Io sono da Cassano,
Ovvero vengo da Cassano,
Perché sono nato in Cassano.
Un paese che sembra strano
Sparso sul fronte di un collina,
Fatto di pietre dure, forti,
Siano esse ciottoli di strada,
O rocce che l’accerchiano.
Case povere in ogni vicolo
Fatte con cose povere.
Case che sembrano reggie
Con pergolati sui frontali,
Archi, cupolini e fumaioli
Lavorati tutti ad arte
Da amanti artigiani, rusticani
Tutta gente di Cassano.
Rustiche all’apparenza sono le chiese
Decorate da pitture, decori fini,
Vetrate colorate di santi e madonne,
Di statue lignee e gessi bianchi colorati.
Di pregio, bella di volto è l’addolorata,
Da tutti pregata, supplicata, cantata, adorata.
Di ogni strada conosco le pietre,
Le svolte, i muri, le case piccole o grandi.
I portoni, le piccole porte, le finestre
Con forma a bifora con vetri e fiori,
Quelle senza vetri su una stanza sola.
Di ogni angolo risento il sapore del vento
Che soffia l’aria che vien dalla piana,
Scende precipitosa dai monti lontani.
Di ogni vicolo vi riconosco gli odori
Che fuoriescono deliziosi ed invitanti
Dalle case antiche in mattoni rossi
D’argilla pigiata a mano nelle forme,
Cotti nelle fornaci ai fianchi dei calanchi.
Ancora oggi,quando vi cammino, vado a naso
Indirizzandomi dai profumi, dagli odori,
Dai muschi, umidi abbarbicati sui muri
Che la coprono verdi nelle zone d’ombra.
Giro come un cane che va a caccia di selvaggina
Che libera il naso all’aria di campagna.
La storia della fanciullezza mia,
Racconta le tappe annuali delle feste,
Dei drammi cassanesi, dei litigi,
Di tutti i fatti agresti e duri giornalieri,
Dei sponsali con ricche code di invitati.
Ricordo i canti delle belle donne, annerite al sole
Dagli occhi neri profondi e dai lucenti capelli corvini,
Dai seni grandi che empivano ballando il petto,
Sparse dal vento, nei tempi delle raccolte,
Per le strade bianche delle campagne.
Quei canti sapevano di grano, uva, olivi, rabbia, amore
dispetti, ingiurie, pungoli vocianti, risa gioiose
se vicino v’era l’uomo amato, sognato, aspettato.
Quando l’età più dolce e libero, ero prigioniero
Del canto che ascoltavo lungo il fianco dell’Eiano
I rumorosi suoni magistrali ascoltati per lunghe ore,
L’acqua li suonava tra uno sciacquettio su una roccia,
Lo sbattere veloce su dei tronchi morti,
Il radere le sponde, calare spruzzando gocce
Da cascate e picchi di rocce a fronte d’acqua,
Trillando armonie indescrivibili,
Remote lontane, remote nel tempo passato,
Ritmi di questo o quel musico-paroliere che guidava
Il coro dei gruppi di cantori nelle sere di luna piena,
Pastori che andavano richiamando a voci,
Zufolando per le montagne, il gregge, dirigendolo
Verso i prati ricchi d’erbe sempre verdi,
I rivi, i ruscelli, i fiumi, le fiumare che precipitose
Scorrono dalle vicine montagne, tra pianori,
Cascate e canyons profondi tortuosi
Con rumori che sembran musiche continue
Nenie di secoli addormentatrici degli Orfei nostrani.
Andai lontano come pellegrino viandante , nudo,
Senza benedizione, senza bordone possente,
Senza bisaccia, né zucca per bere, cappello per le piogge,
Alla ricerca di un lido cortese, di una ragione,
Di una vita apparentemente più giusta meno dura,
con i miei perché, tanti anche per la mia età
per trovare il mio io che sino allora
Era troppo nascosto, troppo rappreso dal caso.
Lasciai in un mattino nebbioso Cassano
Che restò nel mio capo con ricordi precisi,
Memorie di cose scoperte, accertate, accettate.
Memorie di gioie, felicità, libertà, foto ricordi
Negli occhi, stampate nella mente.
Rimembranze che non volatilizzano mai
Prigioniere nelle gabbie della testa mia.
Ora l’Eiano scorre a valle, nella piana
Il suo andare e greve, basse armonie
L’accompagnano verso altre acque.
Raggiungerà senza sforzi,con voce monotòna
Il mare tranquillo largo, dimentico dei tuffi,
Degli scrosci forti con cui spruzzava
Nell’aria dolce di Cassano la sua acqua.
Seguo le sue irriconoscibili gocce ancora per il mare,
Lasciando dappertutto il suo ricordo,
Quello del mio Cassano, cedendo il passo
Lemme, lemme al tempo che veloce
Non si ferma mai.
Io finalmente stanco, solo, sosterò,
Tranquillo senza più voli della fantasia.
Qualche fiore della mia terra mi terrà compagnia.
Vivrò eterno, come il tempo, con Cassano mia,
Sarò per sempre il suo amoroso cantore.
Michele Miani