Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 13,1-9. - In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?
Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime
e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».
COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO PARROCO DI SAN GIUSEPPE IN SIBARI
Una notizia di cronaca nera e una risposta/reazione inaspettata da parte di Gesù segnano l’inizio del brano evangelico che ci viene proposto in questa terza tappa domenicale del nostro itinerario quaresimale.
Mentre erano presso il tempio e stavano offrendo dei sacrifici, Pilato fa uccidere alcuni Galilei, il cui sangue si mescola a quello dei loro sacrifici.
Gesù, tuttavia, non risponde agli interlocutori, che gli presentano il fatto, commentandolo, cercando di risalire alle cause o individuandone le responsabilità. Gesù chiama in causa gli stessi interlocutori e noi, che oggi ne riascoltiamo la parola: “se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”!
Al primo fatto di “cronaca nera” presentato a Gesù dai suoi interlocutori se ne aggiunge un secondo riferito dallo stesso Gesù.
Se per il primo fatto si può individuare un “mandante” (Pilato), quello riferito da Gesù sembra essere una “tragedia” a cui, almeno direttamente, non si può dare una spiegazione immediata: la torre di Sìloe è crollata, uccidendo diciotto persone. Anche a questo secondo episodio Gesù fa seguire l’ammonimento: “se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”!
Avanzando nel cammino quaresimale, un cammino che non deve caratterizzare solo questo tempo liturgico, ma tutta intera la nostra esistenza cristiana, destinata in Gesù alla conversione/trasfigurazione, alla novità della Pasqua, l’appello alla conversione si fa urgente e riguarda tutti!
Quello di Gesù non è, però, una forma di “terrorismo spirituale”!
Non siamo chiamati a convertirci semplicemente per paura e/o per evitare una punizione! No! Ciò che deve muoverci e deve agevolare il nostro cammino di conversione è la premura, la cura che Dio ha nei nostri confronti. È particolarmente significativo, infatti, che il testo evangelico sia preceduto dal testo tratto dal Libro dell’Esodo – che ci viene presentato nella prima lettura – in cui si racconta la rivelazione di Dio a Mosè sull’Oreb. Dio si presenta a Mosè come Colui che ha a cuore il suo popolo, che “osserva” e “ascolta”, che ne conosce le miserie e le sofferenze!
E quale miseria e quale sofferenza più terribili di un’esistenza segnata dalla schiavitù del peccato … di una vita segnata dal dramma della sterilità!
Dio desidera il nostro bene, sogna la vita di ciascuno di noi come vita “piena”, “feconda”! Per questo si è rivelato a Mosè e ha liberato Israele dal potere dell’Egitto … per questo è sceso in Gesù per liberare l’uomo, per liberare ciascuno di noi dal potere del nostro Egitto (personale e sociale): il peccato che ci conduce alla perdizione, alla sterilità!
Bella e particolarmente significativa l’immagine del “fico sterile”, che descrive bene l’esistenza infeconda di chi vive ripiegato su se stesso, di chi sempre e comunque ricerca solo ed esclusivamente il proprio interesse e il proprio tornaconto, ad ogni costo … la sterilità di chi è indifferente ai fratelli e alle loro necessità, l’infecondità di chi si lascia avvinghiare e sprofonda in quelle tentazioni diaboliche del denaro, del successo, del potere, della gloria personale, che ci sono state descritte nella prima domenica di quaresima!
A questo fico sterile, a cui tutti noi probabilmente assomigliamo almeno un po’, destinato a perire, il Signore desidera offrire ancora una opportunità: “lascialo ancora quest’anno”!
Non siamo abbandonati a noi stessi! Il Signore nonostante la nostra sterilità, continua a prendersi cura di noi, con fiducia: ci zappa attorno e ci concima! Si prende cura di noi con la “zappa” della Sua Parola e con il “concime” dei Sacramenti … nella Parola e nei Sacramenti, in modo particolare nella celebrazione dell’Eucaristia e della Riconciliazione, siamo invitati a riconoscere il “Vignaiolo” che il Padre ha inviato a prendersi cura di noi … lasciamoci “curare” da Gesù e impariamo da Lui il segreto della fecondità: uscire da noi stessi e prendersi cura degli altri … Egli, infatti, ci ha dato l’esempio perché come Lui possiamo fare anche noi!
Amen.