A 29 anni dalla morte del giudice siciliano, convegno a Matera - Incontro col postulatore, monsignor Vincenzo Bertolone.
Per qualcuno, un giudice ragazzino. In realtà un giudice martire.
Comincerà da Matera il percorso che potrebbe portare agli onori degli altari Rosario Angelo Livatino, ucciso ad Agrigento dai killer della Stidda il 21 Settembre del 1990. A 29 anni dalla sua morte, la Città dei Sassi ospiterà un convegno dedicato alla figura ed al lascito spirituale del magistrato siciliano, assassinato da 4 sicari mafiosi perché, come si legge nella sentenza di condanna degli esecutori del delitto, «perseguiva le cosche mafiose impedendone l'attività criminale, laddove si sarebbe preteso un trattamento lassista, cioè una gestione giudiziaria se non compiacente, almeno, pur inconsapevolmente, debole, che è poi quella non rara che ha consentito la proliferazione, il rafforzamento e l’espansione della mafia». La dimensione umana, la solida formazione culturale e soprattutto il costante riferimento alla fede, manifestato nella vita quotidiana come nell’attività giudiziaria, portarono subito dopo la morte di Livatino ad esaltarne le virtù, indirettamente ricollegate a quelle di un martire dei tempi nuovi già da San Giovanni Paolo II, subito dopo la visita ai genitori del magistrato il 9 Maggio del 1993, giorno dello storico anatema lanciato dalla Valle dei Templi di Agrigento: «Mafiosi, voi che portate sulle vostre coscienze tante vittime innocenti, convertitevi! Cambiate vita! Dio ha detto 'Non Uccidere!'… e un giorno verrà il giudizio Divino». Parole chiare, inequivocabili, che segnarono uno spartiacque nella considerazione sociale, culturale ed ecclesiale delle mafie, schiudendo anche la via ad un’attenta riflessione sul sacrificio di Livatino, uomo di profonda fede cristiana che – come riscontrato dalle sue agende – rimetteva ogni sua giornata sub tutela Dei, cioè nelle mani di Dio, convinto ad esempio che l’indipendenza del giudice dovesse risiedere «nella incessante libertà morale, nella fedeltà ai principi», tra i quali quelli scritti nei Vangeli, ed ancora «nella sua capacità di sacrifizio, nella sua conoscenza tecnica, nella sua esperienza, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della sua condotta anche fuori delle mura del suo ufficio, nella normalità delle sue relazioni e delle sue manifestazioni nella vita sociale, nella scelta delle sue amicizie, nella sua indisponibilità ad iniziative e ad affari, tutto ché consentiti ma rischiosi, nella rinunzia ad ogni desiderio di incarichi e prebende, specie in settori che, per loro natura o per le implicazioni che comportano, possono produrre il germe della contaminazione ed il pericolo della interferenza; l’indipendenza del giudice è infine nella sua credibilità, che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni ed in ogni momento della sua attività».
Nel 1993, su impulso della Diocesi agrigentina, iniziò la raccolta di testimonianze per la causa di beatificazione, con il processo diocesano poi aperto ufficialmente il 21 Settembre 2011, con decreto a firma dell’allora arcivescovo – oggi cardinale – Francesco Montenegro, e dichiarato concluso il 6 Settembre 2018, con la trasmissione degli atti alla Congregazione delle Cause dei Santi. Da qui l’avvio dell’iter, segnato nelle settimane passate dalla nomina a postulatore di monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabrese, che sempre da postulatore aveva già seguito l’iter che aveva portato alla beatificazione di Padre Pino Puglisi, primo martire di mafia.
E proprio monsignor Bertolone sarà tra i protagonisti dell’iniziativa che si svolgerà Matera Sabato 21 Settembre, con inizio alle 10.30, nella sala convegni della Camera di Commercio. L’occasione per confrontarsi su Livatino e discutere del processo di beatificazione in corso sarà fornita dalla presentazione del romanzo grafico dello scrittore e disegnatore gravinese Salvatore Renna, Un giudice ragazzino. La manifestazione, alla quale offriranno il loro contributo anche gli studenti dell’istituto comprensivo “Palazzo-Salinari” di Montescaglioso, sarà coordinata dal giornalista Gianpaolo Iacobini. Presenti anche l’arcivescovo di Matera-Irsina, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, ed il sindaco di Gravina in Puglia, Alesio Valente. Con loro, in veste di testimoni, due ospiti: il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che di Livatino fu giovanissimo uditore agli inizi della sua carriera in magistratura, ed il giornalista Piero Badaloni, che del giudice siciliano si occupò diffusamente in reportage ed inchieste.
Ufficio Stampa
Un giudice ragazzino