Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,41-51. - In quel tempo, i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?». Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi.
Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Commento di don Michele Munno
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B
12 agosto 2018
Il racconto che ascoltiamo nella prima lettura, tratta dal Primo libro dei Re, è un racconto carico di fascino: Dio non lascia il suo servo Elia in preda alla disperazione, alla depressione, ma interviene offendo un cibo e una bevanda capaci di rimetterlo in piedi e in cammino.
Dopo aver sconfitto i profeti di Baal, infatti, Elia era fuggito, poiché Gezabele, moglie del re Acab, il quale aveva esposto il popolo alla siccità a causa della sua perversione idolatrica, lo voleva uccidere.
Dopo aver denunciato Acab, dopo aver combattuto vittoriosamente contro i profeti di Baal, però, Elia vacilla e si lascia cadere in una forma di disperata depressione, al punto di desiderare la morte!
Anche noi, a volte, come Elia, ci lasciamo cadere nella disperazione e nello sconforto. A volte, oppressi dalla fatica del cammino, preferiremmo anche noi morire!
Oggi, a noi come ad Elia, il Signore ripete: “Àlzati, mangia”!
Elia, nutrito e ristorato riprende il cammino, supera la depressione!
A noi, oggi, il Signore offre un cibo e una bevanda migliori di quelli offerti ad Elia: il Pane del cielo, “perché chi ne mangia non muoia”!
Gesù, che si offre a noi nella Parola e nell’Eucaristia, è l’unico pane capace di salvarci dalla disperazione, dalla depressione, dalle paure ... Gesù è il Pane che sempre ci rimette in piedi e ci nutre!
Davanti all’offerta straordinariamente generosa di Gesù, però, alcuni – annota l’evangelista Giovanni – “mormorarono contro di Lui”.
La “mormorazione” è l’atteggiamento saccente e malpensante di chi è incapace di andare oltre le apparenze e di quanti, sostituendosi a Dio, giudicano gli altri secondo criteri ottusi e ristretti, incapaci di cogliere la novità della presenza di Dio, che è all’opera nella storia.
Dio è presente ed è all’opera anche oggi!
Ma quanti siamo capaci di coglierne la presenza?
Non cediamo spesso anche noi a ragionamenti rassegnati e sconfortanti, facendo di noi stessi la misura di tutte le cose?
Anche oggi, perciò, siamo invitati a “lasciarci ammaestrare da Dio” o, utilizzando le parole di san Paolo, ad essere “imitatori di Dio”.
L’elenco di atteggiamenti che lo stesso san Paolo ci suggerisce, nella seconda lettura, potrebbe aiutarci a passare dall’essere “mormoratori” all’essere “consolati consolatori”.
San Paolo, infatti, ci chiede di impegnarci per far “scomparire” dalla nostra vita “asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità” e, parimenti, ci chiede di impegnarci nell’essere “benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandoci a vicenda come Dio ha perdonato a noi in Cristo”.
Così facendo, infatti, vedremo e gusteremo pienamente, concretamente, “com’è buono il Signore” ... che sempre ci invita a rialzarci, che sempre ci nutre ... e che ci invia, ci manda a rialzare e a nutrire quanti, come Elia, si lasciano cadere nel baratro della disperazione e della depressione.
Donaci sempre, Signore, di gustare e vedere la tua bontà! Amen.