rappresentanti istituzionali locali, provinciali, regionali e nazionali nonché di illustri protagonisti dell’ambiente accademico, del giornalismo e della cultura in genere. La segreteria organizzativa del Premio ha preannunciato che sono in calendario altre iniziative collaterali al Premio, senza specificarne la natura e i protagonisti: è stato assicurato che nelle prossime settimane saranno reso noti i particolari di quattro eventi che si svolgeranno dal 22 al 27 maggio 2023.

Intanto anche il Focus di questa edizione sarà diretto da Pierfranco Bruni vice presidente nazionale del Sindacato Libero Scrittori, presidente del Comitato scientifico del Premio e candidato al premio Nobel per la letteratura 2023, sul tema: Ricordando Rocco Scotellaro a cento an ni dalla nascita. A Bruni sono state rivolte alcune domande dal servizio stampa e comunicazione del Premio. Eccole.

Pierfranco Bruni (1).jpgPerché il “focus” di questa edizione approfondisce la figura e l’opera di Rocco Scotellaro?

<<Tricarico è la storia di Rocco Scotellaro. Il destino di un poeta a 100 anni dalla nascita. Rocco Scotellaro nasce a Tricarico, in provincia di Matera, novanta anni fa. Muore a Portici settanta anni fa.  È necessario ripensare il poeta delle “tomaie” e della madre che cuciva con la sua “Singer”.  È fatto giorno … Una pioggia a fili e un paese vuoto che cerca a stento di ricordare. Un paese ormai come tanti di una Basilicata che si raccoglie tra le pietre e le tondeggianti colline. Gli sguardi dei vecchi hanno onde di nostalgia e sembrano raccontare fatti di secoli, avvenimenti lontanissimi, giorni in cui appartengono ad epoche distanti>>. 

Lei ha visitato Tricarico: quali sono state le sue impressioni a cento anni dalla nascita di Scotellato?

<<E qui tra queste case, tra i vicoli stretti, in un paesaggio di angoli affollati, la gente lo ricorda, perché è necessario ricordarlo. Una strada dedicata a lui. La vecchia Via Roma.

La casa natale, lungo questa strada, con una lapide. Un’altra lapide ancora in una piazza dove vi è il monumento dei caduti di tutte le guerre, una scuola che porta il suo nome. Ma neanche un busto per dire che questo paese è il paese dove è nato e vissuto, tutto sommato, il poeta.  Un libro dal titolo Rocco Scotellaro. Poeta del Mediterraneo contadino, curato da Gerardo Picardo, ha raccolto, un decennio fa   testimonianze importanti e significative (per il Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”), oltre che delle pagine inedite dello stesso Scotellaro, della madre Francesca, di Leonardo Sciascia e di lettere ancora di Scotellaro indirizzate ai coniugi Leone-Padula>>. 

Lei ricorda Scotellaro come sindaco e come poeta?

<<Il poeta dei Contadini del Sud. Il poeta di È fatto giorno. Il poeta di Margherite e rosolacci. Il poeta di L’uva puttanella. E sì, voglio ricordare il poeta e non il sindaco. Voglio ricordare: “Mamma, tu sola sei vera. / E non muori perché sei sicura”. 
Rocco Scotellaro. Amico di Carlo Levi. Il Levi della Lucania dai volti stanchi e dei paesi abbandonati in una conca di terra. Tricarico. Si trova quasi a metà strada tra Potenza e Matera. Nel materano. Percorrere la strada che va da Potenza a Tricarico è un penetrare la campagna fitta, gli alberi che visualizzano immagini silane con la pioggia lenta e un vento leggero ma pungente. Aria fresca e ancora volti contadini e contadine nelle terre. E Rocco Scotellaro è ancora tra questa gente. Ma non lo si riconosce abbastanza. È un qualcosa che c’è e basta>>.

Quali impressioni ha ricavato nel visitare i luoghi dove visse Rocco Scotellaro?

<<Sulla lapide dove è nato si legge questa scritta: “A Rocco Scotellaro – Sindaco socialista di Tricarico – Poeta della libertà contadina”. Via Rocco Scotellaro, numero civico 37. Tricarico. E poi? Era nato il 19 aprile 1923 e morto a Portici il 15 dicembre 1953. Sì. Sono stato a Tricarico. Tanta solitudine e i versi di Rocco nel vento e tra le margherite e i rosolacci e le ginestre avevano la violenza del giallo. Il giallo da queste parti inonda le campagne. Le viti basse e le terre hanno colori nell’arcobaleno. E questo paese dove “siamo entrati in gioco anche noi/ con i panni e le scarpe e le facce che avevamo” si raccoglie nella storia in questa Basilicata che sembra recintare la favola dei contadini del Sud. Ma Scotellaro voleva renderla realtà, quella favola: “Noi non ci bagneremo sulle spiagge/ a mietere andremo noi / e il sole ci cuocerà come la crosta del pane”. Il racconto di un mondo che recita una preghiera antica è nell’immagine di un paese che intreccia presente e memoria: “Dormono sulle aie / attaccati alle cavezze dei muli”. “Si sente l’asina nel sottoscala, / i suoi brividi, il suo raschiare. / In un altro sottoscala / dorme mia madre da settant’anni”>>.

 Dopo un secolo dalla nascita del poeta, quale testimonianza è rimasta nell’ambiente, nel paesaggio, tra la gente di Tricarico?

<<È tutto passato. Si potrebbe dire: è proprio passato il tempo.
È come se il tempo fosse ieri. Tricarico è immobile. E nelle stagioni ascolta il vento. Il vento che viene da Portici. Lì, dove Scotellaro è morto, lì dove cercava qualcosa di diverso dalle sue colline tondeggianti e dal giallo delle ginestre. Il tempo che cerchiamo in Scotellaro è il tempo della poesia che vive anche tra le pagine di saggistica.

Questa Basilicata è anche la terra di Isabella Morra, la poetessa cantata da Benedetto Croce. Il castello di Valsinni, quelle strade che angustiano. Un altro paese nella poesia e nei ricordi. Siamo stati anche lì. In un’altra occasione. Il tempo scorre e traccia colori nella memoria delle parole. Ma questa è un’altra storia che non so se racconterò. 

“È rimasto l’odore / della tua carne nel mio letto. / È calda così la malva / che ci teniamo ad essiccare / per i colori dell’inverno”. Era il 1948 quando Scotellaro scriveva questi versi. Il destino si fa avventura e i ricordi non bastano più se la memoria non li raccoglie. Forse mi appartengono. Sono parte di una mia storia. Della mia storia. Questo Sud infinito nei Mediterranei è un viaggio lungo non quando la storia, ma oltre il ricordo la memoria e la nostalgia. È oltre la storia anche in Scotellaro c’è il tempo>>.

Ancora una volta Pierfranco Bruni, candidato al Premio Nobel per la Letteratura, offrirà al pubblico del Premio una interessante lectio magistralis.

Il Servizio stampa e comunicazione

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