Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 18,16-20
15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. 19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Lectio di don Alessio De Stefano
La pericope si aggancia alla precedente attraverso il tema della qualità delle relazioni che si articola in due parti che forniscono le linee dell’azione pastorale intraecclesiale per convertire il peccatore: la prima parte contiene la pratica della correzione fraterna (versetti 15-18), la seconda i fondamenti teologici su cui essa poggia (versetti 19-20).
La pratica della correzione fraterna (vv. 15-18)- L’unità letteraria è costruita su un’ampia casistica, dove si prevede un caso e poi si prospetta la soluzione, e che si snoda attraverso il binomio ascoltare /non ascoltare. I casi sono articolati in una sorta di crescendo che culmina nell’espulsione dalla comunità. La corretta interpretazione del testo è legata alla scelta della versione da adottare. Le alternative poste sono due: “se tuo fratello pecca” oppure “se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te”. La prima versione che è la più breve ingloba anche il caso di un peccato pubblico e non solo di un’offesa personale, e inoltre perché la seconda alternativa sembra piuttosto un’armonizzazione con il versetto 21. Qui si parla di un fratello, in un senso chiaramente ecclesiale, per indicare qualcuno che è in relazione ad altri grazie alla sua fede in Gesù. La natura di questa fraternità appare chiara in Matteo 12,46-50, dove si diviene familiari di Gesù facendo la volontà del Padre. Venendo dunque meno a questa volontà si tradisce anche la fraternità. Per questo occorre intervenire per aiutare l’altro a rimettersi in carreggiata eritessere il vincolo della fraternità, che sta alla base dell’essere Chiesa. Di fronte al fratello che pecca, non si può restare passivi. Siccome non viene menzionato il tipo di peccato, si può comprendere che si faccia riferimento ad ogni tipo di peccato. Il testo auspica così il ricorso all’ammonizione (il verbo impiegato è eléncho), che è un farsi accanto all’altro per riaccendere l’interruttore della sua coscienza. Se un tempo siammoniva il prossimo per evitare la caduta (Lv 19,17), con l’insegnamento di Gesù appare chiaro che in realtà il fine del rimprovero è di guadagnare il fratello. Il verbo kerdáino, guadagnare, che è impiegato solitamente per definire rapporti di tipo economico, indica il riscatto del fratello che ha sbagliato (e nella chiesa primitiva diviene un termine tecnico per indicare la conversione, 1Corinzi 9,19-22). Se il primo tentativo (a quattro occhi) non va in porto, occorre prevederne un secondo, coinvolgendo però questa volta due o tre testimoni per aiutare chi ha sbagliato a prendere coscienza del proprio errore e ad assumersene la responsabilità. Viene così richiamata la prassi giuridica del Primo Testamento che prevedeva che, in un processo, fosse la presenza di due o tre persone ad accertare la verità dell’accaduto (Dt 19,15). Se anche il secondo tentativo fallisce, viene previsto il ricorso a tutti i membri della Chiesa. Il termine ekklesía, che compare qui due volte e che era già apparso nella pericope della confessione di Pietro (Matteo 16,18), designa il popolo convocato da Dio che ora però non è più costituito da un’etnia ben precisa, ma da quanti si pongono alla sequela di Gesù. Se il peccatore non si ravvede nemmeno dopo l’intervento di tutta la comunità, allora sarà necessario un provvedimento ai fini pedagogici: vi sarà dato del pagano o del peccatore, sancendo così con questa espressione l’espulsione dalla comunità. A questa procedura seguono le motivazioni che fondano la prassi della correzione fraterna. Esse toccano una triplice dimensione: ecclesiale (relativa al potere che discepoli hanno, in cielo e in terra, di sciogliere/legare e, in questo caso specifico, di sanzionare/riconciliare), spirituale (la preghiera comunitaria e comunionaleottiene tutto) e cristologica (Gesù abita la comunione ecclesiale). Il potere di sciogliere e legare, facoltà che Gesù aveva concesso pubblicamente a Pietro (Matteo 16,19), ora si estende a tutta la comunità. L’autorità ecclesiastica quindi fa in modo che sia ratificato in cielo ciò che viene deciso sulla terra.
La fecondità della comunione nella preghiera (versetti 19-20) - Il testo rivela una verità sconvolgente: Dio si accorda con quanto decide la Chiesa. Non solo Dio ratifica tutto ciò che viene deciso sulla terra, ma ascolta pure le preghiere dei credenti e concede i suoi doni a coloro che vivono tra loro in “sinfonia” e sanno avanzare a Dio richieste concrete, attraverso la confidenza propria della preghiera. Il verbo Synfonéo del versetto 19 rimanda proprio a un’esperienza di comunione e accordo. Nel versetto 20, poi, Gesù dichiara di farsi presente in mezzo a quanti, sintonizzati tra di loro, si pongono all’ombra del suo nome. In Matteo 18,2 è il bambino che sta in mezzo ai discepoli, ora Gesù dice di sé che sta in mezzo alla sua Chiesa, per beneficarla con i tesori del Padre. Una Chiesa che vive la conversione dell’infanzia spirituale, che testimonia la coerenza, che sa incoraggiare e supportare il cambiamento e la conversione, che sa correggere e sperimentare nella preghiera la “sinfonia” generata da reali vincoli di comunione, diventa il luogo privilegiato della presenza di Dio sulla terra.