Quando decidi di scrivere un libro, ti chiedono sempre "Perché hai scelto questo argomento?". Ci sono probabilmente infiniti modi di rispondere, ma il mio, soprattutto nel caso di Teodora, è questo: perché era una bella storia.
Quella di Teodora è una bella storia. Una di quelle che funzionano sempre. Se vogliamo è la vecchia sana favola di Cenerentola in versione un po' più hard. Si potrebbe dire che di Cenerentola la storia di Teodora è un po' l'archetipo (non è solo una battuta: una delle teorie sulla nascita della fiaba di Cenerentola è davvero che si ispirasse alle modalità con cui gli imperatori bizantini si sceglievano le mogli: organizzavano dei concorsi di bellezza, e spesso una delle prove era calzare una scarpina!).
Comunque Teodora è, come Cenerentola, una ragazza di famiglia assai povera, per non dire miserrima, ben più che quella della Cenerentola della fiaba, che è pur sempre figlia di un ricco mercante. Solo che nella realtà e nella Costantinopoli del VI secolo una ragazzina nata da una famiglia di guardiani del Circo e rimasta orfana di padre praticamente alla nascita è improbabile che possa diventare adulta conservandosi pura e casta. Di fatti la nostra Teodora, ancora bambina, fu messa al lavoro come comparsa in scena, visto che la sorella maggiore, Comitò, faceva l'attrice.
No, non immaginatevi la compagnia di Eleonora Duse. Gli attori a Costantinopoli erano compagnie di sgallettati, e le attrici erano ballerine e fantasiste che spesso in scena più che recitare copioni si dimenavano mezze nude e rispondevano ai salaci lazzi del pubblico. Diciamo che nei teatri romani andavano in scena delle puntate di Drive In scollacciate e volgarotte, in cui il pubblico fischiava le protagoniste e poi, appena scendevano dal palco, contrattava con loro per portarsele a casa per una serata piccante.
Teodora era questa. Intelligente, furba, di certo con un gran fiuto, nel senso che in poco tempo e spogliandosi nei teatri giusti arriva ad essere una vera diva, e davanti alla porta ha la fila di ricchi che vogliono invitarla la sera all'equivalente di una cena elegante ad Arcore. Potremmo dire che Teodora è una Minetti che ce l'ha fatta.
Ma la storia di questa bella fanciulla spregiudicata non è solo questa. Perché interseca, un po' per caso o un po' per scelta, quella di altri grandi personaggi dell'epoca e vive eventi determinanti.
Alla fine del V e all'inizio del VI secolo tutto sta cambiando. In Occidente Teodorico ha creato il suo regno romano barbarico e l'impero romano è collassato. In Oriente però non sono presi meglio, perché l'impero è ancora in piedi, sì, ma barcolla, fra rivolte religiose, attacchi di Persiani e congiure di Palazzo.
C'è un imperatore, Anastasio, intelligente e spregiudicato, ma che si è infognato in una lotta religiosa perché è monofisita (cioè crede che Cristo abbia solo la natura divina) e quindi è in rotta di collisione con i cattolici capeggiati dal Papa di Roma, che invece credono che Cristo di nature ne abbia due. C'è una città che è peggio di una enorme polveriera, in cui tutti discutono di teologia manco fossero sempre connessi su Facebook, con la differenza che i flame lì si trasformano in rivolte dove la gente viene ammazzata per strada, e gli imperatori assediati nel Palazzo.
C'è un giovane uomo, Giustiniano, ambizioso, dal carattere ombroso, intelligente e frustrato, perché intuisce di essere destinato a grandi cose, ma non sa ancora quali. Ci sono generali Goti ribelli e altri, sempre Goti, fedelissimi all'impero, e nobildonne romane di stirpe imperiale che non riescono a diventare imperatrici, e oh, se macinano invidia!
Ecco, la storia di Teodora è questa. È per questo che ho voluto scrivere. Perché non è solo la storia di una donna, per quanto eccezionale, ma di una città e di un mondo. Che è vario, complesso, divertente e spesso assai diverso da come ci è stato raccontato finora. Perché i Bizantini, credetemi, erano tutto tranne che ingessati e formali. Erano una civiltà di gente ambiziosa, ma anche vivacissima, eredi in pieno di quei Romani che avevano creato un formidabile impero.
Per cui ecco, La mia Teodora, la figlia del Circo sarà il racconto di tutto ciò. Di una città bizzarra e vivace in un periodo storico che era un gran caos. Ma come si dice, se grande la confusione sotto il sole, la situazione è ottima.
E certo la migliore, per chi deve ambientarci un romanzo.
Mariangela Galatea Vaglio