Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 19,1-10. - In quel tempo, Gesù entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!».
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Lectio di don Alessio De Stefano
E discese in fretta… All’inizio del cap. 19 Luca ci porta a Gerico. La splendida città sulla pianura, che segnalava agli esodati di Giosuè e di Caleb la dolce e verde terra che Dio aveva promesso ad Israele, è il punto di approdo dei ritornati dalle regioni del Nord, il gruppo di Gesù e, allo stesso tempo per loro, anche di ripartenza verso la meta attesa: Gerusalemme.
Quasi memoria del secondo esodo - quello dall’esilio di Babilonia - la lunga fila di pellegrini, guidata dai discepoli, si stringeva accanto a Gesù, che li nutriva con un cibo abbondante di parola. Quel cammino era davvero un banchetto ininterrotto di pane e di sudore per capire e metabolizzare. Siamo a Gerico e Gesù ha appena guarito gli occhi di un uomo cieco, alle sue porte (cf Lc 18,42). Adesso tutti sono entro le mura c’è una calca tremenda attorno al Maestro. Impenetrabile come quella che si forma all’entrata dei campi di calcio quando c’è la partita, oppure a San Pietro nei giorni di festa. Ed ecco che esce il protagonista di questo nuovo quadro narrativo: Zaccheo (un nome ironico per un pubblicano: “il puro, il giusto”!). Si tratta di un personaggio di rilievo, esattore delle tasse, capo dei pubblicani e ricco (v. 2). Dunque il massimo della corruzione: oltre ad essere un pubblicano - e quindi peccatore per definizione - è anche ricco (cf Lc 18,25), una categoria sulla quale Gesù ha speso un proverbio iperbolico: «È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio» (Lc 18,25). Ma Zaccheo sarà il ricco per cui Gesù smentirà il suo pensiero sui ricchi! La fortuna di Zaccheo, però, non è nella ricchezza, ma, imprevedibilmente, in un difetto fisico: l’essere piccolo di statura. Una caratteristica che, in principio, lo penalizza molto, specialmente adesso che la folla gli copre del tutto la visuale su Gesù. Ma Zaccheo, con un colpo d’intuito, sfrutta il rovescio della medaglia della sua piccolezza: l’agilità. Infatti “corse avanti” e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro. Quasi una fiaba l’incontro con Gesù e lo sguardo del Maestro che si alza ... come la magia di chi aspettasse di vederlo e la sincronia dell’incontro. Evidentemente Zaccheo giunse qualche minuto prima di Gesù sul posto, altrimenti l’avrebbe perso. Intrigante è la tempistica di questo incontro: Zaccheo non poteva tardare di un minuto! (prosdramon = a At 8,30: Filippo che deve “correre avanti” al carro dell’eunuco etiope!) e questo è già il primo punto a suo favore. Ed ecco il secondo schizzo di fantasia della storia: Gesù che si auto-invita a casa sua. Casa del pubblicano, come aveva fatto con Levi, sfidando le tacite condanne degli ortodossi. Chissà quanta gente avrebbe voluto averlo a pranzo quel giorno, ma Zaccheo vince la gara.
Forse anche pensando a lui Gesù dirà che “i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli”: letteralmente!
Zaccheo scende in fretta dall’albero e accoglie con gioia Gesù (cf v. 6). Gesù gli ha chiesto, addirittura di “restare” a casa sua (méno, v. 5; cf Lc 24,29). Due gesti che sintetizzano l’atteggiamento della sequela e dell’ascolto, tipici degli autentici discepoli. Zaccheo accoglie Gesù, cosa che non hanno fatto i samaritani (cf Lc 9,53) e che i discepoli si auguravano di ricevere quando bussavano alle porte delle case o delle città ad annunciare il vangelo (cf Lc 9,5; 10,10). Vederli sparire insieme, il Maestro e il corrotto, causa nella folla una reazione di sdegno. Tutti “mormoravano” (diegonghyzon): lo stesso verbo che la LXX utilizza per tradurre la mormorazione di Israele, nel deserto dell’Esodo. Quella in cui essi dimostrarono la loro durezza di cuore e l’incapacità di credere in Dio. Si stracciavano le vesti pensando che Gesù avrebbe, non solo mangiato, ma, addirittura, si sarebbe coricato tkatalysai, v. 7), sotto il tetto del peccatore (amartolos, v. 7). Al v. 8, il racconto riprende in una scena nuova. Dopo aver, probabilmente, mangiato e parlato insieme, Zaccheo si alza (stathéis) con una decisione già presa. Alle parole scambiate con Gesù occorre far seguire i fatti. Probabile che Gesù gli avesse ricordato il precetto del “non rubare” e Zaccheo ha capito il danno che l’avidità di denaro e la corruzione portano a tutti. L’elemento curioso e molto significativo è che Zaccheo consideri un peccato anche la ricchezza (cf il ricco di Lc 16).
La sua enorme ricchezza. Un capitale accumulato fors’anche legittimamente, ma non per questo, con giustizia (cf v. 8: il verbo sykofanteo: calunniare, fare un torto). Di estremo interesse è il criterio con cui Zaccheo calcola la sua sanzione: se ha frodato restituirà quattro volte tanto, considerando la potenzialità che avrebbe avuto chi è stato derubato, da quel bene non sottratto. Dare la metà ai poveri contiene, invece, la sanzione verso un sistema economico che crea consapevolmente pochi ricchi e tanti poveri. Zaccheo fa molto più che pagare la pena di un pubblicano che fa un uso spregiudicato del denaro: egli è un uomo che si converte. Esce, cioè, dalla mens che hanno tutti coloro che sono dentro ad un sistema corrotto, dove ciò che conta è soltanto aver di più, al prezzo del sacrificio delle persone e della loro vita. Zaccheo si è accorto che la vita è fatta di fraternità, di famiglia, di ricchezza condivisa. Per questo oggi, qui, nella sua casa, Gesù gli ha regalato un’altra casa, molto più ricca e solida della sua: la casa di Abramo, la casa della salvezza. Quella da cui Zaccheo si era separato con il suo comportamento disonesto. Gesù ha ritrovato ciò che Abramo aveva perduto. Icona fortemente positiva di chi sa convertirsi, Zaccheo fa da contraltare al ricco di Lc 16. Per quell’uomo è ormai troppo tardi, mentre Zaccheo ha saputo cogliere l’ora opportuna.