Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20, 1-10
1 Il primo giorno dei sabati, Maria la Maddalena viene all’alba, mentre era ancora tenebra al sepolcro e guarda la pietra levata dal sepolcro. 2 Corre allora. E viene presso Simon Pietro e presso l’altro discepolo del quale Gesù era amico. E dice loro: “Levarono il Signore dal sepolcro! E non sappiamo dove lo posero. 3 Uscì allora Pietro e l’altro discepolo e vengono al sepolcro. 4 Ora, correvano insieme i due, ma l’altro discepolo corse innanzi più veloce di Pietro 5 e venne per primo al sepolcro, e chinatosi, guarda i lini stesi, tuttavia non entrò. 6 Viene allora anche Simon Pietro, seguendo lui. Ed entrò nel sepolcro. E contempla i lini stesi e 7 il sudario che era sulla sua testa, non con i lini, ma separato, avvolto in un determinato luogo. 8 Allora entrò dunque anche l’altro discepolo che venne per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora capito la Scrittura che bisognava che Lui risorgesse dai morti. 10 Allora se ne andarono di nuovo, ognuno presso di sé, i discepoli.
Lectio di don Alessio De Stefano
L’assenza del corpo, la fede del discepolo amato e il dramma di Maria (vv. lb-13) - Il fatto che sconvolge Maria è la visione del sepolcro senza la pietra posta a sigillarlo. Davanti alla «pietra tolta», senza nemmeno avvicinarsi per vedere all’interno, essa deduce che altri «hanno tolto» il corpo stesso del Signore. Mentre i sinottici usano un verbo specifico, «rotolare», Giovanni usa il verbo airo che ha un significato molto più ampio («prendere, togliere, portar via, sollevare, eliminare») e gli è molto caro. Nel racconto della risurrezione di Lazzaro era già stato usato per indicare il movimento di rimozione della pietra del sepolcro fatto su ordine di Gesù (cf 11,39.41) e anche altrove viene usato per indicare il sollevamento di pietre piccole (cf 8,59). Assume un significato negativo proprio in rapporto a Gesù quando esprime l’intenzione dei Giudei di eliminarlo facendolo condannare a morte (cf 19,15; 10,18).
«Togliere», però, è anche ciò che Gesù fa in rapporto al peccato (cf 1,29); è il gesto che dovrebbe liberare il tempio da ogni profanazione (cf 2,16); è il gesto del paralitico di sollevare il proprio lettuccio, segno del recupero totale della mobilità (cf 5,8-12). La pietra tolta, dunque, potrebbe significare estrema perdita (persino il cadavere di Gesù è stato sottratto al saluto e al pianto dei suoi cari) o estrema liberazione (il Signore è libero dalla morte). Il segno è ambiguo e l’interpretazione data dalla Maddalena a Pietro e al discepolo amato va nella prima direzione. Maria, dunque, considera Gesù morto come oggetto passivo della manipolazione altrui! Al contempo, però, il narratore suggerisce al lettore che il Kyrios non può essere oggetto passivo dei gesti di morte altrui. La sua vita non può essere «tolta»: è donata per essere ripresa (cf 10,18). Sul piano dell’azione, comunque, il problema che la Maddalena pone implicitamente ai due discepoli è quello del recupero del cadavere di Gesù (cf v. 15).
Il «non sapere dove» sia fa riapparire il tema giovanneo del «dove» di Gesù, che contrassegna dal suo inizio anche la storia discepolare (cf 1,38), e al contempo quello della sua ambiguità. Gesù è sempre (ri)cercato e spesso si nasconde: solo se e quando vuole può essere trovato.
La reazione dei due discepoli - l’uno scomparso dalla scena dopo il rinnegamento di Gesù fatto prigioniero (cf 18,15-18.25-27), l’altro presente insieme alla Maddalena presso la croce (cf 19,25-27) - ripete il gesto iniziale della donna: «andare al sepolcro».
Se la donna aveva corso per riferire della tomba aperta, i due «corrono» per constatare il fatto (cf Lc 24,12.24). Per il momento Pietro «segue» l’amato e «i due insieme» corrono al sepolcro costituendo, insieme, una valida testimonianza al maschile del fatto della tomba vuota (cf Dt 17,6; 19,15; Gv 8, 17). All’amato, il narratore lascia il primato temporale nella corsa e nella constatazione della situazione del sepolcro dall’esterno. A Pietro, invece, riserva il primo posto nell’osservazione al dettaglio della situazione all’interno e della precisa disposizione dei teli funerari ormai svuotati del cadavere (vv. 6-7), per poi associare alla sua anche la visione del discepolo amato (v. 8). I teli funerari con i quali il corpo di Gesù era stato legato e avvolto per la sepoltura sono visti poggiati e piatti, come svuotati del loro contenuto, sulla pietra dove era stato deposto il cadavere; il sudario posto sul capo si trova, invece, avvolto a parte rispetto agli altri panni. L’insistenza accurata sui dettagli esprime l’intenzione del narratore di comunicare come ai discepoli dovesse apparire chiaro, dalla posizione e conformazione dei teli, che il cadavere di Gesù non era stato spogliato e trafugato come temeva Maria. Per questo, del discepolo amato l’evangelista afferma che «vide e credette» (v. 8). A differenza di Maria, nell’ambiguità dei segni fisici l’amato trova l’input che gli basta per dar libero corso alla sua attesa e alla sua speranza. Bende e sudario privi del corpo sono un segno che stimola fiducia e gli fa presentire una vittoria del Maestro che ben si correla all’esperienza della sua presenza amante fatta prima della morte. Il discepolo amato vede indizi che gli fanno presentire un accadimento di vita che stimola fiducia anche se tale accadimento «non» ha «ancora» una configurazione esperienziale e parola adeguata ad esprimerlo (la risurrezione dai morti): «non avevano ancora capito la Scrittura...». Un input, così, è lanciato anche al lettore riguardo al modo in cui può e deve disporsi ad interagire con la testimonianza del narratore sui «segni» di Gesù per vivere, a sua volta, la relazione fluida e piena con lui: al Signore, anche se non ancora visto, egli può ed è invitato a dare il suo credito di fiducia. I segni raccontati potranno fargli da base sufficiente per l’incontro personale con lui vivente e risuscitato dai morti (cf vv. 30-31).