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"E' Colpa del Nord" scritto da un "sudista" che tifa nord

Nord e sud.jpgSul noto social “facebook” mi è capitata sott’occhio la promozione del libro “E’ Colpa del Nord”dell’avvocato messinese Tanio ROMANO (guarda caso un meridionale) col quale s’intende sconfessare punto per punto quelle che lui considera “falsita” (o fake news), che hanno avuto grande diffusione coi libri di Pino APRILE ed altri autori, e che costituiscono la bandiera dei gruppi “neo-borbonici”

I neo-borbonici o i cultori del fu regno borbonico non mi sono mai piaciuti, oggi li possiamo considerare alla stregua di certi “nostalgici” che, però, non avendo vissuto i tempi di cui sono strenui difensori, non sempre sono credibili.

Che i Savoja abbiano approfittato in tutti i sensi proprio dell'inadeguatezza dello stato napoletano è fuor di dubbio, un po’ di disorganizzazione almeno nel campo militare c’era e come, lo spirito di corpo e l’amor patrio erano quasi inesistenti essendo l’esercito formato quasi interamente da mercenari e da generali prezzolati e corruttibili (non tutti a onor del vero).

Sicuramente, però, Napoli non aveva uguali in Italia sotto il profilo culturale, chissà perché non ci fu letterato di fama internazionale che non andò nella bella città partenopea attratto non solo dalla bellezza paesaggistica, ma anche dall’alto livello culturale che vi si respirava. Certo non nel classi subalterne, che comunque avevano una loro cultura popolare che si è andata riscoprendo negli ultimi anni; ma perché a Milano, a Torino ecc ecc la cultura non era appannaggio delle classi più elevate?

Si stava meglio al Sud o al Nord?

Beh basta andare a vedere i numeri degli emigrati nelle Americhe. L'emigrazione dei settentrionali cominciò già nel 1820, nel Sud nel 1880 circa, forse c’erano più fame e disagi in Veneto e Lombardia, al Sud si cominciò ad emigrare, guarda caso, dopo la bella e decantata UNITA’.

L'avete visto il film l'albero degli zoccoli? No? Andate a vederlo e capirete come si viveva in Padania. Al sud non si stava da Dio, ma non si moriva di fame, perché molte terre demaniali erano concesse gratuitamente ai contadini per la loro "sopravvivenza"; si, è virgolettato non a caso. Che le industrie del ferro in Calabria sono state smantellate dopo la cosiddetta "unità" e trasferite a Terni. ecc ecc ecc. sono balle anche queste? Personalmente penso che se lo Stato delle Due Sicilie fosse rimasto integro e non annesso al Piemonte con quella barzelletta di Re, non ci sarebbe stata alcuna "questione Meridionale", noi saremmo diventati probabilmente repubblica per volere solo nostro e avremmo comunque avuto i progressi che hanno avuto tutti gli stati europei, avremmo una nostra dignità di popolo e, chissà, forse avremmo meno organizzazioni criminali. Certamente mi sarebbe piaciuto nascere in uno stato autonomo del Sud. Avremmo le nostre fabbriche, una moneta nostra e la possibilità di scegliere come difendere le nostre peculiarità agricole e industriali. Ora siamo costretti ad acquistare circa il 70% di ciò che ci serve al Nord, prodotto spesso con mano d'opera meridionale o comunque d'origine meridionale. Operai che talvolta si vergognano del loro nome che "puzza" di SUD.

Ho vissuto molti anni all'estero insieme ad italiani di ogni dove e l'ignoranza che aleggiava fra i “fratelli d’Italia” era equamente spalmata su ogni regione di provenienza. Nessuno si permetteva di chiamare un meridionale "terrone", parola mai sentita, altrettanto succedeva nei confronti dei settentrionali, anche parole del tipo "polentone" o similia non erano pronunciate e se succedeva era per scherzare, mai per offendere. Come siamo arrivati a questa situazione d’intolleranza nei nostri confronti? Domandatevelo, la risposta non deve essere suggerita, ognuno la può facilmente trovare a seconda della propria cultura, della propria esperienza, della propria capacità di discernimento. Sicuramente anche l’avvocato di Messina ne ha trovato una sua.

Anche il titolo del libro di Tanio Romano “E’ colpa del Nord” è tendenzioso, tanto quanto “Terroni” di Pino Aprile. Sull’autore scarne sono le notizie sul web, mi piacerebbe conoscere meglio un po’ della sua biografia, per poter esprimere un parere anche su quel che scrive, prima di leggere le sue “cose”. E’ chiaro che spera di avere lo stesso successo dei libri di Aprile, su questo non ci sono dubbi, personalmente non gli darò una mano, anche se, devo ammetterlo, già il fatto di scriverne è un modo di stimolare la curiosità dei possibili lettori. Come diceva Oscar Wilde Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli”.

Chissà se il nostro abbia mai letto qualcosa di Vincenzo Padula (purtroppo non sono molte le opere pubblicate, tanti suoi manoscritti giacciono ad Acri nella biblioteca a lui dedicata) forse avrebbe potuto capire qualcosina in più su come si viveva in Calabria prima e dopo l’unità. Non credo che leggerà mai queste mie brevi considerazioni, ma è probabile che Padula non l’abbia mai sentito nominare; eppure è stato insegnante di retorica del giovane studente Francesco De Santis, a Napoli; fu un fervente propugnatore dell’unità d’Italia, ma se ne dovette amaramente pentire quando il governo sabaudo prese in mano le redini dell’intera nazione, chissà forse fu colpa del nord.

I Borboni in qualità di regnanti non erano né meglio, né peggio di tutti gli altri monarchi europei, si impiccavano i rivoluzionari dappertutto da Napoli a Torino, da Roma a Vienna.

Qualcuno dice che ormai siamo tutti italiani e che dobbiamo in qualche modo andare avanti tutti insieme, mi sta bene, allora non fomentiamo questi odi divulgando mezze verità o addirittura favole completamente inventate a Nord come a Sud.

Nella mia ultratrentennale attività come accompagnatore, guida e organizzatore di tours nel mezzogiorno, ne ho sentite talmente tante di fregnacce, spesso offensive, sul meridione da parte di settentrionali in visita da noi, che ormai ho fatto il callo, quindi non mi tangono più neanche le eventuali “verità” del sig. avv. Tanio Romano.

Antonio Michele Cavallaro

Né avvocato, né scrittore, né giornalista

Solo libero pensatore a “gratis”

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