(foto: Nozze di Cana, dipinto del calabrese Mattia Presti, 1655 ca. conservato presso la National Gallery a Londra) Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 2,1-11. - Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.
Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».
E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.
E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono.
E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – C
20 gennaio 2019
Anche se il nostro sguardo non è più rivolto alla grotta di Betlemme, anche se abbiamo già disfatto il presepe e conservato gli addobbi natalizi, la Pagina del Vangelo di questa seconda domenica del tempo ordinario è ancora un testo di “epifania”, un racconto di “manifestazione”!
Con esso si completa il trittico dell’Epifania, l’inno dei vespri presentava in questi termini: “I Magi vanno a Betlem e la stella li guida: nella sua luce amica cercan la vera luce. / Il Figlio dell’Altissimo s’immerge nel Giordano, l’Agnello senza macchia lava le nostre colpe. / Nuovo prodigio a Cana: versan vino le anfore, si arrossano le acque, mutando la natura”.
Anche l’antifona dei secondi vespri dell’epifania presentava insieme queste tre manifestazioni: “Tre prodigi celebriamo in questo giorno santo: oggi la stella ha guidato i Magi al presepio, oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza”.
Il Vangelo del segno di Cana manifesta – come annota l’Evangelista Giovanni – la “gloria di Gesù”, ci rivela la sua identità e, contemporaneamente, anche la nostra identità.
Il simbolismo è forte: c’è dell’acqua che viene mutata in vino buono!
L’acqua richiama la natura umana, la nostra umanità, che viene trasformata in natura divina da Gesù.
È il “misterioso scambio” del Natale: Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio!
C’è un segno nella liturgia eucaristica che richiama simbolicamente questa realtà: prima di presentare il calice con il vino e recitare la benedizione, in modo discreto, il sacerdote versa alcune gocce d’acqua nel calice del vino e dice sottovoce: “l’acqua, unita al vino, sia il segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”.
In ogni celebrazione eucaristica si ripete, in qualche modo, il “segno di Cana” ... segno che si deve ripetere in ogni esperienza autenticamente cristiana!
La nostra umanità sperimenta la tristezza di chi si trova, spesso e volentieri, a non avere più vino ... e se viene a mancare il vino la festa finisce!
Festa è stare insieme e stare bene insieme! Quando la festa finisce ognuno pensa solo a sé! E in effetti, l’esperienza ci dice che quando viviamo da egoisti, da invidiosi, da maldicenti, da persone preoccupate solo dei propri bisogni e del tornaconto personale, sperimentiamo la tristezza di chi è incapace di fare festa! Il vino è venuto a mancare!
Il vino, invece, è un chiaro richiamo alla Parola di Dio!
Ogni volta che, come servitori docili, viviamo nell’obbedienza alla Parola di Dio, ogni volta che “facciamo qualunque cosa che Gesù ci dica”, come i servitori del Vangelo, si ripete nella nostra vita il “segno di Cana”: l’acqua della nostra umanità si trasforma nel vino buono della gioia!
In questo senso vanno anche le parole dell’Apostolo Paolo, che ascoltiamo nella seconda lettura: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”!
Ogni qual volta assecondiamo lo Spirito e mettiamo ciò che abbiamo e ciò che siamo a disposizione degli altri, per il bene comune, l’acqua si cambia in vino, la tristezza in gioia!
A noi il compito di “manifestare” ancora oggi, nel mondo, la “gloria di Gesù”, la bellezza del Suo Volto misericordioso: attraverso i nostri gesti di comunione e compassione, attraverso le nostre scelte, saremo capaci di esprimere la nostra fede, di essere credibili ed Egli ci renderà suo “sangue”, seme da cui nascono nuovi cristiani!
Amen.