Il 10 ottobre nella Basilica di San Pietro in Roma, il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa per l’apertura della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
“Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Ogni evangelizzazione richiede, lo sappiamo bene, di partire dall’incontro con il Signore che avviene nella “frazione del pane” così agli inizi veniva chiamata l’Eucaristia.
Il percorso sinodale che abbiamo iniziato- ha detto il Vescovo Francesco Savino- ieri sera nella Basilica Cattedrale cassanese, in comunione con tutte le chiese diocesane d’Italia, ci richiama a “metterci in ascolto del futuro” perché diventiamo una chiesa sobria, dinamica, estroversa e missionaria, in ascolto di ciò che lo Spirito ci suggerisce senza che nessuno si senta escluso.
"Il Sinodo sia per la Diocesi una nuova Pentecoste", ha proseguito il Vescovo, che ha presieduto una solenne Concelebrazione Eucaristica, aprendo di fatto, il Sinodo, in comunione con tutte le diocesi e arcidiocesi. Tutti insieme siamo chiamati
durante il Sinodo, ad invocare su di esso, una nuova effusione dello Spirito Santo, per dare inizio al cammino da farsi insieme in vista di un rinnovamento – tale è lo scopo – della nostra Chiesa per essere più conforme a Cristo, suo Maestro e Signore.
La crisi dell’uomo e del mondo è crisi di orientamento ripete spesso papa Francesco. Emerge, infatti, un acuto bisogno di significato. Siamo impelagati nella ricerca dei mezzi della sussistenza ed abbiamo smarrito il senso dell’esistenza. Se l’uomo, però, non si chiarifica a riguardo, pur se cresce nelle strutture, rimane un inquieto. Si può dire che è un “povero ricco”.
È insito, infatti, nel cuore dell’uomo un profondo bisogno di definirsi, di sapere donde viene e dove va, perché vive e muore, perché soffre e ama, perché spera e si ritrova continuamente insoddisfatto.
Entrando veramente in Sinodo attraverso le cifre ermeneutiche che il Papa ci propone – Comunione, Partecipazione, Missione – intendiamo recuperare il senso della nostra esistenza e dell’esistenza di cristiani.
Il Sinodo dev’essere per la nostra Chiesa una proposta di verità, di radicalità, di totalità ovvero l’occasione per ritrovare la strada della vita, la vera strada negli impervi sentieri della storia, . Per essere veri, invece, dobbiamo essere attuali; per essere aperti dobbiamo rimanere ancorati a ciò che rimane (cfr. Is 40, 6-8) che è la Parola di Dio.
Il Sinodo, nel nome di Cristo, propone la strada nella sua pista definitiva. L’esperienza umana, secondo la Parola di Dio, nella Bibbia, è definita col termine “cammino”. Con esso la Bibbia più che definire l’esistenza, la presenta. L’uomo biblico, infatti, “cammina”, è un nomade.
Io penso il Sinodo – ha detto mons. Savino – come il cammino nuovo della nostra chiesa per ritornare a confessare la nostra fede in Cristo. I Sinodi della chiesa antica erano soprattutto questo, una grande convocazione liturgica ed eucaristica per confessare la fede pasquale.
E se come chiesa vogliamo instradare il mondo sulle piste di Dio, dobbiamo fare Pasqua – ha ribadito il Presule – convertirci all’uomo nuovo, lasciando dietro tutti i nostri idoli. La vera Chiesa non nasce organizzativamente ma nella vitale esperienza del Cristo risorto e glorificato. Il Sinodo, infatti, è ritornare ad una fede nuova; è lasciare gli idoli delle nostre sicurezze, le tane dei nostri calcoli, l’esilio delle nostre imboscate o per dirla con la forza della parola biblica, abbandonare le nostre non poche prostituzioni, cioè i cedimenti, i compromessi del preteso comodo servizio e a Dio e a mammona (cfr. Lc 16, 13).
Per Savino è necessaria l’elaborazione di una visione pastorale: non c’è mission senza vision – ha ribadito più volte il presule nella fase preparatoria –, ci vuole una strategia e una tattica. Non possiamo andare avanti con metodi scontati, con ritmi di puro contenimento, con procedure di facile conservazione. È necessario mettersi in ascolto – ha evidenziato mons. Savino –, del futuro e per questo il Sinodo è, nella forza dello Spirito, un mettersi in ascolto del futuro, partendo dalla realtà che stiamo vivendo, per non cedere ai soliti paradigmi pastorali: si è fatto sempre così!
Contestualmente – ha concluso il vescovo – auspichiamo ascoltare le aspettative, le aspirazioni, le domande di senso dei nostri contemporanei, soprattutto di quelli che vivono ai margini o non si riconoscono nel mondo ecclesiale. A forza di guardare solo a noi stessi, abbiamo perso una visione ampia del mondo, dei rapporti, del futuro. Vogliamo ascoltare anche le istituzioni, come pure le varie realtà del nostro territorio per conoscerne i problemi e i progetti e vedere insieme come possiamo contribuire al bene comune. Vogliamo infine prestare attenzione ai “segni dei tempi” con spirito profetico per interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in un modo adatto a ciascuna generazione, si possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto.
Il Sinodo non è una parata o come ha detto il Papa “una convention ecclesiale ma un evento di grazia”. È, in fondo, un passaggio di Dio. È un tempo forte per le nostre Chiese, tempo di grazia, tempo favorevole. Deve essere per tutti una conversione. Per restare nel termine del camminare deve essere una sterzata.
Buon cammino sinodale, è l'augurio finale dell'alto prelato bitontino- a tutta la Chiesa di Cassano All’Ionio.
Rocco Gentile
Ufficio per Comunicazioni Sociali- Diocesi di Cassano all'Jonio (Cs)