Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 13,31-33a.34-35.
Quando Giuda fu uscito, Gesù disse : «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
Commento di Ch. de Foucauld
«Vi do un comandamento nuovo: amarvi gli uni gli altri, come io vi ho amato; amarvi così gli uni gli altri. È da questo che si riconoscerà che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri».
Come sei buono, mio Dio, più la tua fine si avvicina, più raddoppi in tenerezza!… Sembra che in questi ultimi momenti, tu voglia trarre tutti a te, non solamente con il sacrificio supremo della tua croce, non solamente con il dono supremo della santa Eucaristia, ma addirittura con la tenerezza suprema delle tue ultime parole: «Miei piccoli figli» – figlioli – «miei amici»… «Il discepolo che Gesù amava» appoggiato sul suo cuore, quale scena di tenerezza infinita che precede di un’ora soltanto gli orrori del Getsemani!… Più che mai hai a cuore «di accendere sulla terra», che stai per lasciare, il fuoco dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. È ciò a cui tende questo ultimo discorso come tutti gli altri… Ci trai al tuo amore sia con il dono di tutto te stesso, che ci hai appena fatto nella santa Eucaristia, sia con la tenerezza infinita dei tuoi ultimi colloqui, sia con l’appello all’obbedienza a Dio tante volte ripetuto in questo discorso dopo la Cena, sia con l’appello alla tua imitazione che pure lo contiene, sia con l’appello al sacrificio che ci fai, mostrandoci che è così che glorifichi particolarmente tuo Padre, e di conseguenza che anche noi glorificheremo Dio: «Ora il Figlio dell’Uomo è glorificato, e Dio è glorificato in lui», esclama nel momento in cui Giuda esce per consegnarlo… Ci trai all’amore del prossimo, sia con il tuo esempio, tu che ci mostri che ami tanto gli uomini da donare e consegnare a ciascuno di loro, con pieno godimento, per riceverli nel loro corpo, il tuo corpo e la tua anima interamente,… sia con le tue parole, tu che non cessi di ripeterci in questo ultimo discorso «Amatevi gli uni gli altri… Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato… fino a dare la vostra vita per il vostro prossimo, come lo sto per fare io stesso… È da questo che si riconoscerà che siete miei discepoli». Non solamente ci ripeti e ci ripeti queste parole, ma le dici con una solennità che non dai forse a nessun’altra: «Ecco che vi do un comandamento nuovo». È come il comandamento distintivo del Nuovo Testamento che stabilisci in questa notte suprema: «È da questo che si riconoscerà che siete miei discepoli». È come il tuo testamento, è la tua raccomandazione suprema: è un nuovo comandamento, non nuovo nel profondo, ma nuovo per l’insistenza con la quale lo raccomandi, nuovo per l’estensione che gli dai: «amare gli uomini come tu li hai amati», nuovo per l’importanza che gli dai: «Si riconoscerà da questo che siete miei discepoli», nuovo per la solennità con la quale lo stabilisci, facendo di esso il tuo testamento supremo, l’espressione della tua ultima raccomandazione, in questa notte funebre. Amiamo Dio che ci ama fino a donarsi, affidarsi, consegnarsi, abbandonarsi a noi totalmente, donandoci il suo corpo e la sua anima per possederli pienamente, unirli al nostro corpo e alla nostra anima, averli in noi in un possesso perfetto… Che ci ama fino a versare per noi il suo sangue al Getsemani, sulla via dolorosa, al pretorio, al Calvario, e a soffrire tanto nella sua anima e nel suo corpo… Che ci ama fino a dircelo e dichiararcelo con termini di una dolcezza infinita… Che ci ama fino a dimenticarsi tanto di se stesso, persino in queste ore estreme e consacrarle interamente alla santificazione e alla consolazione delle nostre anime… Amiamo il prossimo poiché Dio lo ama a tal punto che ci dice che è dall’amore che avremo per lui, che si riconoscerà che siamo suoi discepoli… Amiamolo per obbedienza al comandamento così solenne e così insistente che ci fa... Amiamolo poiché è il testamento supremo, la raccomandazione suprema che ci fa il nostro Beneamato alla vigilia della sua morte… Amiamolo poiché ogni uomo è figlio beneamato di Dio, al quale Dio si offre nella santa Comunione, al quale si offre nel cielo, chiamandolo, per il quale Dio versa il suo sangue sul calvario, del quale Dio dice che «tutto ciò che si fa a lui, lo si fa a lui stesso» (Mt 25), che costituisce «membro del suo corpo» e così qualche cosa di lui stesso.
Charles-Eugène de Foucauld nacque il 15 settembre 1858, a Strasburgo, morì in Africa La sera del primo dicembre 1916, ucciso da predoni. È stato beatificato nella basilica di San Pietro a Roma il 13 novembre 2005, sotto il pontificato di Benedetto XVI. Per saperne di più CLICCARE QUI'.
Di seguito riportiamo una sua bellissima preghiera:
Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l’anima mia alle tue mani
Te la dono mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore
di donarmi
di pormi nelle tue mani senza riserve
con infinita fiducia
perché Tu sei mio Padre.