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Vangelo dell'Ascensione di domenica 16 maggio 2021

ascensione di Gesu.jpgVangelo di Gesù Cristo secondo Marco 16,14-20

14 Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. 15 Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17 E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. 20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.

Lectio di don Alessio De Stefano

Nella terza apparizione avvertiamo un crescendo nella successione dei quadri: da una persona, a due, agli Undici. Questi “erano a tavola”, particolare presente anche in Lc 24,41-43 sebbene in Marco il Risorto non mangi. Gesù li rimprovera per l’incredulità e la durezza di cuore, per non essersi fidati della parola degli altri. Non è registrata alcuna risposta o reazione dei discepoli. I termini con cui vengono rimproverati, apistía (incredulità) esklerokardía (durezza di cuore), sembrano un po' fuori luogo, perché nel racconto marciano sono indirizzati agli avversari di Gesù. Subito dopo il rimprovero, come se nulla fosse, i discepoli ricevono il mandato missionario. L’incredulità è come subitaneamente superata grazie al mandato del Risorto. Esso si compone di tre elementi: a) l’invio propriamente detto (v.15); b) le conseguenze dell’accoglienza o del rifiuto (v.16) e c) una promessa sui segni che “accompagneranno quelli che credono” (vv.17-18). Il mandato ha, anzitutto un carattere universale (a tutta la creazione). Tutti devono udire “il vangelo”, mentre la fede è condizione essenziale per la salvezza. Chi non crede (alla predicazione) attira su di sé la condanna, nel futuro escatologico. Dunque, qui è dato tutto il risalto possibile all’atto di fede con delle ricadute gravissime sull’avvenire. Il rito del battesimo va di pari passo con la fede, cui si associa la salvezza (cf. Tt 3,5; 1Pt 3,21). Il narratore si rivolge quì a chi ben conosce il significato del battesimo, non avvertendo così la necessità di spiegare un po' di più le implicazioni dello stesso. Su questo si prolunga la logica di tutto il racconto. In modo sorprendente, saranno conferiti dei poteri a quelli che crederanno, con una sorta di trasposizione di prodigi dagli apostoli agli stessi destinatari. Sui poteri si veda At16,16-18, 2,1-11; 28,3-6; 3,1-10, ma ivi sono gli apostoli ad aver ricevuto tali facoltà o a essere beneficiari di qualche miracolo. Mentre ora vediamo una catena ininterrotta tra Gesù, i Dodici e ogni credente, su determinati poteri e segni. Si tratta di questi cinque: scacciare i demoni, parlare lingue nuove, prendere in mano i serpenti, essere immuni dai veleni mortali, guarire i malati. Quelli agli estremi ricordano la doppia attività di Gesù durante il ministero in Galilea (1,34.39) ed anche il potere che conferì ai discepoli nella loro missione iniziale (6,12-13). Il Risorto “fu elevato” in cielo e “sedette alla destra di Dio”. Il primo è un verbo raro, al passivo, che implica un’azione di Dio (cf. Lc 24,51; At 1,9). L’altra espressione sedette alla destra di Dio”, è una ripresa del Sal 110,1 riletto e applicato a Gesù, il figlio di Davide oramai costituito “Signore” attraverso la risurrezione. Viene evidenziata ancora la portata universale della missione degli Undici ed il Signore che “agiva con” loro. La formulazione è, non casualmente, povera e schematica, poiché non si vede né da dove partano né in quale direzione vadano (i discepoli). Così è un mandato che ingloba ogni tempo e ogni spazio. Essi, tuttavia, non saranno soli perché il Signore agirà con loro, in una sorprendente sinergia. Il racconto termina con un cenno alla “Parola” di cui i segni erano una conferma. La fine di tutto è un avvenimento di parola, perché la fede si trasmette da persona a persona senza limiti. E nei discepoli ogni resistenza alla parola di Gesù è accantonata, nella consapevolezza acquisita che quest’ultimo evento (la risurrezione) è un’ulteriore conferma autorevole di tutto il messaggio precedente. In base a ciò, comincia ad aprirsi in essi una comprensione piena dell’identità di Gesù, che resta con loro, anche nella nuova missione in tutto il mondo.

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