Ho udito il suono
Triste, grave, penetrante
Di un flauto di Pan.
La musica mi portava
Su, su in un cielo sconfinato.
L’aria tersa, pura che riempiva,
Dilatava i polmoni, alleggeriva
La mia testa sempre oppressa.
Le aquile maestose, volavano
Stridenti, urlavano verso il sole,
Le ali spiegate, ferme, planavano
Piano con orbite larghe, circolare.
Nel cielo si udiva soffiare il vento
Calmo, sul petto di Poiane e Falchi
Che roteavano lenti solitari
In cerca di prede da afferrare.
Somme montagne eternamente innevate,
Laghi chiari, d’azzurro puro come cristalli.
Distese enormi di faggi, abeti, frassini
Alberi secolari dagli enormi, grandi tronchi,
Alberi morti le braccia distese verso l’alto
In una preghiera che sa di magia arcana.
Piane innevate con orme di lupi, orsi,
daini, cervi, volpi, altri piccoli animali di bosco.
Volevo anch’io aprire le braccia,
Volare, planare continuo,dolcemente
Nell’azzurro senza ostacoli e limiti.
Alzarmi in volo verso l’alto, sempre più su.
Mentre il suono di Pan si prolungava
Come nenia dolorosa, nostalgica e triste
Per un passato remoto, antico della natura
Lontanissimo nel tempo arcaico
Quando tutto era silenzio, pace, libertà, armonie deliziose.
Solitario nella notte s’udiva l’ululato dei lupi.
Prorompeva Eroica la lotta dell’uomo primitivo,
Per la vita contro le feroci bestie enormi,
Il gelo delle notti sotto il cielo stellato,
Le grandi piogge, le nevi bianche immacolate
I tuoni paurosi,Le saette folgoranti,
Gli improvvisi lampi di luci che illuminavano
Ogni antro facendo apparire i fantasmi delle sue paure.
Volevo volare.Volevo volare lontano.Lontano
Così come mi spingeva il suono lamentoso
Dove rubarein un attimo la bellezza, la pace, vivere libero
La ricchezza del cosmo, la primitiva purezza
Dell’uomo ignudo da odio, rancori, perfidie
Volevo vivere incontri felici accanto a donne bellissime
dee immortale, dal cuor tenero, dolce nelle parole,
Dagli occhi turchini saettanti come brillanti, diamanti, pietre preziose
Volevo struggermi l’animo in amori eterni senza pene
Splendenti nel giallo del sole, tra l’azzurro più alto
Lontano, tanto lontano dal mondo piccolo, nero
In solitarie essenze d’amore,emozioni di solo amore.
Mentre le note di carezzevole di Pansi liberavano,
Ci cullavano in un sogno oraimpossibile,
Il ricordo dell’alba delle meraviglie recondite
Il ritorno all’ aprico mondo della natura pura.
In una simbiosi con quel primo fiat della creazione
Privo della turbinosa melma ove ora gira lenta
La terra con i suoi errori, le menzogne. Le ruberie
Gli odi, le terrificanti uccisioni di uomini, donne
Bambini inermi di fronte a cataclismi ciclopici
Esplosioni di armi, bombe, le atomiche che silenti
Annullano il creato del quale gli uomini si beavano
Sovrani incontrastati su fiori, piante. Uccelli, fiere e pesci.
Michele Miani