Da un comunicato diffuso e pubblicato su diversi giornali e siti web apprendiamo che Lunedì prossimo 29 Aprile verrà presentato a Castrovillari il libro di Ferdinando PERRI dal titolo "Pietro Buffone, sindaco di Rogliano e uomo di governo". L'importante uomo politico calabrese della Democrazia Cristiana ha avuto un ruolo preminente nella politica calabrese e italiana del dopoguerra. Il libro è uscito già da qualche mese e la nostra redazione ne era già in possesso da tempo. Poichè ho vissuto una parte della mia infanzia a Rogliano, dove mio padre prestava servizio da carabiniere, ho conosciuto Pierino Buffone, come veniva simpaticamente chiamato dai suoi compaesani, perché amico della mia famiglia, nei tempi in cui quel promettente giovane era ancora agli inzi di quella che divenne una brillante e impegnata carriera politica. Il libro è corredato da diverse testimonianze tra le quali quella del nostro amico e concittadino Giuseppe Aloise che lo ha conosciuto nel periodo di massimo impegno e credo di fare cosa gradita ai nostri fedeli webnauti nel pubblicarla sul nostro sito. BUONA LETTURA. (A.M.Cavallaro)
Era il 1958. Io ero giovane studente liceale ma coltivavo sin d’allora un interesse particolare per la politica. Ero coinvolto già da ragazzo nelle competizioni amministrative con una partecipazione emotiva ed appassionata.
Vivevo, come ancora vivo, in una frazione di Cassano, Lauropoli ove era particolarmente accentuato il desiderio di autonomia rispetto a Cassano. Il mio paese di circa 3.000 abitanti registrava una forte presenza di braccianti agricoli e di coltivatori diretti (piccoli proprietari di fazzoletti di terra, affittuari).
Accanto alle sezioni di Partito (DC, PSI,PCI) vi era un centro vitale di interessi organizzati : la sezione della Coldiretti che, fra l’altro, era in linea con le aspirazioni autonomiste dei cittadini di Lauropoli. Di qui la mia particolare simpatia per questa organizzazione. Ricordo con nitidezza che il responsabile della Sezione, un coltivatore diretto capace di un forte collegamento popolare, aveva come punto di riferimento due miti: Paolo Bonomi, Segretario nazione della Coldiretti e l’onorevole Pierino Buffone, parlamentare in carica da pochi anni ma già abbastanza noto per le sue battaglie a fianco dei lavoratori della terra ed il suo impegno come dirigente delle leghe bianche.
La sezione Coldiretti era ospitata in un locale posto sulla via centrale di Lauropoli sicché era inevitabile un contatto frequente con il responsabile locale che illustrava con passione e competenza gli sforzi dell’on/le Buffone non solo in favore del mondo del lavoro ma anche per il miglioramento delle condizioni di vita nelle nostre contrade rurali e per lo sviluppo complessivo della nostra regione.
Ricordo la particolare insistenza con la quale il responsabile locale sottolineasse l’impegno di Pierino Buffone, all’interno della DC, per il perseguimento di alcuni obiettivi fondamentali per la protezione assicurativa e previdenziale dei coltivatori diretti: l’estensione dell’assistenza malattia e l’estensione dell’assicurazione per invalidità e vecchiaia.
L’onorevole Buffone, infatti, fu tra i firmatari delle due proposte di legge che si tradussero in un intervento rivoluzionario in favore dei coltivatori diretti.
Con l’avvio della campagna elettorale del 1958 per il rinnovo del parlamento la Dc organizzò un pubblico comizio dell’on/le Buffone.
Per la prima volta da ragazzo ebbi la possibilità di incontrare da vicino il personaggio mitizzato da alcuni suoi sostenitori. Tenne in piazza un pubblico comizio, affollatissimo e partecipato con entusiasmo da parte dei militanti e degli elettori dello scudocrociato.
I comizi, allora, erano un strumento decisivo per realizzare e rafforzare il collegamento con la base elettorale: il consenso elettorale molto spesso era favorito dalla qualità del contatto con gli elettori.
Pierino Buffone, non aveva dietro di sé mezzi e strumenti di potere di tipo “clientelare” , contava su stesso , sulla sua innata disponibilità ad intrecciare relazioni personali, mai usurate dal tempo, e sulla sua capacità di farsi interprete dei bisogni dell’elettorato calabrese e di trasferirli con autorevolezza all’interno delle Istituzioni (le aule parlamentari o il governo) .
Quando ascoltai il discorso in Piazza, rimasi colpito dall’oratoria di Pierino Buffone: una piazza affollata quasi incantata dal tono della sua voce che alternava toni decisi , impegnati e abbastanza discorsivi sulle tematiche politiche generali con toni accattivanti talvolta espressi in un linguaggio dialettale per parlare al cuore ed al sentimento della gente più umile che era la maggioranza dell’uditorio.
Il tasso di scolarità nel mio paese, come allora accadeva, era molto basso: i discorsi aulici erano delle astrattezze destinati a scorrere come acqua sui vetri. Pierino Buffone sapeva, invece, parlare alla gente suscitando simpatia e partecipazione perché non scadeva mai nelle banalità ma sapeva coniugare il rigore logico della proposizione politica e della proposta programmatica con toni ed atteggiamenti che suscitavano sempre interesse , riflessione e simpatia.
Mi colpì ancora un tratto distintivo della sua personalità: gli altri candidati, deputati uscenti, erano gli “onorevoli”; Pietro Buffone era non solo l’onorevole ma era soprattutto Pierino Buffone che era la cifra di una personalità preparata, impegnata e rispettabile ma che sapeva essere uno tra la gente e della gente.
Quando il mio impegno politico mi portò a frequentare la DC a livello provinciale ogni qualvolta lo incontravo non mi separavo da quel ricordo e da quella prima impressione che veniva confermata dalla sua autentica disponibilità ad accoglierti sempre con un sorriso e con una delle sue espressioni affettuose che trasmettevano all’esterno la sua sensibilità ed il senso profondo dell’amicizia che lo contraddistinguevano.
Pierino Buffone era un autentico popolare non solo nell’accezione politica del termine ma anche nel significato più autentico e profondo del “popolarismo” vissuto come stile di vita.
La DC degli anni 50/60 – si diceva – era un partito interclassista, capace di operare una sintesi virtuosa fra i bisogni che emergevano all’interno della società italiana nel solco dei principi e dei valori tracciati dalla dottrina sociale della Chiesa.
La società italiana – come sottolineò Guido Gonella, Segretario Nazionale della DC agli inizi degli anni 50 – “ è distribuita su quattro piani: la miseria dei senza lavoro, la povertà dei lavoratori manuali e del ceto medio, il benessere della proprietà, il lusso e lo sperpero della ricchezza privilegiata”.
Pierino Buffone, autentico interprete del solidarismo interclassista, nel suo impegno politico, in un tempo caratterizzato da uno scontro profondo con il PCI, si pose sempre in difesa dei diritti e dei bisogni dei primi due piani della società italiana, quelli, appunto, della miseria dei senza lavoro e della povertà dei lavoratori manuali e del ceto medio.
Per questa sua innata propensione e per questa convinta scelta politica i ceti più umili e disagiati della società calabrese e cosentina in particolare Lo sentivano come uno di loro, attratti anche dal suo profondo rigore morale e dall’assoluta trasparenza dei suoi comportamenti mai sfiorati da ombre o da dubbi sulla sua condotta morale.
Il suo impegno parlamentare continuò fino al 1976 quando decise autonomamente di non ricandidarsi nonostante la vasta messe di consensi che lo accompagnavano nelle tornate elettorali.
Decisione, piuttosto rara, che inevitabilmente ne rafforzò la stima ed il rispetto di quanti lo avevano sostenuto e dell’intero popolo DC.
Accanto all’impegno parlamentare non credo possa essere sottovalutato un altro aspetto significativo della sua personalità e della sua concezione alta della politica: l’impegno all’interno delle istituzioni locali. Il radicamento nella sua città natale lo induce a reggere per molti anni le sorti del Comune di Rogliano.
Si è già detto che Pierino Buffone fu un’autentica espressione del popolarismo politico. La matrice del popolarismo va ricercata nell’esaltazione del ruolo delle autonomie e delle singole comunità nel solco di una profonda ispirazione religiosa.
Il popolarismo dell’On.le Buffone non poteva non tradursi anche nel servizio offerto alla comunità locale nella quale era chiamato a vivere e ad operare. La gestione amministrativa non era un peso né la ricerca di uno strumento di potere locale ma era il tratto caratterizzante di chi viveva nei fatti e nei comportamenti l’ispirazione sturziana.
E così può dirsi dell’assunzione diretta della responsabilità della guida della Federazione dei Coltivatori Diretti e del Consorzio Agrario perché Pierino Buffone era convinto che il pluralismo della concezione politica democratica non poteva esaurirsi nel pluralismo delle tradizionali istituzioni politiche ma viveva e si esaltava con il rafforzamento dei cosiddetti corpi intermedi.
La sua biografia politica va, perciò, letta ed interpretata come coerente , giammai opaca, traduzione nel concreto della sua concezione del popolarismo solidaristico.
Ed ancora, In un momento di difficoltà per la DC cosentina per il rinnovo del Consiglio Comunale mostrò ancora una volta i tratti della sua generosità e della dedizione al partito accettando di capeggiare la lista dello scudocrociato, di cui divenne anche Segretario Provinciale.
Mi sia consentito un ultimo ricordo di un dialogo oratorio che Pierino Buffone intrattenne con Riccardo Misasi in occasione dell’ultimo congresso della DC, vivace e partecipato come tutti i congressi provinciali, anche se cominciavano già a percepirsi i segni dello sgretolamento del Partito che era stato al centro del sistema politico del nostro paese.
Pierino Buffone, richiamando Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, disse rivolgendosi a Misasi che era l’interlocutore privilegiato in una discussione molto impegnata: “Caro Riccardo, noi fummo leoni, dopo di noi verranno le iene e gli sciacalli”.
La profezia sul futuro forse non fu esagerata. Ma, certamente, Pierino Buffone è stato un autentico leone!!!
Giuseppe Aloise