«Salve, Oblomov», rispose il brillante giovanotto andando verso di lui.
«Non si avvicini, non si avvicini: mi porta il freddo di fuori!», disse Oblomov.
«Oh, viziato, sibarita!», esclamò Volkov cercando con gli occhi un posto dove posare il cappello…
Questa frase è contenuta nel romanzo “Oblomov” dello scrittore russo Ivan Aleksandrovič Gončarov , (Simbirsk, 18 giugno 1812 – San Pietroburgo, 27 settembre 1891). Di lui sappiamo che“tutta la sua opera si accentra nei tre romanzi che ritraggono realisticamente quegli aspetti della vita russa che egli aveva direttamente conosciuti e vissuti, Obyknovennaja istorija , Oblomov e Obryv. Nel primo romanzo il protagonista Aduev, passato dalla provincia natia a Pietroburgo, abbandona via via tutte le aspirazioni idealistiche, letterarie e sentimentali, per adagiarsi nel placido alveo della vita "comune", rappresentata dalla carriera burocratica e da un matrimonio d'interesse. Meno comune, ma più profondamente radicata nella vita russa dei tempi, è la storia di Oblomov, il proprietario campagnolo che né il soggiorno a Pietroburgo, né le esortazioni dell'amico Stolz (figlio di un tedesco), né la prospettiva di un matrimonio d'amore scuotono dalla sua apatica indolenza. Nell’ Obryv Gončarov, cerca di cogliere e dar rilievo anche alle qualità più positive della nuova generazione; ma vi riesce solo in parte, sicché, rasentando una tendenziosità artificiosa, il romanzo, che pur continua i grandi pregi stilistici degli altri due, ne risulta inferiore.”
Vi chiederete perché ricordo questo romanziere in particolare? Intanto vi confesso che amo visceralmente un po’ tutta la letteratura russa da Puskin (mio preferito) a Tolstoj, da Dostoyevsky a Gogol, da Bulgakov a Pasternak per giungere fino a , appunto a Goncarov e infine a Nabokov e tanti altri. Come accennavo pocanzi nelle note riguardanti Gončarov, uno dei suoi romanzi migliori è OBLOMOV, un personaggio di una inveterata indolenza, tanto da farlo definire “viziato sibarita” , come citavo all’inizio. Noi sibariti autentici, nel senso che viviamo nella SIBARI di oggi, che non è solo il piccolo villaggio frazione del comune di Cassano Jonio, ma tutto il comprensorio, tant’è che tutti gli abitanti dei comuni ricadenti nell’area sibarita, quando si trovano in terre lontane, per far capire all’interlocutore da dove provengono pronunciano la parolina magica che subito fa intuire la provenienza: SIBARI.
Ma sibarita non significa certo essere infingardo, crapulone, indolente e fannullone, tutt’altro, tante sono le virtù dei nostri concittadini, se fossero indirizzate con maggiore intuito imprenditoriale potrebbero veramente emulare gli antichi abitatori di questa terra che furono famosi non solo per saper godere degli agi, ma anche per aver saputo creare una potenza commerciale, finanziaria e politica che non ha avuto uguali al tempo della sua grandezza (XIII-XVI sec.a.C.). Purtroppo delle loro tante attitudini vengono ricordate sempre quelle più torbide e lo dimostra anche Gončarov che paragona il suo personaggio in modo poco lusinghiero ad un sibarita.
Tagliamo corto, mi sono dilungato troppo nei miei voli di fantasia, in effetti tutto il mio dire serve a consigliare la lettura (a chi non l’ha già fatto) del romanzo OBLAMOV del mio “amico” Ivan Aleksandrovič Gončarov. E che c’è di meglio di una buona lettura in questi giorni di forzato “riposo”? Tra l’altro non dovete neanche sforzarvi a cercare il libro, perché ve lo offro in allegato a questa mia lunga e forse noiosa nota, in formato PDF, potete leggerlo direttamente sul vostro supporto elettronico o scaricarlo e stamparlo.
BUONA LETTURA, in questi giorni siamo tutti SIBARITI.