"10 giugno 1924 -10 giugno 2023: l’anniversario dell’assassinio di Giacomo Matteotti cade nel momento in cui l’Italia è governata dai pronipoti dei suoi assassini. Al martire Matteotti, ucciso dai fascisti, va il nostro pensiero reverente e la gratitudine di tutti i democratici. Ma vorrei ricordare che grande, grandissima parte dell’attività politica di Matteotti è stata dedicata alle amministrazioni comunali (è stato sindaco in alcuni paesi del Polesine), e, soprattutto, alla formazione di amministratori capaci ed onesti. Per lo scrupolo posto nel suo lavoro di sindaco era definito uno “spulciatore” di bilanci.
Mi piacerebbe tanto, e credo che piacerebbe a tanti elettori italiani sconfortati dallo spettacolo offerto oggi dalla politica nazionale, che gli amministratori locali (soprattutto quelli che si professano “socialisti”) ricordassero quotidianamente durante tutte le azioni politiche che intraprendono, l’esempio altissimo offerto da un grande italiano.
Non mi aspetto un nuovo Matteotti amministratore, ma se i nostri politici ripassassero un po’ di storia forse ne trarrebbero giovamento".
"Assisteremo, come ogni anno, a rituali cerimonie dedicate a ricordarlo, come se la vita politica di Matteotti fosse concentrata tra il famoso discorso del 30 maggio alla Camera sulle violenze e sui brogli delle elezioni fasciste del 1924 e il suo rapimento il 10 giugno. Non sarebbe male che nelle cerimonie l’omaggio fosse reso sì al martire al quale vanno la nostra memoria e la nostra devozione, ma fossero ricordati anche il coraggio e l’integrità dell’uomo politico, esempio per tutti, per i giovani che si avvicinano alla politica e per i meno giovani che la politica già la fanno. Non mi risulta che Matteotti si sia mai espresso esaltando lo “spirito di servizio” verso il Paese – frase che ricorre spesso ipocritamente nell’assunzione di responsabilità da parte dei nostri politici – limitandosi ad operare con reale spirito di servizio e assumendosi realmente le responsabilità connesse alla sua attività, ispirando il suo lavoro a criteri di alta moralità.
Quando Giacomo Matteotti inizia la sua vita politica fa una scelta che lo pone in contrasto con la sua classe. Era un ricco agrario che sposò la causa dei contadini, dei diseredati, animato dalla fede nella giustizia sociale e nel riscatto degli esclusi che da plebe affamata e stracciona trasforma attraverso l’organizzazione di leghe e la scolarizzazione, in cittadini coscienti dei loro diritti.
E’ tanto consapevole delle sue responsabilità da accettarne le conseguenze fino al sacrificio della vita. Non per nulla così rispose a chi esaltava il suo coraggio nell’opporsi al fascismo: “Ora preparate la mia orazione funebre”.
Ripeto, vorrei tanto che un simile esempio fosse ben presente ai giovani e a chi opera per la cosa pubblica. A nessuno si chiede il sacrificio della vita, ma onestà e coerenza, si".
Testo tratto liberamente da una nota di
Gianna Granati
su"Fondazione Nenni"