Questo sito utilizza cookie per garantire il corretto funzionamento delle procedure e migliorare l'esperienza d'uso delle applicazioni. Se vuoi saperne di più o negare il consenso clicca su info. Continuando a navigare o accettando acconsenti all'utilizzo dei cookie.

Incontri con la morte ma anche con la vita

1.jpgI giorni più brutti della nostra vita sono quelli in cui perdiamo i nostri genitori. Io purtroppo ho conosciuto molto presto questo tempo triste e infelice. Avevo da pochi giorni compiuto 15 anni quando ho perso mio padre. Era da tempo gravemente ammalato e cosciente che presto avrebbe dovuto lasciare i suoi cari. Aveva una leucemia e all'epoca non vi era alcuna terapia che potesse allungare la vita. Ricordo come fosse oggi la notte precedente al suo decesso; io dormivo nella stanza accanto a quella dei miei genitori e mio padre, che mai si lamentava, rantolò per tutta la notte. All'improvviso alle prime luci dell'alba cessò quell'intollerabile lamento, che non mi aveva fatto chiudere occhio per tutta la notte. Stupidamente tirai un sospiro di sollievo, non mi ero reso conto che mio padre mi aveva lasciato per sempre. M'incontrai con mio fratello Carlo ai piedi del letto matrimoniale, dove giaceva mio padre e singhiozzando ci abbracciammo forte per oltre dieci minuti come mai più è capitato. Dopo poco cominciò il flusso di parenti, vicini di casa, curiosi. Erano altri tempi, la morte veniva santificata con il rispetto di una serie di riti oggi scomparsi, che servivano ad esorcizzarla, dal lutto stretto da osservare per due anni alle preghiere che tutti recitavano anche i non credenti. Il giorno dopo ci fu il funerale: decine di necrologi su Il Mattino, un commovente articolo sul giornale del Banco di Napoli, di cui mio padre era direttore e molto folcloristico, quanto commovente, il picchetto militare d'onore, che spettava al defunto, essendo un graduato dell'esercito, per quanto a riposo. Ricordo con emozione lo scalpitare dei tacchi dei giovani soldati e il caloroso abbraccio del maresciallo che li comandava. Un lungo corteo con centinaia di persone tra auto clacsonanti nel traffico impazzito di via Salvator Rosa. Poi una serie interminabile di abbracci e di parole di conforto; il viaggio verso la congrega di Poggioreale, il rito della sepoltura, le ultime lacrime, il mesto ritorno a casa. Un imbarazzante intreccio tra vita e morte, morte e vita fu costituito dal parto della mia prima figliola Tiziana, funestato da un mortale distacco di placenta, che troncò la sua esistenza sul nascere. Ora riposa con i miei genitori nella tomba di famiglia (fig. 1). Al piano superiore si legge il mio nome(fig. 2), rassicuratevi non sono io, è mio zio. Nel 1974, il giorno dopo il mio 1° anniversario di matrimonio, mi lascia anche mia madre, da tempo affetta da una rara forma di anemia emolitica. Da anni vivevamo da soli, dopo la morte di mio padre ed il matrimonio di mio fratello, in una casa nel palazzo dove abitavano le mie 5 zie, affianco avevo lo studio, per cui facevo casa e bottega. Durante la notte ebbe una crisi respiratoria, per cui l’accompagnai al pronto soccorso del Cardarelli. Non vi fu nulla da fare, cominciò un respiro stertoroso, preludio di una fine imminente. Decisi di riportarla a casa con l'ambulanza e potette così spirare tra le braccia delle sorelle. Anche per mia madre vi fu un affollato funerale con la messa celebrata nella chiesa a noi tanto cara di S. Maria della Consolazione a Villanova. Da allora riposa con mio padre nella nicchia di famiglia e tutti ricordano il suo sorriso e la sua gioia di vivere. Vi sono stati dei momenti in cui la tenebrosa signora con la falce si è avvicinata al mio destino, ma fino ad ora sono riuscita a tenerla a distanza di sicurezza. Vi fu un momento anni fa che stava per realizzarsi il sogno mio e di mia moglie di morire assieme, ma non ci riuscimmo. Vi racconto l’episodio attraverso questo mio resoconto che fu pubblicato da Il Mattino.

2.jpg(foto 2, Nicchia di mio zio)

 Un'ora di terrore in volo

Un'esperienza da dimenticare quella di stamane sul volo Napoli - Barcellona della Compagnia Alpes Eagles. Giunti sull'aeroporto ed annunciato l'atterraggio a momenti, l'aereo ha cominciato a fare le bizze con improvvise impennate verso l'alto. Mentre cresceva il nervosismo, l'annuncio terribile delle hostess, giovanissime e terrorizzate: bisogna prepararsi ad un atterraggio d'emergenza. All'inizio pareva dovesse trattarsi di un ammaraggio, si sono sgomberate le uscite laterali e si sono date istruzioni per uscire attraverso gli scivoli, poi è stata data la notizia di un difetto al carrello e di un atterraggio di fortuna sulla schiuma. A tutti è stato raccomandato di coprirsi la testa con i cappotti e di prepararsi ad un urto non indifferente. Infine la discesa per niente traumatica, grande applauso liberatorio e tante lacrime di gioia. Ancora dieci lunghi minuti di attesa prima che si aprissero gli sportelli. a terra grande spiegamento di forze: decine di ambulanze, pompieri in tute di amianto e, stranamente, soldati armati fino ai denti. Al recupero dei bagagli due ore di attesa per controllare l'aereo. L'ipotesi terroristica rimane la più probabile e sarebbe opportuna una indagine della magistratura. Tutto bene quel che finisce bene.

3.jpg

(foto 3, un bimbo felice)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4.jpg

(foto 4, un bimbo ben dotato)

 

 

 

 

 

 

 

 

5.jpg

(foto 5, Mario in braccio allo zio prediletto)

 

 

 

 

 

 

 

 

E passiamo ora finalmente agli incontri con la vita.

Il primo che vi raccontiamo è con mio nipote Mario (fig.3–4) e risale a circa 50 anni fa. Unvispo maschietto, figlio di mio fratello Carlo, che godeva a stare in braccio al suo zio preferito (fig.5) e che più volte ha avuto l’onore di averlo come fidato baby – sitter, funzione svolta con zelo e senza alcun compenso pecuniario. Ora viene la parte più bella del capitolo riguardante la nascita dei nostri tre amati figlioli. La prima a darci gioia e felicità sarà la nuova Tiziana, 16 aprile 1976, una data indelebile impressa nei nostri cuori. Venne alla luce in maniera tumultuosa: io ero di guardia in ospedale a Cava de' Tirreni, quando mia moglie Elvira, che si trovava dai genitori a Portici, alle 5 del mattino mi telefona avvertendomi che sono cominciate le doglie. In venti minuti, battendo ogni record di velocità, sono da lei e la conduco fino alla sala parto, dove dovrà essere sottoposta ad un taglio cesareo d'urgenza, al quale non potrò prendere parte attiva, perché, perdendo lei sangue a catinella, in attesa di donatori, debbo provvedere a integrare il prezioso liquido con tre flaconi prelevati dalle mie vene. Per il resto andrà tutto bene e nel nido tutti la riconosceranno, non tanto per il viso vezzoso e accattivante, quanto per la elegante copertina, ricamata a mano e multicolore, segno distintivo di nobile lignaggio nei riguardi di tanti figli di contadine cavaiole. Dopo solo undici mesi il bis, si replica a grande richiesta ed il 26 marzo '77 vede la luce un maschietto pimpante a cui viene imposto un nome altisonante Gian Filippo, che farà coppia fissa con la sorella fino all'arrivo del terzo discendente: Marina, la quale farà la sua comparsa nella nostra famiglia il 25 novembre 1980. Quale data più opportuna due giorni dopo il terrificante terremoto, infatti a ricordare l'evento sismico il secondo nome della pargoletta è proprio Terremoto, seguito da altri 15 appellativi: dai nomi delle nonne e delle zie, fino all'immancabile Gertrude, protettrice dei neonati. Una serie interminabile di nomi che mise in imbarazzo l'impiegato dell'anagrafe, il quale vedendomi scrivere all'infinito mi chiese:" Ma quanti figli avete avuto?". Un altro episodio degno di essere ricordato, riguardante la sua nascita fu l'esclamazione dell'ostetrica all'uscita della testa: " E' un maschio!". Risposi deciso: "Non m'importa, ho già maschio e femmina, in ogni caso è un doppione". Un'appendice importante della nostra famiglia è costituita dai nipoti, per il momento soltanto tre (fig.6) e tutti regalatici da Tiziana la primogenita: Leonardo (2 luglio 2006), Matteo (3 agosto 2007) ed Elettra (4 marzo 2010). Il primo e il terzo hanno visto la luce lontano dal Vesuvio a Bruxelles e non li ho visti nascere, a differenza di Matteo, napoletano doc, che appena ha aperto gli occhi ha visto il golfo di Napoli, ha imparato perfettamente il vernacolo ed è divenuto imbattibile nel gioco della scopa e dell'asso pigliatutto. La notizia della sua nascita si diffuse ai quattro venti e riportiamo un breve ringraziamento che Elvira ed io facemmo alla nostra figliola.

6.jpg

(foto 6, Leonardo, Matteo,Elettra)

 

 

 

 

 

Un nuovo abitante della Terra

Un grazie a Tiziana ed Andrea per la nascita di Matteo, avvenuta a Napoli il 3 agosto alle 00:02, una curiosa creatura, fulvo, mite, sornione, ma al tempo stesso disinibito e di

7.jpg

devastante bellezza. I nonni Elvira ed Achille, al culmine della gioia, vogliono comunicare a tutto il mondo la loro felicità.

(foto, Tiziana e Matteo)

 

 

 

 

(foto, Achille e Matteo)

8.jpg

 

 

 

Ultime Notizie

Sarà il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo Metropolita di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, a ricevere quest’anno, l'ottava...
LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO - CHIAMÒ A SÉ PER MANDARLI. Il brano evangelico si sofferma sullo stile del missionario, che...
Nell’ambito delle attività tese a migliorare le capacità di monitoraggio del territorio, a valere sulla programmazione comunitaria PR CALABRIA FESR-FSE...
San Lorenzo Bellizzi, piccolo borgo incastonato nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, sarà teatro di un nuovo festival, denominato...
L’Associazione Confraternita Misericordia di Trebisacce ha siglato con il Comune di Trebisacce, comune capofila dell’Ambito Territoriale Sociale N.4, la convenzione...

Please publish modules in offcanvas position.